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DAGOREPORT – QUANDO IL NOVELLO SEGRETARIO GENERALE DELLA NATO, MARK RUTTE, DICE: “CONTINUEREMO A ESSERE A FIANCO DELL’UCRAINA”, LO SA CHE IL PRIMO ''AZIONISTA'' DELLA NATO DA GENNAIO SARÀ TRUMP? - E TRUMP HA GIA' ANNUNCIATO CHE VUOLE CHIUDERE SUBITO LA GUERRA CEDENDO A PUTIN IL DONBASS E CRIMEA E COSTRINGENDO ZELENSKY ALLA PACE, MINACCIANDO DI TOGLIERGLI ARMI E SOLDI - A QUEL PUNTO, CHE FARÀ L’UNIONE EUROPEA? E LA TURBO-FAN DI KIEV GIORGIA MELONI, DA BRAVA CAMALEONTE, S’ADEGUERÀ ALLA NUOVA LINEA TRUMPIANA O RIMARRÀ ABBRACCIATA A ZELENSKY?

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mark rutte giorgia meloni foto lapresse

Ieri Giorgia Meloni ha incontrato a Palazzo Chigi il segretario generale della Nato, Mark Rutte. E nel giorno in cui l’America era impegnata nel decisivo voto per l’elezione del nuovo presidente, l’ex premier olandese ha rilasciato una dichiarazione che ha colpito molti osservatori: “Continueremo ad essere al fianco dell'Ucraina perché la lotta dell'Ucraina è la lotta di tutti noi. La Nato ha un concetto di sicurezza a 360 gradi"

 

Ma sa Rutte che il primo ''azionista'' del Patto atlantico è Washington, e quindi, da gennaio il timone di comando e della cassa sarà nelle mani di Donald Trump, che sul destino dell’Ucraina ha idee molte diverse da quelle dell’Unione europea? I piani del tycoon per arrivare a una pace tra Kiev e Mosca potrebbero non piacere e Bruxelles e ai Paesi membri dell’Ue.

 

mark rutte giorgia meloni foto lapresse.

E se Trump provasse a chiudere il conflitto parlando direttamente con Putin e offrendogli Donbass e la Crimea (costringendo Zelensky alla pace, con la minaccia di togliergli armi e soldi), a quel punto, che farà l’Unione europea?

 

E soprattutto, che posizione assumerà Giorgia Meloni? S’adeguerà alla nuova linea imposta dalla Casa Bianca, o spingerà, coerentemente con il suo iper-sostegno a Zelensky, per continuare a puntellare l’esercito ucraino?

 

Trump e Putin

Se l’Unione europea vuole essere definitivamente autonoma dalle scelte degli Stati Uniti deve innanzitutto aprire il portafogli per finanziare la resistenza di Kiev.

 

E forse neanche basterebbe, visto che almeno il 60% delle armi ricevute da Kiev in questi ultimi anni arrivano dallo zio Sam. E se Washington chiude i rubinetti, il povero Zelensky finirebbe a combattere con fionde e cerbottane.

 

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Dunque l’Ue si troverebbe costretta non solo a pompare euro nelle casse dell’Ucraina ma a espandere la propria produzione militare oggi pericolosamente insufficiente rispetto alle esigenze.

 

Questo scenario appare sin da ora di difficile realizzazione, se non economicante impossibile, dato che in molti paesi aleggia uno spirito paci-finto contrario a qualunque riarmo. In Italia, soprattutto, Lega, 5stelle, Avs e un pezzo del PD, si metterebbero di traverso bloccando ogni iniziativa in tal senso.

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