Andrea Cionci per www.lastampa.it
Storia di un vizio “infernale”
I MAYA E IL TABACCO
«Fra le molte sataniche arti, gli indigeni ne posseggono una altamente nefasta, l’aspirazione del fumo delle foglie da essi chiamate tabacco che produce in loro un profondo stato di incoscienza». Sono parole del governatore spagnolo di Santo Domingo, Don Fernando de Oviedo (1476 –1557), naturalista e celebre storico delle Americhe.
Colpisce apprendere come il vizio del tabagismo tragga origine dai feroci rituali mesoamericani che, come noto, annoveravano pratiche come il sacrificio umano, lo scuoiamento e il cannibalismo. I sacerdoti maya e aztechi, già un millennio fa, aspiravano il fumo del tabacco – pesantissimo rispetto a quello di oggi – e lo soffiavano in direzione dei quattro punti cardinali per evocare le loro divinità.
francobollo francese dedicato all'ambasciatore jean nicot
I missionari cattolici condannarono fermamente questa pratica, tanto che all’espandersi della loro opera di evangelizzazione, tra gli indigeni diminuiva l’uso del tabacco per scopi magici e rituali. Forse i religiosi europei non avevano torto a definirla un’abitudine «infernale» se pensiamo che – stando all’Organizzazione Mondiale della Sanità – il tabagismo è la seconda causa di morte al mondo dopo l’ipertensione (sebbene sia la più evitabile in assoluto). Esso provoca ogni anno circa sei milioni di morti; tra questi, circa 600.000 sono vittime del fumo passivo, per non parlare dei gravi danni prodotti alla salute dei feti.
La coltivazione del tabacco, inoltre, produce danni all’ambiente, sottraendo terreni alle foreste e alle colture alimentari. Di queste politiche fanno le spese i paesi del Terzo mondo, dove, peraltro, il consumo di tabacco è sempre più diffuso.
pubblciita', bambini e sigarette, 1960
L’arrivo in Spagna
Il primo europeo a cadere nel vizio fu tale Rodriguez de Jerez, un compagno di Cristoforo Colombo che, a Cuba, accettò dagli indigeni di aspirare il fumo da un lungo cartoccio di foglie di palma, mais e tabacco arrotolate insieme. Tornato in Spagna a bordo della Niña, de Jerez introdusse il fumo nella sua città natale, Ayamonte, in Andalusia. Pagò cara questa responsabilità storica: l’Inquisizione spagnola lo imprigionò per le sue abitudini «infernali e peccaminose» e lo liberò solo dopo sette anni, quando ormai il fumo era già diventato abitudine consolidata nella regione.
L’origine del nome “nicotina”
Fu, tuttavia, un francese a dare l’impulso più fecondo alla diffusione del tabacco in Europa: si chiamava Jean Nicot ed era l’ambasciatore di Francesco I in Portogallo. Fu lui a inviare al re di Francia e alla sua consorte, Caterina de’ Medici, le foglie e i semi della pianta proveniente dall’America.
il cardinale prospero di santacroce
Per un diabolico paradosso – non si sa quanto voluto – il tabacco fu presentato da Nicot come medicamento portentoso, efficace contro il morso dei serpenti, le malattie da raffreddamento, il mal di testa, le vertigini e perfino la peste. I sovrani ne furono entusiasti, tanto da concedere a Nicot il titolo di signore di Villemain e da battezzare il vegetale «erba nicotina». Questo spiega come mai l’alcaloide tossico contenuto nel tabacco - responsabile della dipendenza che ingenera nei fumatori - si chiami così.
Diffusione in Italia
Si deve, invece, a un cardinale ambizioso e avido di denaro l’introduzione del tabacco in Italia: Prospero di Santacroce (1514-1589) era un abile diplomatico, ma amante del lusso tanto da tartassare gli abitanti del proprio feudo, San Gregorio in Sassola (RM), fino a condurli alla rivolta, con relative condanne capitali.
una spadellata di sigarette
Similmente a quanto fece Nicot, quando era nunzio apostolico in Portogallo, il Santacroce inviò al papa Pio IV semi e foglie del tabacco. Ne divenne poi il principale importatore a Roma (dove venne chiamato appunto “Erba Santacroce”) realizzando ingentissimi guadagni.
Il primo avversario del fumo
Il fumo acre dello zolfo si mescolò ancora a quello della pipa: il primo oppositore del tabacco fu Giacomo I Stuart, re d’Inghilterra, Irlanda e Scozia, un monarca colto, grandemente esperto sia di teologia che di demonologia. Fu il primo grande personaggio a individuare nel tabagismo un vizio pericoloso per la salute. Esso era stato diffuso in Inghilterra da Sir Walther Raleigh, navigatore ed esploratore che aveva portato in Irlanda la pianta dalle nuove Indie. (Raleigh verrà fatto poi decapitare dal sovrano per aver cospirato contro di lui).
contestazione al tabacco, il libercolo di giacomo i sul fumo
Giacomo I scrisse anche un libercolo «A counterblaste to tobacco» (Contestazione al tabacco) in cui tornano riferimenti infernali: «E’ un’abitudine abominevole per gli occhi, odiosa per il naso, dannosa per il cervello, pericolosa per i polmoni, dal maleodorante e nero fumo, più simile all’orrido fumo dello Stige (fiume dell’oltretomba nella mitologia greca n.d.r.)».
Inoltre, Giacomo I emanò una legge con cui proibiva l’uso della pianta aromatica e impose una pesantissima gabella sulla sua coltivazione.
In seguito alla prima campagna antifumo della storia, anche i medici francesi si consapevolizzarono sulla dannosità del tabacco, ma ormai gli interessi in gioco, il commercio e i monopoli nazionali rendevano impossibile sradicarne il consumo.
Il cavaliere dell’Apocalisse
giacomo i stuart
La guerra, poi, è sempre stata un altro grande sponsor del tabacco. Quella dei Trent’anni, che dilaniò l’Europa centrale fra il 1618 e il 1648 contribuì a diffondere fra i militari il suo utilizzo, da fiutare, masticare, o fumare nella pipa. Tuttavia, bisognerà aspettare il 1832 per veder nascere la sigaretta, quando, durante l’assedio di San Giovanni d’Acri, (l’attuale Acre in Israele) i soldati musulmani cominciarono a fumare del tabacco trinciato negli involucri di carta delle munizioni, privi ovviamente di polvere da sparo (le cosiddette cartucce). Il fumo cominciava quindi a essere inalato sempre più profondamente nei polmoni, portando la dipendenza da nicotina a livelli sempre maggiori.
L’industria e la pubblicità
Da allora, per quasi un cinquantennio, la produzione di sigarette fu realizzata a mano. Ogni operaio poteva produrne al massimo quattro al minuto. Durante la Guerra di Secessione (1861-’65), quando le esse cominciarono essere preparate col tabacco americano, più dolce e leggero, la domanda di sigarette crebbe all’inverosimile.
sigarette messaggi contro il fumo
Nel 1875, la casa americana Allen & Ginter, il più grande produttore dell’epoca, mise in palio un premio di 75.000 dollari per l’inventore di un congegno che le producesse industrialmente. James Albert Bonsack (1859 – 1924) cinque anni dopo, realizzò la prima efficiente macchina automatica per l’arrotolamento e la produzione di sigarette. Bonsack tendeva a noleggiare i propri apparecchi ai produttori, ma stranamente la Allen & Ginter declinò l’offerta, ritenendo che il pubblico non avrebbe gradito un prodotto non artigianale. Un errore clamoroso nella storia dell’industria: fu così che la fabbrica concorrente di James Buchanan Duke monopolizzò i brevetti di Bonsack e fondò la American Tobacco Company.
Lo zenith
Durante i due conflitti mondiali, la pubblicità e l’industria (anche quella del cinema) unirono le forze e raggiunsero il massimo della propaganda per le sigarette, producendo danni incalcolabili alla salute di militari e civili.
polmoni di fumatori
Fu dalla fine degli anni ’20 che il mondo scientifico cominciò ad essere consapevole del legame tra fumo, tumori al polmone e malattie cardiovascolari. Comparvero le prime battaglie antifumo e le prime cause milionarie alle case produttrici di tabacco. Più tardi gli stati iniziarono a promulgare leggi restrittive sul fumo in pubblico e sulla pubblicità, oltre che ad imporre pesanti tasse sull’acquisto.
L’inganno
sigarette
La nicotina è la sostanza che, fra le droghe, dà più dipendenza in assoluto. Il piacere che proviene dal fumare e la sensazione di immediato benessere sono gli effetti artificiali dell’appagamento di una vera e propria crisi di astinenza i cui sintomi sono tuttavia leggeri: una sorta di irrequietezza, un senso di vuoto allo stomaco …
Un “appetito” del tutto artificiale, che porta però all’assunzione oltre che della nicotina, già tossica di per sé, anche di 400 sostanze molto nocive di cui 40 cancerogene. Fra le più dannose, il benzene, la formaldeide, il catrame, metalli pesanti come il cromo e il cadmio, l’arsenico, il cianuro di idrogeno, il monossido di carbonio (lo stesso che uccide chi utilizza stufe mal funzionanti) l’ ammoniaca e l’ossido d’azoto.
immagini forti sui pacchetti di sigarette 7
Nel mondo civilizzato, oggi, tutti sanno che il fumo fa malissimo e provoca le malattie più temute, eppure resta molto difficile sradicare questo vizio nonostante cerotti, sigarette elettroniche, pastiglie, gomme da masticare e centri antifumo che hanno creato un mercato parallelo a quello del tabacco.
Il demone del fumo
La secolare suggestione del tabagismo come strumento di un’entità malvagia non è ancora del tutto scomparsa. Essa ritorna in uno dei più venduti libri antifumo degli ultimi anni, «E’ facile smettere di fumare, se sai come farlo», di Allen Carr il quale scrive: «Come tutti gli altri fumatori sei stato attirato nella trappola più diabolica e raffinata».
SIGARETTE
Inoltre, l’autore, per spiegare l’azione della sindrome d’astinenza usa la metafora di un mostriciattolo affamato, un piccolo demone annidato dentro lo stomaco del fumatore, che periodicamente (e sempre di più) chiede di essere nutrito con la nicotina.
l'incubo di j.h. fuessli
Da sempre le dipendenze sono state associate a entità malefiche, basti pensare al «demone del gioco», al «demone della carne» e perfino la parola alcool deriva dall’arabo «algol», che significa diavolo. La loro dinamica è sempre la stessa: facendosi subdolamente ritenere innocue, o addirittura positive, incatenano l’uomo in cambio di un fugace piacere momentaneo e lo conducono alla rovina della sua salute, delle sue finanze, della reputazione o dei suoi affetti.
«Le dipendenze – spiega lo psichiatra Antonio Onofri – ci mettono di fronte al fatto che il nostro sistema nervoso è composto di una parte corticale che consente l’esercizio del libero arbitrio e di un’altra parte che sfugge al nostro controllo razionale. Identificare tali meccanismi inconsci come metaforiche entità maligne può essere un sistema utile, oggi come allora, per comprendere le loro strategie ed evitare di autodistruggersi».