Anna Rossi per il Giornale
ELISE DALLEMAGNE
Una donna con uno zaino ripresa di spalle percorre una strada: questo è il fermo immagine rilasciato dalla polizia locale che però non convince la famiglia di Elise Dallemagne, la giovane turista belga trovata morta il 27 aprile nella piccola isola nel Golfo della Thailandia, Koh Tao.
"Troppo robusta, non è mia figlia", ha ribadito la mamma di Elise Dallemagne. La 30enne è stata trovata impiccata e con il corpo sfigurato dai varani il 27 aprile scorso nella foresta di Koh Tao. Le forze dell’ordine, dopo l’autopsia, non hanno avuto alcun dubbio: è suicidio. Ma le proteste della famiglia e nuove rivelazioni da parte dei media locali hanno fatto riaprire il caso.
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La polizia, nelle ultime ore, ha confermato che quell’immagine è l’ultimo fotogramma che ritrae Elise in vita a pochi metri dal luogo dove subito dopo verrà ritrovata impiccata. Ma la sua morte, l'ultima di una serie agghiaccianti, riaccende i riflettori sui misteri di Koh Tao, la splendida isola ambita meta turistica per le sue spiagge dorate e i fondali da sogno. Koh Tao è un paradiso tropicale di 21 chilometri quadrati. Ma più che per la sua bellezza, questo eden sta diventando famoso per le morti misteriose dei turisti.
Dal 2014 sono morti in circostanze ancora da chiarire sette occidentali, tutti meno che trentenni. Il mistero si è fatto così fitto che i tabloid inglesi - cinque delle sette vittime erano britanniche - hanno soprannominato Koh Tao l’isola della morte. Nel settembre 2014, gli inglesi Hannah Witheridge e David Miller sono stati massacrati di notte sul bagnasciuga, questo è l’unico delitto "ufficiale". La "maledizione di Koh Tao", infatti, non esaurisce qui. Nel gennaio 2014, il corpo dell’inglese Nick Pearson fè stato recuperato in mare. Un anno dopo, il francese Dimitri Povse è stato ritrovato impiccato e la giovane inglese Christina Annesley è morta per un mix di alcol e antibiotici.
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Ma non è tutto. Nel 2016, il britannico Luke Miller è annegato in piscina sempre nell'isola della morte. E dallo scorso febbraio si sono perse le tracce di una turista russa. Tutto ciò in un contesto molto complesso: indagini poco chiare e versioni della polizia altamente ambigue. L’annegato Pearson? Caduto dagli scogli, anche se il cadavere non aveva fratture. L’impiccato Povse? Suicidio, nonostante avesse le mani legate. Quello che è certo è che potenti clan locali, protetti da influenti politici vicini all’attuale giunta militare, controllano l’isola della morte, con la connivenza della polizia.
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