Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera” - Estratti
GIUSEPPE CONTE E ELLY SCHLEIN
Stefano Bonaccini, lei ha aperto al confronto con Forza Italia sullo ius scholae, crede che gli azzurri facciano sul serio?
«Me lo auguro nell’interesse di bambini e ragazzi che avrebbero finalmente diritti oggi negati».
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Tra Grillo e Conte è lite continua: può incidere negativamente sulla costruzione dell’alleanza per l’alternativa?
«Non c’è un solo territorio in cui il M5S si sia presentato alleato con le destre, mentre tante sono le alleanze fatte con il Pd ed il centrosinistra alle ultime elezioni, che ci hanno ha visto prevalere in tanti Comuni. Mi auguro sentano la responsabilità e l’ambizione di costruire assieme l’alternativa al governo Meloni, per fare dell’Italia un Paese più giusto, sostenibile e moderno».
stefano bonaccini al parlamento europeo.
Intanto in Liguria il Movimento ha contrapposto un proprio candidato ad Andrea Orlando…
«In Emilia-Romagna e in Umbria, per le regionali del prossimo autunno, abbiamo costruito assieme coalizioni molto ampie attorno a due candidati autorevoli e di forte innovazione come Michele de Pascale e Stefania Proietti. Confido che anche in Liguria si possa trovare una sintesi attorno alla figura più autorevole e capace di allargare la coalizione.
giuseppe conte elly schlein genova, manifestazione per le dimissioni di giovanni toti
Attenzione però, il tempo stringe e non possiamo regalare altre settimane a una destra in difficoltà: quella di Andrea Orlando non è una candidatura di partito, ma la disponibilità non scontata di una personalità nazionale di primo piano, più volte ministro, a mettersi in gioco nella propria comunità per riconquistare la Liguria dopo un lungo ciclo di governo della destra».
Conte dice che non vuole Renzi perché fa perdere voti. Qual è la sua opinione?
«Che il tempo dei veti personali è finito. Per me valgono i programmi su cui si fanno gli accordi. E la coerenza nella costruzione dell’alternativa alla destra sia a livello nazionale che nei territori.
In Emilia-Romagna Italia viva (al pari degli altri alleati) ha governato bene, con me, negli ultimi cinque anni, e non c’è ragione perché non debba farlo anche nei prossimi. Casomai in Liguria dovranno sciogliere una loro contraddizione: non si può stare al governo di Genova con Bucci e nel centrosinistra per costruire una pagina nuova rispetto all’amministrazione Toti, in Regione».
giuseppe conte a genova genova, manifestazione per le dimissioni di giovanni toti
La politica estera per il campo largo sarà un problema. Conte non sceglie Kamala Harris o Donald Trump…
«Costruire una alleanza “contro” la destra non basta, serve invece “l’alternativa” a destre sovraniste e regressive. Non siamo all’anno zero peraltro, come abbiamo dimostrato vincendo insieme nella maggioranza dei Comuni al voto poche settimane fa. Così come sanità e scuola pubbliche, lavoro e diritti delle persone, contrasto a premierato e autonomia di Calderoli sono materie che ci vedono uniti nelle battaglie in Parlamento e nel Paese e ci rendono radicalmente alternativi alla destra.
Certo, servirà convergenza anche sulla politica estera, per difendere democrazie e libertà, ma anche pretendere un’Europa che diventi soggetto politico capace di muoversi per ridurre conflitti e promuovere pace. Che poi Conte non veda differenze tra Trump e Harris non ci impedisce di schierarci senza indugi al fianco di Kamala. Come penso farebbe la maggioranza degli elettori del M5S».
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DA TRUMP AL VETO SU RENZI, M5S AGITA IL CAMPO LARGO DI MAIO: CONTE LIQUIDERÀ GRILLO
Andrea Bulleri per “il Messaggero” - Estratti
elly schlein giuseppe conte genova, manifestazione per le dimissioni di giovanni toti
Il no a Renzi, lo stallo sulle regionali in Liguria e le mancate critiche a Donald Trump. E dire che per una volta quelli litigiosi erano sembrati i protagonisti del centrodestra. E invece, proprio mentre il campo largo del centrosinistra pareva ricompattarsi sulla battaglia per la cittadinanza ai figli degli stranieri, d'improvviso lo scenario che aspetta Elly Schlein al rientro dalla pausa estiva si riempie di ostacoli.
matteo renzi in vacanza 1 foto di chi
Piazzati, in gran parte, dai Cinquestelle.
Eccolo, il campo minato di Giuseppe Conte. La cui intervista concessa a Repubblica viene accolta dal Nazareno tra un mix di silenzi, imbarazzi e reazioni che definire stizzite è dire poco. E che quasi si avvicinano all'aut aut: «Scelga da che parte stare».
Perché l'avvocato torna a cannoneggiare sul vero nervo scoperto dell'alleanza di centrosinistra, la politica internazionale. Prima definisce «poteri forti» quelli di Washington e Bruxelles, criticando il governo per esservisi «inchinato». Poi torna a criticare la posizione italiana sull'invio di armi all'Ucraina («Per noi una politica progressista è quella che impone una svolta negoziale e si batte per la pace»).
ELLY SCHLEIN E STEFANO BONACCINI
Ma soprattutto, proprio aveva già fatto mesi fa con Biden, rifiuta di dirsi a favore di Kamala Harris nella sfida contro Donald Trump. Limitandosi a riconoscere che «come forza alternativa a Meloni dovremo dialogare con qualunque presidente sarà eletto».
Mentre sulla possibilità che il tycoon possa rappresentare una minaccia per la democrazia il leader M5S è netto: «Non condivido».
Parole accolte nel gelo dagli alleati del Pd, che nei giorni della convention democratica a Chicago hanno fatto a gara a elogiare Harris. Tace Schlein, fedele alla linea che si è imposta: mai una parola sulle divisioni, per quanto profonde: meglio insistere solo su ciò che unisce. Così come restano in silenzio gli sponsor contiani di casa dem. Tracima l'irritazione, invece, dal fronte riformista del Pd.
giuseppe conte in vacanza foto di chi
Ecco Filippo Sensi, senatore già portavoce di Paolo Gentiloni premier e rimasto vicinissimo a quest'ultimo: «Non basta dirsi progressisti per esserlo», va giù duro Sensi. Per il quale le parole di Conte evidenziano «una idea di politica estera populista e radicalmente opposta a quella democratica. Usa, ucraina, italiana». Chiede «chiarezza e rigore sui valori» Pina Picierno, vicepresidente dem dell'Eurocamera: «Trump è un pericolo per la democrazia, non un candidato qualsiasi. Sottovalutarlo significa non avere chiare le sfide che il fronte progressista si troverà davanti».
Un filo più conciliante Alessandro Alfieri. Che sceglie di concentrarsi su ciò che nelle frasi dell'avvocato «c'è di positivo, come l'apertura sui temi della convention democratica. Ma è chiaro prosegue il responsabile riforme della segreteria dem che chi si dichiara progressista non può avere dubbi su che parte stare negli Stati Uniti. Né, se si vuol costruire un'alternativa credibile, si possono nutrire incertezze sulla collocazione internazionale dell'Italia».
Eppure l'incertezza c'è eccome. E non solo sui nodi della politica estera (su cui si smarca da Conte Alessandra Todde: «Io voterei Harris»).
ALESSANDRA TODDE GIUSEPPE CONTE
In Liguria, altro fronte caldo, entro il week-end era atteso il via libera al candidato in pectore del campo largo alle Regionali Andrea Orlando.
Via libera che anche per via della mossa dei 5S locali che hanno lanciato la carta alternativa di Luca Pirondini non è arrivato. Così l'ex ministro pd sfodera l'ultimatum: «Bisogna fare presto. Se la mia candidatura non serve, ne va verificata un'altra». Tradotto: se non si chiude entro qualche giorno, Orlando è pronto a revocare la sua disponibilità a correre.
stefano bonaccini e brando benifei al parlamento europeo LOTTA CONTINUA TRA GIUSEPPE CONTE E BEPPE GRILLO - MEME BY EDOARDO BARALDI schlein bonaccini matteo renzi in vacanza foto di chi