Alberto Mattioli per "La Stampa"
UMBERTO BOSSI
Che cosa Umberto Bossi pensi della situazione della Lega è facile immaginarlo. Lui, però, non lo dice. I giornalisti che suonano al cancello della villa di Gemonio vengono rimbalzati dal fedelissimo autista Diego, gentile ma inflessibile: il senatore proprio non vuol parlare.
Sta bene, però. Fatica a camminare, ma legge i giornali, è lucido, informato, e riceve circa duecento mail al giorno dai vecchi leghisti: una media molto aumentata in questi giorni in cui il partito sembra stritolato nella tenaglia delle risse interne e del caso Morisi.
UMBERTO BOSSI CE L HA DURO
I rapporti di Bossi con Salvini sono sempre stati complicati, specie negli ultimi anni. Uno degli ordini di scuderia di Morisi alla Bestia era quello di non nominare mai il Fondatore, in effetti desaparecido a parte i rituali auguri per compleanni e altre feste comandate.
E certo, per il vecchio celodurismo della Lega popolare e popolana quelle dei festini del guru a base di marchettari romeni e droghe varie sono cronache marziane. E tuttavia Bossi tace. L'ottantesimo compleanno l'ha festeggiato in famiglia, in un ristorante di Gemonio, unico leghista presente il senatore Armando Valli detto “Mandell".
LUCA MORISI MATTEO SALVINI UMBERTO BOSSI
E le ultime dichiarazioni pubbliche sono state per altri compleanni, quelli di ragazzi con cui ha spesso litigato ma che stima. Dunque «sinceri auguri e amichevole partecipazione» per gli 85 anni di Berlusconi, idem per i 70 di Pier Luigi Bersani, con tanto di chiosa: «un uomo che stimo».
Però esce pochissimo, e i compaesani non lo vedono da un pezzo in giro per le stradine dove passa ogni tanto il furgone del Trota, che adesso fa l'agricoltore e un paio di paesini più in là ha una tenuta dal nome inequivocabilmente bossiano: «Terra libera».
matteo salvini e umberto bossi
Gemonio, la Gerusalemme della Lega del Senatùr, è un lindo e verdissimo paese di meno di tremila abitanti dove, ironia della sorte, c'è anche un museo dedicato a Salvini, non Matteo ma il pittore locale Innocente (1889-1979).
RENZO E UMBERTO BOSSI
Con qualche rimpianto ma anche un certo sollievo, è tornato al torpore abituale dopo anni in cui era diventato una capitalina della politica italiana, quando era tutto un via vai di soliti noti, troupe televisive e giornalisti.
matteo salvini umberto bossi
«Un anno dovemmo fare una riunione per chiedere che almeno ci liberassero la piazza per la processione della Settimana Santa», ricorda il parroco romanziere, don Silvio. Adesso ha chiuso perfino la sede della Lega, a poche centinaia di metri da casa Bossi.
Salvatore Palazzo è la sua memoria storica: «Eravamo una famiglia, un gruppo di amici. Bossi rientrava dai suoi comizi tardissimo e si faceva ancora più tardi a discutere e ridere insieme. Quando era potente, qui c'era la sfilata per venirlo a riverire, quando non lo è stato più, l'hanno dimenticato», accusa con un accento non esattamente lumbard.
UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI
«Per forza, vengo dalla provincia di Frosinone. Ma sono leghista da sempre». Tuttora bossiano? «Il primo amore non si scorda mai». E Salvini? «Resto leghista, è il mio segretario. Questa storia di Morisi mi sembra sospetta, montata ad arte per distruggerlo. E poi saranno affari suoi, che c'entra la Lega?».
UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI 3
Ammette che sì, la nostalgia c'è, per quella Lega ruspante e magari folkloristica, ma bene ancorata alle sue valli. E forse non sono soltanto nostalgie.
UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI 2
Analizza Samuel Lucchini, il giovane sindaco di Gemonio, alla testa di una lista civica vagamente di centrosinistra: «La Lega è stato l'ultimo partito ad avere qui una sezione, che era diventata anche un centro di aggregazione. Ma è scomparso tutto con Bossi. Con lui è terminata un'epoca e anche un certo modo di vivere la politica. Dopo, la Lega è diventata un partito virtuale, che la politica la fa sui social, non sul territorio». Salvo poi scoprire che la Belva azzanna anche chi l'ha nutrita troppo a lungo.