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    DAL “RUMORE” DELLA TECNO CI SALVA IL NUOVO ALBUM DI HENDRIX, BUONANIMA – DOMANI, DAL PARADISO PIOVE ESCE “PEOPLE, HELL & ANGELS”, 12 BRANI INEDITI REALIZZATE TRA IL ’68 E IL ’69 - CURATO DA EDDIE KRAMER E JOHN MCDERMOTT, E DA JANIE, LA SORELLASTRA DI HENDRIX - PEZZI TRA RHYTHM AND BLUES, SOUL E BLUES, PSICHEDELICA: UN MAGMA DI IDEE E SUONI POST “ELECTRIC LADYLAND” - MOLTO ROCK, POCO CANTATO…


     
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    VIDEO - http://www.youtube.com/watch?v=benom_zDh4A

    JIMI HENDRIXJIMI HENDRIX

    Piero Negri per "La Stampa"

    Fu il lunedì mattina, il 18 agosto 1969, mentre il sole saliva alto in cielo, che Jimi Hendrix salì sul palco di Woodstock: il festival più importante della storia della musica rock aveva accumulato quasi nove ore di ritardo sulla tabella di marcia, ma lui non aveva voluto rinunciare a chiudere quei tre giorni di «pace e musica», nel frattempo diventati quattro. Quando finì, erano passate le dieci della mattina, aveva suonato per due ore (fu il concerto più lungo della sua vita), aveva riscritto l'inno americano con la chitarra elettrica ed era entrato nella leggenda.

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    Da domani, quando in tutto il mondo uscirà People, Hell & Angels (Persone, inferno e angeli), un album che raccoglie dodici registrazioni inedite di Hendrix realizzate tra il 1968 e il 1969, sapremo meglio che cosa gli passava per la mente in quel momento. E sarà possibile comprendere quale direzione avrebbe preso la sua arte, se a settembre dell'anno seguente, a Londra, non fosse morto in circostanze mai del tutto chiarite, ucciso da un cocktail di droghe e da amicizie decisamente sbagliate.

    Scambiato spesso per un artista tutto istinto, un talento mai del tutto domato, Jimi Hendrix era in realtà un gran lavoratore, un timido che non amava esibirsi in pubblico e un geloso custode della propria creatività.

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    Tutte caratteristiche che spiegano come solo ora, a 43 anni dalla morte, possano uscire ancora album inediti di livello così alto: People, Hell & Angels , che abbiamo ascoltato in anteprima, è un insieme molto variegato di grande rock, poco cantato, molto suonato, molto moderno, quasi del tutto privo di virtuosismi, un'anticipazione del meglio di quegli Anni Settanta che Hendrix poté solo intravedere.

    Jimi HendrixJimi Hendrix

    L'album è stato messo insieme dal suo tecnico del suono, Eddie Kramer, e da John McDermott, che insieme avevano già prodotto a un disco di inediti hendrixiani uscito nel 2010. La denominazione d'origine è garantita, insomma, tanto più che tutto avviene sotto l'egida della Experience Hendrix, la società guidata dalla figlia adottiva del padre di Jimi, Janie Hendrix, a cui una lunga battaglia legale ha assegnato l'eredità artistica del fratellastro.

    Per quanto non l'abbia praticamente conosciuto (aveva nove anni quando lui morì), Janie non sembra muoversi male nella gestione del patrimonio familiare: i prodotti pubblicati dopo il suo avvento sono realizzati con cura, rispetto e una certa coerenza, cioè con tutte le caratteristiche che i primi 25 anni di uscite postume avevano trascurato.

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    People, Hell & Angels racconta una storia che parte nel 1968, dopo che, con Electric Ladyland, destinato a essere il suo capolavoro, si chiude una fase dell'attività di Hendrix. A 25 anni, sta cercando di prendere in mano la propria carriera e di portare a termine il progetto che più l'appassiona, e cioè la fondazione di una studio nel quale lavorare senza fretta alle sue numerose idee (ci riuscirà solo nel 1970, lo studio si chiama Electric Lady, sta a New York ed esiste tuttora).

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    Inoltre, Jimi vuole suonare con musicisti diversi, uscire dai limiti del pop, dedicarsi all'applicazione creativa delle nuove tecnologie, come la stereofonia, che stanno cambiando il modo in cui si crea e diffondeva il suono. Quando non suona dal vivo, Hendrix vive in sala di registrazione, in cerca di nuove sonorità, nuovi compagni di viaggio, nuove canzoni: ecco che cosa racconta People, Hell & Angels , che porta uno dei titoli che lo stesso Hendrix ha immaginato per il prossimo disco. Nessuno sa, in realtà, se proprio queste dodici canzoni ne avrebbero fatto parte: le diverse direzioni in cui si muovono le tracce, tra rhythm and blues, soul, blues, psichedelia, fanno pensare a un materiale ancora magmatico, in evoluzione, sono la base su cui avrebbero potuto poggiare diversi edifici musicali.

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    Due di esse, Izabella e Villanova Junction Blues , furono suonate a Woodstock: la prima fu reincisa da Hendrix subito dopo il festival (è la versione presente in questo album), l'altra fu usata per chiudere il documentario che racconta il megaraduno. Migliaia di persone raccolgono ciò che rimane dopo tre giorni di musica e se ne vanno nel fango, mentre la chitarra di Hendrix suona un blues destinato a rimanere inconcluso, incompiuto, simbolo perfetto di una vita breve destinata a lasciare canzoni nuove (e molte domande) a 43 anni dalla morte.

     

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