Arianna Ascione per www.corriere.it
giuliana de sio
«Per lui ci sarà sempre spazio nel mio cuore. Senza Elio non sarei quella che sono: mi ha dato tanto»: ancora oggi Giuliana De Sio (che il 2 aprile compie 64 anni), quando guarda una foto di Elio Petri, si emoziona come accaduto nello studio del programma Io e Te. Il loro infatti - purtroppo interrotto prematuramente - è stato un amore appassionato, il rapporto più importante della vita dell’attrice: «Persone così non se ne incontrano più: è una generazione scomparsa. I grandi intellettuali di quell’epoca non ci sono più, io li ho frequentati tutti, ho avuto un grande privilegio».
giuliana de sio massimo troisi
Giuliana ha mosso i suoi primi passi televisivi nel 1977 con lo sceneggiato televisivo ispirato alla vita della scrittrice femminista Sibilla Aleramo, «Una donna»: Petri si trovava in America quando la Rai lo mandò in onda e al suo ritorno si mise subito al lavoro per mettere in scena «Le mani sporche» di Jean-Paul Sartre con Marcello Mastroianni e Giovanni Visentin. L’attrice si presentò insieme a tante altre ragazze ai provini: «Qualcuno parlò a Elio Petri di me perché venivo da una stagione di grande successo con questo sceneggiato televisivo- ha raccontato De Sio in un’intervista a Il Giornale Off - ma lui non mi aveva visto e quindi mi misi in fila con tantissime altre persone per fare il provino. E niente, ne feci due, tre, e a lui piacqui molto». Il regista andò anche a vederla a Milano mentre stava recitando ne «La doppia incostanza» di Pierre de Marivaux, e si convise a sceglierla per il ruolo di Jessica: era rimasto colpito dal suo talento nonostante la giovane età (Giuliana era appena ventenne).
giuliana de sio elio petri
«Io non ho mai capito perché lui abbia scelto me per fare quel film. Lui ha captato dentro di me qualcosa che gli assomigliava, ho sempre pensato che sì la differenza era abissale (d’età, ai tempi Petri aveva 49 anni ndr) ma c’erano quei tre punti di contatto che tenevano insieme il rapporto», ha rivelato Giuliana al programma di Rai 3 «Grande amore».
Uno di questi punti fermi - oltre al perfezionismo sul lavoro, cosa che alimentava numerosi scontri anche molto accesi - era sicuramente l’ascolto: «Non era un rapporto padre/figlia - ha raccontato l’attrice a Vanity Fair - anche se con il padre che ho avuto io...È che Elio mi ascoltava con attenzione e rispondeva alle mie domande. Io parlavo, parlavo e lui era lì, attento, interessato». Negli amori che Giuliana ha avuto in seguito non ha mai più ritrovato questo interesse: «Io ho bisogno di essere ascoltata, e adesso non lo chiedo agli altri: mi ascolto da sola».
francesca fagnani giuliana de sio
Le lettere
Terminate le riprese di «Le mani sporche» Elio e Giuliana continuarono a sentirsi telefonicamente («Mi chiedeva come stavo, mi invitava a cena a casa sua - sempre con altre persone - e poi iniziò ad invitarmi a fare scampagnate. Una volta, troppo presi a camminare e parlare, ci perdemmo nella pineta di Castel Fusano»). Con il tempo entrambi si lasciarono travolgere dall’amore, e lui si trasferì da lei. Quando non stavano insieme per via degli impegni di lavoro Petri le scriveva lettere struggenti, che l’attrice ancora oggi custodisce gelosamente: «Era come se non accettasse fisiologicamente di essere separati. Io conservo ancora queste lettere, che sono anche belle da vedersi, sono un oggetto parlante, vivente. Anche soltanto guardandole mi parlano di lui».
Un amore interrotto prematuramente
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Giuliana ed Elio non hanno avuto a disposizione molto tempo per vivere la loro storia: il regista si ammalò di cancro e il 10 novembre 1982, poco prima di dare il via alle riprese del film «Chi illumina la grande notte», morì (aveva 53 anni). In quel periodo Giuliana era impegnata sul set di «Scusate il ritardo» con Massimo Troisi, che era a conoscenza della situazione («fu delizioso», ha ricordato nel 2014 a Famiglia Cristiana), e quando la ferale notizia la raggiunse trovò comunque la forza di continuare a lavorare: «Quando Elio morì stavamo girando l’ultima scena, quella in cui minaccio di partire e lui trova il coraggio per implorarmi di non farlo. Allora io tentenno: “Non so, se devo essere sincera...” E lui: “No, perché? Puoi pure dire una bugia”. Il film finisce con questa scena così tenera. Nella realtà ero così stravolta dal dolore che Massimo riprese il mio volto praticamente al buio».
L’eredità spirituale
Durante la sua dolorosa «vedovanza» Giuliana ha continuato a fare lo stesso sogno per anni: Elio non era morto ma si era nascosto, e lei lo incontrava per caso in un’altra città del mondo in cui stava facendo un’altra vita. Nella vita reale invece ha potuto ritrovare il regista nei numerosi insegnamenti che le ha lasciato, una sorta di eredità spirituale che l’ha sempre guidata in tutta la sua attività. Tra questi c’è la massima «L’unica linea di resistenza è fare bene le cose», citata spesso. Perché, come ha precisato a La Stampa, «fare bene le cose è qualcosa di rivoluzionario, perché richiede di lavorare contro il sistema. Ho sempre cercato di fare tutto al mio meglio, anche in contesti che purtroppo non mi assomigliavano».
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