Fabio Martini per "la Stampa"
mario draghi al senato
Nell’aula di Montecitorio sembra prepararsi il solito tic-toc, il rituale rimpallo tra oppositori e governo e invece, a mezzogiorno, la sorpresa. Seduto nella poltrona del presidente del Consiglio, da tre ore Mario Draghi sta ascoltando la discussione sul prossimo Consiglio europeo e in quel momento è il turno di Francesco Lollobrigida, di Fratelli d’Italia, il più grintoso tra i colonnelli di Giorgia Meloni.
Dopo un alternarsi di considerazioni rispettose e altre critiche, al momento di congedarsi, Lollobrigida si esprime così: «In bocca al lupo, Presidente, leggeremo dagli atti i risultati che porterà a casa e dei quali saremo fieri». Non capita tutti i giorni, anzi non capita mai, che un esponente della minoranza si rivolga in questo modo al capo del governo. È il segno che qualcosa sta cambiando nel rapporto tra Mario Draghi e i partiti: un rispetto che è diventato plateale nella lunga giornata parlamentare, trascorsa tra Camera e Senato.
mario draghi alla camera 2
Draghi ha annunciato che «la ripresa economica in Italia e in Europa è in forte miglioramento», ha ricordato che negli ultimi tre anni l’Italia si era “dimenticata” di porre all’ordine del giorno dell’Ue la questione migranti e in serata ha letto un breve testo sul conflitto diplomatico col Vaticano, di fatto chiudendo il caso politico dentro la sua maggioranza. Tre risultati raccontati con uno stile personale e con un escamotage abile: Draghi ha risposto a tutti i parlamentari intervenuti, citandoli uno ad uno, senza curarsi se fossero più o meno noti: «Onorevole Galizia, la migrazione...», «all’onorevole Deidda rispondo che certamente...», «l’onorevole Tasso ha toccato il punto...», «l’onorevole Ermellino ha toccato la questione...», «l’onorevole Pettarin...», «l’onorevole Maggioni, della Lega...». Un «numero» senza precedenti.
mario draghi al senato
Certo, l’ex presidente della Bce è sornione, affetta ingenuità, talora lascia intendere di leggere testi non suoi, col risultato che le sue battute in controtempo risultano più efficaci. Ma alla fine la «notizia» è questa: il 23 giugno resterà il giorno nel quale Mario Draghi ha fatto capire che il suo mestiere gli piace e il Parlamento ha dimostrato di apprezzarlo come mai prima d’ora. E talora lo ha fatto con espressioni apologetiche. Alle 9 del mattino, dopo aver parlato per dieci minuti della situazione economica, il presidente del Consiglio passa al piano italiano per il Recovery, appena battezzato a Cinecittà e lo racconta così: «L’approvazione confermata dalla Presidente von der Leyen durante la sua visita di ieri a Roma, dimostra il grande lavoro svolto dal nostro Paese». Non una parola di più.
mario draghi alla camera
Tra i deputati non mancano toni aulici. Andrea Corsini di Forza Italia: «Signor presidente del Consiglio, mi permetta prima di tutto di dirle che, dopo aver ascoltato il suo intervento di oggi, ben si colgono le ragioni del commento del primo ministro spagnolo Pedro Sánchez che dice: quando parla Draghi, tutta Europa lo ascolta in silenzio». Francesca Galizia, dei Cinque stelle, anziché il consueto inno a Giuseppe Conte, regala un assist a Draghi: «È dal Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018 che il tema dei migranti non viene affrontato e, come ha detto lei, è grazie ad una richiesta tutta italiana che questo tema torna centrale». Fabio Rampelli, di Fratelli d’Italia: «Presidente, abbiamo ascoltato tutti, come ha potuto constatare, con grande interesse, la sua relazione». Seguono critiche, ma senza invettive.
mario draghi alla camera.
E quando arriva il momento della replica Draghi si scioglie. Va quasi a braccio, «chiama» tutti i deputati intervenuti e si concede qualche momento di distratto e «involontario» auto-compiacimento: «Entro la fine di giugno, ci sarà la presentazione delle leggi delega per la riforma degli appalti e delle concessioni, in luglio ci sarà la legge sulla concorrenza. Io mi ricordo che, in occasione di un mio discorso qui, in quest’Aula, stavo leggendo tutte le cose che il governo doveva fare, ed erano i primi di maggio e, a un certo punto, dissi: “accidenti quante cose ci sono da fare nel mese di maggio”! Beh, insomma, finora sono state fatte». Ora i gruppi di maggioranza applaudono ogni cosa dica Draghi e alla fine lo gratificano con un lungo battimani. Tutti in piedi.
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mario draghi alla camera MARIO DRAGHI E ANGELA MERKEL draghi merkel ursula von der leyen mario draghi a cinecitta ursula von der leyen mario draghi di fronte al teatro 5 di cinecitta 22 ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 2 draghi ursula von der leyen 6 mario draghi.