arresti gioia tauro
Francesco Creazzo per la Stampa
Tagliare cocaina e marijuana, incontrare clienti e risolvere le controversie con i fornitori. Ecco le "lezioni" cui era sottoposto, a 8 anni, il figlio di Agostino Cambareri, un 46enne di Gioia Tauro - in provincia di Reggio Calabria - arrestato ieri mattina con l' accusa di essere il capo di un' organizzazione criminale che trafficava in droga e armi.
Tredici le persone fermate dai Carabinieri, delle quali 8 sono finite in carcere e 5 ai domiciliari.Un' educazione, quella del piccolo, definita «inquietante» dal capo della procura di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri: il bambino partecipava attivamente ai traffici del padre che lo istruiva su tutti gli aspetti del business.
Insieme al figlio, Cambareri avrebbe tagliato la droga, sarebbe andato a incontrare i clienti, tutto sotto gli occhi del bambino che, secondo gli inquirenti, avrebbe mostrato un interesse per questo assurdo gioco, tanto da suscitare il «vivo compiacimento» del proprio padre.
porto gioia tauro
«Gli piace a lui», confessa Agostino Cambareri in un' intercettazione, un giorno «mi farà le scarpe». Ma le lezioni si estendevano ben oltre la limitata cerchia relativa alla preparazione delle dosi e dello spaccio ai clienti: l' uomo avrebbe insegnato a suo figlio persino come venivano risolti i contrasti coi fornitori internazionali, una qualità che, a due passi dal porto di Gioia Tauro - principale Hub europeo dello smercio di cocaina dal Sud America - poteva risultare fondamentale per un "figlio d' arte". «Che facevano? - raccontava al bimbo, riferendosi a una controversia su una fornitura - Una guerra succedeva qua... avevano kalashnikov, tutto... così lo potevi ammazzare, lo sotterravi e non sapeva niente nessuno, invece lì i colombiani... venivano qua sai che facevano? Il macello».
baby narcos
Una scuola di crimine senza pause: in un' altra intercettazione, Cambareri confessa candidamente di stare «andando con mio figlio a tagliare l' erba», dopo averla bruciata, e ricorda al ragazzo che l' indomani «la buca va coperta».
L' indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Gaetano Paci e dal pm Adriana Sciglio, si è svolta nell' estate del 2016. Proprio nell' agosto di quell' anno, Cambareri comunica al figlio di avere venduto a una cliente una dose tagliata male e di dovere andare a sostituirla: «Se la troviamo, vediamo che ha, se ha questa o quella e le diamo quella giusta. Hai capito? Che con quella all' ospedale va a finire».
Questa educazione all' illegalità è andata avanti fino al primo arresto in flagranza di reato di Cambareri, nel 2016, proprio davanti agli occhi del figlio. In seguito, dopo la scarcerazione, l' uomo si è allontanato volontariamente dal nucleo familiare, imbarcandosi su una nave per lavorare.
Adesso, con questo nuovo provvedimento, la sorte del piccolo è incerta: la procura di Reggio trasmetterà gli atti alla procura dei minori che valuterà se esistono le circostanze per un provvedimento di limitazione della responsabilità genitoriale. Misure, queste ultime, che possono variare di intensità, fino ad arrivare a disporre l' allontanamento del bambino dal nucleo familiare, almeno fino al raggiungimento della maggiore età.
droga
Se il Tribunale dei minori riterrà che esistono gli elementi per un allontanamento, il bambino potrebbe accedere al programma "Liberi di scegliere", con il quale, da anni, il Tribunale dei minori della città dello Stretto prova a dare una seconda possibilità ai figli di chi fa parte delle cosche di 'ndrangheta e di coloro che, più in generale, tentano di instradare i giovani a un futuro criminale.