FINE VITA - IDRATAZIONE E ALIMENTAZIONE FORZATA
(ANSA) - "Le società scientifiche principali definiscono unanimemente le Nia (Nutrizione e idratazione artificiali) come trattamento medico-sanitario a tutti gli effetti", e anche la loro adozione o eventuale sospensione "chiede di essere declinata con discernimento nei casi concreti". E' quanto si legge in un vademecum dal titolo 'Piccolo lessico del fine vita', elaborato dalla Pontificia Accademia per la Vita e pubblicato dalla Lev, Libreria editrice vaticana.
La questione delle Nia viene trattata in uno specifico paragrafo che fa il punto sia delle norme civili in merito sia dei documenti ecclesiastici. "In effetti - si legge -, quanto viene inserito nell'organismo è preparato in laboratorio e somministrato attraverso dispositivi tecnici, su prescrizione e tramite intervento medici. Non si tratta pertanto di semplici procedure assistenziali e il medico è tenuto a rispettare la volontà del paziente che le rifiuti con una consapevole e informata decisione, anche anticipatamente espressa in previsione dell'eventuale perdita della capacità di esprimersi e di scegliere".
papa francesco arcivescovo vincenzo paglia
"Nelle malattie in cui si protrae uno stato di incoscienza prolungato con possibilità praticamente nulle di recupero, come nel caso dello stato vegetativo permanente - spiega ancora il vademecum -, si potrebbe sostenere che, in caso di sospensione delle NIA, la morte non sia causata dalla malattia che prosegue il suo corso, ma piuttosto dall'azione di chi le sospende. Ci sarebbe allora una differenza rispetto alla ventilazione assistita, che è pure un presidio di sostegno vitale, ma la cui sospensione, in condizioni particolari, non solleva obiezioni perché l'insufficienza respiratoria è parte della patologia in atto. A ben guardare, però - avverte il testo -, questo argomento è vittima di una concezione riduttiva della malattia, che viene intesa come alterazione di una particolare funzione dell'organismo, perdendo di vista la globalità della persona.
FINE VITA - IDRATAZIONE E ALIMENTAZIONE FORZATA
Questo modo riduttivo di interpretare la malattia conduce poi a una concezione altrettanto riduttiva della cura, che finisce per focalizzarsi su singole funzioni dell'organismo piuttosto che sul bene complessivo della persona".
"Le singole funzioni dell'organismo, nutrizione inclusa, soprattutto se colpita in modo stabile e irreversibile - si legge nel testo -, vanno considerate nel quadro complessivo della persona. In questa linea si può interpretare l'affermazione di papa Francesco, quando asserisce che gli interventi tecnologici sul corpo 'possono sostenere funzioni biologiche divenute insufficienti, o addirittura sostituirle, ma questo non equivale a promuovere la salute. Occorre quindi un supplemento di saggezza, perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona' (Francesco 2017)".
vincenzo paglia foto di bacco
"Questa affermazione - prosegue il testo - non è in contrasto con quanto sostenuto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (cf. CDF 2007). La Conferenza episcopale statunitense aveva rivolto alla Congregazione una domanda circa l'obbligatorietà della somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, al paziente in stato vegetativo. La risposta fu affermativa: le NIA devono essere considerate una terapia 'moralmente obbligatoria in linea di principio […] nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l'idratazione e il nutrimento del paziente'.
La Nota della Congregazione riconosce peraltro motivazioni eticamente legittime per sospenderla o non impiegarla quando: 1) non più efficace dal punto di vista clinico, cioè quando i tessuti non sono più in grado di assorbire le sostanze somministrate (è il venir meno di quella che si può chiamare "appropriatezza clinica"); 2) non disponibile nel contesto sanitario considerato,
affermazione che segnala l'incidenza delle circostanze e delle differenze nell'accesso alle cure; 3) comporta per il paziente 'un'eccessiva gravosità o un rilevante disagio fisico legato, per esempio, a complicanze nell'uso di ausili strumentali'".
FINE VITA - IDRATAZIONE E ALIMENTAZIONE FORZATA
"Quest'ultima menzione del disagio fisico del paziente - è scritto - evoca il criterio della proporzionalità dei trattamenti. La prescrizione formulata dalla Congregazione possiede quindi una validità generale, che però chiede di essere declinata con discernimento nei casi concreti".