Stefania Cubello per “D - La Repubblica delle Donne”
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Sono due le cose di cui Lizzo va più orgogliosa: «Prima di tutto il mio corpo, da qualsiasi lato lo si guardi. Poi il colore della mia pelle, è un onore possedere questa identità», dice. Inoltre, aggiungiamo noi, di Melissa Viviane Jefferson, cantante, rapper e flautista di Detroit, 31enne, neo-icona della scena afromericana e dell'orgoglio curvy, non puoi non amare l' esuberante ironia e la capacità che ha di metterti di buon umore: una sua risata equivale a un' iniezione di positività. È contagiosa come la sua musica.
Ne è un esempio la hit con cui sta spopolando anche in Italia, Juice, un accattivante inno all' autostima rivolto a tutte le donne, ma non solo, che non si accettano o non si sentono accettate se il loro corpo non corrisponde ai cliché di bellezza proposti da Instagram. Insomma, il suo messaggio è: non abbiate paura di guardarvi allo specchio. «Mirror, mirror on the wall/Don' t say it, 'cause I know I' m cute», canta infatti nei primi versi del brano che sta facendo da traino all' album Cuz I love you (Atlantic Music).
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Nel video (esilarante) che accompagna il pezzo, la cantante rende omaggio al suo più grande mito, Aretha Franklin, qui ricordata nella scena epica in cui la regina del soul interpretava Think nel film The Blues Brothers. «Voglio far sapere alle persone come me, e più in generale a quelle di ogni colore e taglia, che amarsi così come si è è possibile. Anche in un mondo pazzo come il nostro», ci dice Lizzo, poco prima del suo debutto sul red carpet al Met Gala, dove ha sfoggiato un abito total pink di Marc Jacobs (a quanto pare, il mantello di piume dell' outfit le è piaciuto così tanto che l' ha indossato anche il mattino seguente per andare in aeroporto, finendo, manco a dirlo, su tutti i social).
Il segreto per stare bene, secondo Lizzo, è volersi bene. E il segreto per volersi bene è non vivere in disparte, ma mettersi in mostra, accettarsi e valorizzarsi, avere un approccio positivo al proprio corpo, perché: «If I' m shiny, everybody gonna shine», canta ancora in Juice.
«Anche se non sei una super modella, meriti di essere considerata. E poi guardiamole queste top: sono magre, bellissime e socialmente accettate, ma alla fine anche loro soffrono per la pressione che subiscono dalla società, che le lega ai suoi canoni di bellezza. Io sono per una donna che sceglie di essere se stessa e che se ne frega dell'immagine di femminilità trasmessa dall' industria. Esistere. Amarsi incondizionatamente. Accettarsi - e se la società ti rifiuta, be'... un bel fuck!», incalza Lizzo, lasciandosi poi andare in una risata gioiosa e liberatoria.
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Negli Stati Uniti è diventata la principale portavoce del body positivity movement anche grazie alla disinvoltura con cui esibisce in pubblico le sue forme extralarge e ai costumi stravaganti che indossa, sia che si trovi alla fashion week newyorkese o sul palco del festival di Coachella (dove quest' anno ha stregato tutti con il suo talento e carisma strabordante), sia che appaia come ospite in programmi televisivi nazional-popolari, dal Jonathan Ross Show al salotto di Ellen DeGeneres.
Per l'uscita del suo album, poi, ha postato un video su Instagram (a beneficio del milione e oltre di follower) in cui, prima di entrare sul set per l' ennesimo servizio fotografico, si sfila la vestaglia e resta completamente nuda. Risultato? Oltre un milione di visualizzazioni. Poi c'è stato quello postato per il suo compleanno, in cui - a gattoni e con il corpo poco velato di un voile rosso - scuoteva sfacciatamente i fianchi in un provocante twerking. E (sempre su Instagram): in tutta la sua vulnerabilità sotto la doccia; in abiti fetish; in piscina salutando «Hi, bitch» mentre esce dall' acqua in bikini bianco, alla faccia di tutte le Bond girl di 007; in costume da Sailor Moon, in una seduta fitness in palestra o mentre intona con il suo flauto Under The Sea vestita da Ursula, la strega del mare della fiaba La sirenetta.
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Morale: sui social spopola. Ma per quanto riguarda il fatto che Instagram & Co. siano ormai il mezzo più usato da tante celebrity, dichiara: «Preferisco la realtà, io i social li uso perché mi divertono».
Oggi Lizzo è anche un' icona richiestissima dai magazine che, da Rolling Stone aTimes fino a Playboy, fanno a gara per fotografarla unveiled. E lei? Naturalmente ci sta.
Con il suo carisma e i messaggi di self love ricorda l'orgoglio curvy già rivendicato con il proprio lavoro da altre colleghe come Queen Latifah o Beth Ditto, leader dei Gossip, ma anche da Adele e star hollywoodiane come Octavia Spencer (premio Oscar per The Help del regista Tate Taylor), Tanya Saracho, Melissa McCarthy... Come loro, anche Lizzo ha imparato a fare del suo fisico oversize un punto di forza tutto da celebrare. Ma non è sempre stato così. Si è trattato di una conquista ottenuta alla fine di un lungo percorso ad ostacoli. I suoi inni all' autostima, come la stessa canzone che dà il titolo all' album Cuz I love you (prodotta da Sam Harris, leader del gruppo X Ambassador) o Tempo, con il feat. di Missy Elliott, o ancora Fitness, Better in color...Tutti brani scritti da una donna che ha imparato a proprie spese l' amore per se stessa.
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Melissa Viviane Jefferson è la più giovane di tre figli cresciuti in una famiglia di fede pentecostale che in casa vietava l' ascolto di musica pop. A 9 anni si trasferisce a Houston, dove finalmente scopriva gli artisti che le cambieranno la vita, Radiohead, Spice Girls, Destiny's Child, oltre alle protagoniste della scena rap e hip hop, Missy Elliott, Lauryn Hill. A scuola, figurarsi, i compagni la prendevano spesso e volentieri in giro per il peso.
Ma, a dispetto di tutto e di tutti, lei riusciva sempre a farsi rispettare grazie alla sua intelligenza. «Ero una vera nerd, la prima della classe». Un' altra delle altre cose che più ama di se stessa. «Sono sempre stata ambiziosa, una perfezionista, io dovevo primeggiare in tutto. Ai colloqui i professori dicevano a mia madre che in classe avrei potuto insegnare io! Però mi divertivo anche: ero pazza per i manga giapponesi, lo sono tuttora, per Sailor Moon... E se i miei amici ascoltavano rap, io avevo in testa la musica classica e i Radiohead», ricorda. Così, a 12 anni, spinta dal padre, Lizzo comincia a prendere lezioni di flauto traverso («a 13 anni riuscivo già a suonare il Carnevale di Venezia di Giulio Briccialdi») e in poco tempo diventa una musicista di talento, tanto da vincere una borsa di studio per la Università di Houston.
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A quel punto però Melissa entra nel periodo più buio della propria vita (del resto, l'adolescenza non è quasi mai una passeggiata). Ha idee confuse sulla strada da intraprendere, soffre prima per la separazione dai genitori, che si trasferiscono a Denver, in Colorado, lasciandola sola e senza una casa (lei cerca di farsi una carriera suonando in una rock band e dormendo in auto per mesi) e poi per la perdita del padre. La sua depressione era in gran parte dovuta al fisico e al fatto che non sarebbe mai diventata come le popstar che vedeva su Mtv, non sarebbe mai stata Beyoncé o Nicki Minaj.
«Capita a tutti nella vita di arrivare al punto di non potersi più guardare allo specchio», ricorda. «Non importa quanto fossi brava a suonare il flauto o a scrivere, non mi piacevo. Trovavo sempre ostacoli: se non era per il fisico, allora era perché avrei dovuto scrivere canzoni migliori, o essere più brava come artista. E così via». Le cose cambiano quando, finalmente, stanca di pensare di potersi svegliare un giorno ed essere diversa, smette di pensarci.
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Depone le armi contro se stessa. Nello stesso periodo un amico la invita a trasferirsi a Minneapolis, dove inizia a farsi un nome come cantante solista. «Il Minnesota mi ha rimesso al mondo, letteralmente. Ha creato Lizzo», dice pensando al passato, quando non credeva di poter diventare una cantante solista e non osava tirare fuori la voce, che invece era potentissima.
A fare la differenza è stato il suo pellegrinaggio a Paisley Park e la collaborazione con Prince, che la invitò a cantare nel suo 34esimo album in studio, Plectrumelectrum.
Il 2012 fu un anno spartiacque: «Prima di allora, magari potevo pensare di essere una brava musicista, una brava rapper o cantante. Ma non ero una vera artista. Prince mi ha insegnato a esserlo».
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Da Minneapolis, Lizzo si trasferisce poi a Los Angeles, la palestra e l'ambiente ideali in cui completarsi. Il primo album, Lizzobangers (2013), contiene pezzi diventati culto come Batches & Cookies, seguito poi dal secondo Big Grrrl Small World (2015). Molte sue canzoni si fanno subito notare: da Scuse Me a Good as Hell, dedicata al self-love, mentre Boys è diventato un inno, nonché uno dei maggiori successi del 2018, inserito dal Time nella lista delle dieci migliori canzoni dell' anno, e grazie a Coconut Oil (in cui canta «I remember back, back in school when I wasn' t cool») Ru Paul l'ha voluta come giudice nel suo show, Drag Race.
"Non cool", cantava, ma ora come si sente con tutto il successo che sta avendo (l'ultima hit, Truth Hurts, è schizzata nella classifica di Billboard e raccolto 13,6 milioni di streaming solo negli Usa nel giro di poche ore)? «La mia idea di successo è un po' diversa da quella che magari può avere lei.
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Certo i soldi mi permettono di pagare le bollette, mie e della mia famiglia, ma per me il successo è sentire il pubblico che ai concerti canta le mie canzoni e conosce la mia musica. Suono dal vivo dal 2013, un tour dietro l' altro, concerti nei principali festival rock in Usa e oltreoceano. È però solo con Coz I Love You che sto raggiungendo finalmente il pubblico mainstream. Questo è il successo, per me». Forse lo è anche il fatto di avere avuto Missy Elliott nel brano Tempo.
«È una donna meravigliosa, oltre che una grande artista. L' ammiro da sempre, è una mia eroina e non potevo crederci quando ha accettato di collaborare. Ci siamo divertite. Siamo molto diverse, ma condividiamo il fatto che ci piace ridere fragorosamente e circondarci di persone gioiose, positive!». Un modello assoluto? «Aretha Franklin», senza nemmeno pensarci. «Avere lei come punto di riferimento mi ha aiutata moltissimo in questo disco. Ancora prima che ci lasciasse, avevo in mente lei come guida per scrivere».
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Di recente, Lizzo ha reso omaggio ad alcune delle donne più influenti della storia della musica esibendosi al Lincoln Center, per il NPR Music Turning The Tables Lives, proponendo hit come Respect, proprio di Aretha Franklin, o Ex Factor di Lauryn Hill. Nonostante i continui rimandi al soul e r'n'b del passato, lo stile musicale di Lizzo è squisitamente contemporaneo e mette insieme rap con funky, elettronica con sintetizzatori anni '80, come nel caso di Juice.
Contemporanei sono anche i messaggi di positività e inclusione, in un'America dominata dal trumpismo, ma - in parte - contrastata da una Chicago che ha da poco eletto il suo primo sindaco donna, Lori Lightfoot, afroamericana e apertamente gay. Qualcosa sta cambiando?
«Se negli ultimi anni sta succedendo qualcosa di positivo, lo dobbiamo ai giovani attivisti che combattono per i diritti. Mi ispiro anche a loro. Non possiamo essere catalogati, come stessimo dentro scatole. Le voci degli artisti oggi sono importanti più che mai per trasmettere messaggi di cambiamento e smuovere la gente». E lei, per quale impegno "civile" o causa lotterebbe? «Per quanto mi riguarda, spingo le persone ad amarsi, prendersi cura di sé e non soffrire: ci si ammala! Voglio aiutare tutti a innalzare il livello di autostima».
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La sua la dimostra anche dal vivo: i concerti sono show irresistibili, un' esplosione di buona musica e vibrazioni, in cui canta, rappa, balla, suona il flauto, accompagnata da ballerine selezionate (più o meno tutte della sua stessa taglia). Cosa dobbiamo aspettarci dal live che presenterà all' Italia, il 10 luglio, al Circolo Magnolia di Milano? «Divertimento», dice in una risata esplosiva. «Divertimento in abbondanza»
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