Marco Mensurati per la Repubblica
VETTEL FERRARI
«C' è stato un momento, mentre ero là fuori avevo appena tagliato il traguardo e i fuochi d' artificio illuminavano la pista, e insomma sì, ho pensato, 'io amo quello che faccio'. Così ho pensato e non mi venivano in mente altre parole per quello che stavo provando».
Sebastian Vettel descrive così la propria felicità. Sono passati pochi minuti dal trionfo. In bocca, e addosso, ancora lo zucchero dell' acqua di rose che da queste parti usano al posto dello champagne per festeggiare sul podio. E in faccia un sorriso indelebile. Chiunque lo avesse visto meno di sei mesi fa mentre si agitava nel paddock di Interlagos o, poco prima, quando si contorceva nel motorhome di Suzuka, oggi stenterebbe a riconoscerlo.
Tutto merito della SF70H, per gli amici Gina, cioè la macchina che sta rovinando il sonno a Niki Lauda e Toto Wolff (l' ineffabile coppia Mercedes). Riportando, dopo anni, Maranello in cima alla classifica del mondiale di F1. La monoposto Rossa formato 2017 non ha solamente riacceso i sogni dei tifosi, ma ha anche salvato il matrimonio di Sebastian Vettel e la Ferrari. Che era ormai giunto a un passo dal capolinea.
VETTEL FERRARI 1
Arrivato nel 2015, Sebastian Vettel aveva un doppio obbiettivo: far dimenticare l' epoca cupa del regno di Fernando Alonso e rilanciarsi nell' inseguimento di Michael Schumacher, idolo di Sebastian sin da bambino, nonché punto di riferimento della sua carriera agonistica (con quattro mondiali già vinti, Vettel è l' unico pilota in attività che al momento può pensare di raggiungere la quota record di sette). All' inizio le cose sembravano funzionare.
Con il suo italiano che migliorava di giorno in giorno, Seb girava per la Gestione Sportiva con il suo taccuino nero pieno di appunti e idee da condividere con meccanici e ingegneri. Che stravedevano per lui. In pista le cose andavano benino. Dopo il naufragio del 2014 la Ferrari sembrava indirizzata verso un pronto recupero. Erano i tempi delle canzoni di Toto Cutugno cantate via radio al team, gli scherzi con i meccanici, le abboffate di tagliatelle al Montana. Il barometro segnava alta pressione. Poi, arrivò il 2016.
VETTEL
La macchina sbagliata, le incomprensioni tra Sergio Marchionne e James Allison (l' ingegnere-star inglese oggi alla Mercedes) la pressione, le sconfitte, il taccuino nero che si riempiva di scarabocchi e prescrizioni sottolineate con rabbia. La squadra venne smontata e rimontata un paio di volte, nel periodo cruciale dell' anno, quello in cui si progetta la macchina della stagione successiva, e questo per un ragazzo metodico e razionale come Vettel era inaccettabile.
Scese il gelo. Non con la squadra, ma con i vertici. Tanto che Marchionne e Arrivabene cominciarono a valutare qualche alternativa (Ricciardo era in pole); e lui cominciò a guardare languidamente alla Mercedes.
Ma alla fine nessuno fece nulla: la Mercedes, avuta l' occasione, ha puntato dritto su Bottas e la Ferrari era già sufficientemente inguaiata con i tecnici per aprire anche il fronte "piloti". Le due parti si sono dunque date un anno di tempo per capire. «Vediamo che tipo di competitività possiamo garantire a Sebastian, poi capiamo il da farsi», fu la decisione di Marchionne.
VETTEL BAHRAIN 5
Una decisione che oggi ha premiato. Nel ristrutturare la squadra, Mattia Binotto - l' uomo che ha sostituito Allison - ha stabilito tra le priorità quella di «riportare la calma». Questo, insieme al feeling con i meccanici, mai venuto meno, ha rilanciato le relazioni interne di Vettel con i vertici della Scuderia. Al resto ci ha pensato la Gina: a Barcellona durante i test il taccuino nero è rimasto vuoto.
Ai gp nemmeno se l' è portato dietro. Fino al trionfo di domenica sera, quando Seb ha portato con sé un rappresentante del team sul podio: «Voglio ringraziare il team per il lavoro fantastico che ha fatto. E Matteo: lavora giorno e notte al circuito e in fabbrica. In questi mesi ho visto un impegno incredibile da parte di tutti i singoli elementi della Scuderia. E adesso è fantastico essere qui con loro». Parlava, Seb, e l' aria era ancora piena dell' inno italiano seguito da quello tedesco, proprio come ai tempi di Schumacher che, per una notte almeno, sembrano tornati.
VETTEL 4