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    DOVE NON ARRIVANO I PROIETTILI, ARRIVANO GLI HACKER - DALL'INIZIO DELLA GUERRA I RUSSI HANNO LANCIATO 237 ATTACCHI CYBER CONTRO L'UCRAINA, TRA INFRASTRUTTURE STRATEGICHE COLPITE E FAKE NEWS DISPENSATE ALLA POPOLAZIONE - DIETRO A QUESTE AZIONI CI SAREBBERO SEI GRUPPI, DIVISI IN AREE DI COMPETENZA COME "DEV-058", CHE SI OCCUPA DI DISINFORMAZIONE, L'UNITÀ "71330", CHE HA IL COMPITO DI SOTTRARRE DATI SENSIBILI, "KRYPTON" FA PHISHING, MENTRE L'UNITÀ "STRONTIUM", LEGATA ALL'INTELLIGENCE MILITARE RUSSA, HA NEL MIRINO…


     
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    Alberto Simoni per “la Stampa”

     

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    Dall'inizio dell'invasione i russi hanno lanciato contro l'Ucraina 237 attacchi cyber. Molti sono stati indirizzati verso infrastrutture strategiche come centri per l'erogazione dell'energia e di comunicazioni; altri invece hanno avuto come obiettivo la disinformazione pura con lo scopo di creare un ambiente ostile per il governo ucraino presso la popolazione.

     

    È il contenuto di un report che Microsoft ha condiviso con le autorità statunitensi e che evidenzia come in prossimità di attacchi e raid missilistici, le operazioni di disinformazione si sono intensificate in una sorta di strategia composita che unisce la campagna di fake news per sostenere l'invasione terrestre al ricorso a malware contro infrastrutture critiche.

     

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    Sono sei i gruppi responsabili di queste azioni, operativi 24 ore su 24 e divisi in aree di competenza: c'è chi come Dev-0586 si occupa di «operazioni di influenza» (disinformazione) e chi come l'unità 71330 di sottrarre dati sensibili. Krypton fa phishing, mentre l'unità Strontium legata al Gru (intelligence militare russa) ha nel mirino i data center militari. Le azioni si sono intensificate nei giorni antecedenti l'invasione: fra il 15 e il 16 febbraio colpite le istituzioni finanziarie, il 23 febbraio il gruppo Iridium ha infettato con malware il settore tecnologico ed energetico lasciando scoperta per ore la catena di comando militare.

     

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    Sono azioni che Washington conosce bene e che etichetta sotto la dicitura «modus operandi tradizionale di Mosca». Già nel 2014 simili azioni di disinformazione erano state centrali nella strategia seguita dal Cremlino nel Donbass.

     

    L'ambasciatore americano all'Osce, Michale Carpenter, ha evidenziato che Mosca sta intensificando le azioni di disinformazione nel Donbass e nel Sud est dell'Ucraina. La strategia è la stessa della prima fase: far credere alla popolazione che una città o un villaggio sia ormai nelle mani dei russi e che gli abitanti siano stati lasciati, deliberatamente, al proprio destino dal governo di Kiev.

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    È lo stesso schema già usato a Mariupol dove per esempio fra il 1°e l'8 aprile, Dev-0586 si è finto un abitante della città assediata e ha inondato social e email con l'appello a rivoltarsi contro «il governo che ci ha abbandonato». Fonti Usa hanno spiegato che oggi i russi rivendicano di aver il controllo di interi villaggi e di alcune città e che referendum per l'indipendenza sono ormai pronti. «Sono solo fake news messe in giro per confondere la popolazione», hanno detto le fonti.

     

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    Dal terreno infatti - ha raccontato l'ambasciatore Carpenter - arrivano informazioni ben diverse rispetto alla narrazione che i russi stanno spargendo. «Ci sono trasferimenti forzati, i russi stanno deportando gli abitanti dalla zone libere e quelle sotto il loro controllo se non addirittura in Russia». E dalle zone del Donbass arrivano invece notizie di giornalisti, attivisti, funzionari comunali «torturati, picchiati e fatti sparire». È un fronte della guerra - dice il Dipartimento di Stato - decisivo e che non possiamo tralasciare.

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