Lettera di Luigi Mascheroni a Dagospia
Caro Dago,
mendini
per lungo tempo gli anni Ottanta in Italia sono stati considerati il peggio del peggio. Gli anni di plastica, del disimpegno, dell’annuncio del berlusconismo, dell’Apparire contro l’Essere… Poi, lentamente, è cominciata una rilettura, tendente alla rivalutazione: saggi, trasmissioni tv, riflessioni sociologiche, mostre. L’ultima in ordine di tempo ha aperto oggi a Milano: “Reality ‘80”. Il decennio degli effetti speciali (a cura di Cristina Quadrio Curzio e Leo Guerra), alla Galleria del Gruppo Credito Valtellinese alle Stelline. Sono andato alla preview. E guardando i vari pezzi mi è venuto in mente un elenco degli oggetti e delle idee irrinunciabili degli anni Ottanta. Te lo mando. Titolo: Hottanta voglia di Ottanta. Ossia: “Catalogo delle cose più belle del decennio migliore del Novecento”.
Il Partito socialista, quando l’artista Filippo Panseca – maestro del riciclaggio planetario della comunicazione – creava le sontuose scenografie per i congressi di Bettino Craxi, inventando il garofano rosso nel simbolo elettorale. Indimenticato il faraonico tempio di Rimini (Craxi come il dio Ra) e la piramide telematica eretta nel 1989 nell'area Ansaldo di Milano. Panseca era l’unico che a tavola poteva sedersi al posto del leader. I lupi della Milano da bere e da mangiare.
mario de biasi il duomo da san babila
La coloratissima caffettiera “Banale” di Mendini. Così originale, da cambiare sapore al caffè. E al design. Caldaia oblunga, serbatoio stretto, placche d’alluminio a spicchi rossi, verdi, gialli, blu… E Cyndi Lauper cantava True Colors.
La lira. Perché negli anni Ottanta eravamo tutti ricchi.
“Tango”, l’inserto satirico dell’Unità. Ma anche il suo figlioccio, “Cuore”, nato sul crinale del decennio, primo numero 16 gennaio 1989. Titoli profetici: “Fanno i comunisti, e poi vanno a fare la settimana bianca" (poi avrebbero comprato il Rolex) e “Aiuta lo Stato: uccidi un pensionato" (dopo sarebbe arrivata la Fornero).
Tetris. Il video-gioco coi tetramini che cadono giù uno alla volta e tu devi muoverli in modo che creino una riga orizzontale di blocchi senza interruzioni. In fondo è la metafora perfetta della vita: incastrare tutti i problemi che ti cadono addosso, uno dopo l’altro… Sperando non esca “Game over”.
ingresso 1982 foto di occhiomagico per domus
La spettacolarizzazione della politica. Che non è la politica da avanspettacolo di oggi.
La nuova figurazione italiana. Tino Stefanoni. Arduino Catafora. Il gruppo Memphis. Lo studio Alchimia. Arte e design sotto lo stesso cielo.
Mister Fantasy. Che a pensarci adesso era meglio di Alessandro Cattelan.
I gamberetti rucola e salsa rosa (ma perché? Non si sa…)
I videoclip. La nascita della musica da vedere. Wild boys.
Il Duomo by night eternato da Mario De Biasi. Che poi, la “Milano da bere” non era uno spot, ma un modo di centellinare i piaceri dell'esistenza.
Lampada Uva Eleganti, belli e lampadati, gli anni Ottanta sono stati i vent’anni del Novecento, la gioventù breve del secolo lungo. Immaturi e splendidi.
Speranza La generazione degli anni Ottanta fu l’ultima del ’900 a essere più ricca della precedente. E non è poco.
cravatte memphis
Blade Runner di Ridley Scott L’equivalente cinematografico delle Les demoiselles d’Avignon di Picasso. Rivoluzionario.
Cubo di Rubik La metafora del decennio. Come rimettere in ordine il caos che la nostra generazione si era trovata fra le mani come regalo dalla precedente. In media, ci abbiamo messo 35 secondi.
alchimia, timberland
Drive In Che non c’entra niente con “Colpo grosso”, né con la berlusconizzazione del Paese, né col Corpo delle donne. E comunque gli sketch di Gianfranco D'Angelo erano puro surrealismo. Comicità situazionista. Has Fidanken!
L’Italia più bella di sempre. Zoff, Gentile, Cabrini...
Idee Molte, al posto di un’unica ideologia. Periodo di corto circuito delle idee altamente creativo, in dieci anni si è pensato tutto ciò che sarebbe stato elaborato nei venti successivi, a partire da una nuova concezione del moderno, che arrivando ovviamente dopo di noi, non poteva che essere “post”. Post-moderno, appunto. Qualsiasi cosa il termine voglia dire.
Icone Le avventure di Lupin III, le cover dei dischi di Ivan Graziani e della Nannini ideate da Mario Convertino, la grande nevicata del gennaio ’85, Le mille luci di New York di McInerney, la new wave italiana, le fotografie di Occhiomagico per la rivista Domus, il Nephenta, le modelle del Nephneta, il Live Aid del 13 luglio 1985, i disegni tribali di Michele De Lucchi, le borse della Naj Oleari delle paninare, le paninare, i guanti da muratore di El Charro (da infilarsi per rimuovere le macerie culturali degli anni Settanta), il libro a quattro mani di Federico Zeri e Roberto D’Agostino Sbucciando piselli (onorato da una querela di Oriana Fallaci), la Transavanguardia, i regalissimi delle reclame, Michail Gorbaciov che annuncia il nuovo corso della perestrojka, Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio con le musiche di Philip Glass, il grunge.
1982 bagnante foto di occhiomagico per domus
Slogan Generazione a cui piaceva ostentare le etichette, ne appiccicò una gigante con scritto «Vaffanculo» al fascismo, al comunismo, al femminismo, al capitalismo, al liberalismo, all’ecologismo e pure al pacifismo, noi che abbiamo sempre preferito gli Alphaville ai Beatles. I Want To Be Forever Young.