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    UN FISCO PER L’ESTATE – DALLA FLAT TAX DEL CENTRODESTRA AL TAGLIO DELL’IRPEF SUI REDDITI MEDIO-BASSI DELL’AMMUCCHIATA DI LETTA, LE MIRABOLANTI PROMESSE ELETTORALI RUOTANO TUTTE ATTORNO ALLA PROMESSA DI MENO TASSE PER TUTTI - MANCA PERÒ LA RISPOSTA ALLA DOMANDA “CHI PAGA?” E NESSUNO SPIEGA COME INTENDE FINANZIARLE. CI PENSERA’ LA REALTA’, A OTTOBRE, QUANDO NON CI SARA’ IL GAS E AVREMO L’INFLAZIONE ALLE STELLE, A RIPORTARE TUTTI SULLA TERRA…


     
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    Enrico Marro per il Corriere della Sera

     

    È una corsa a chi promette di più. Proposte dettagliate quando si tratta di spiegare chi e come pagherà meno tasse. Del tutto assenti o fumose quando bisognerebbe invece spiegare i costi delle singole misure e, soprattutto, come si intende finanziarle. Insomma, manca la risposta alla domanda «chi paga?» le per le mirabolanti promesse elettorali in campo fiscale. Questo il problema principale che si riscontra nei programmi che i vari partiti o schieramenti hanno già presentato o stanno elaborando in vista del voto del 25 settembre.

     

    È interessante notare come emergano trasversalmente alcune direzioni di marcia: dalle misure per incentivare le assunzioni di giovani e donne al taglio del prelievo sul lavoro — segno che esso è ritenuto da tutti troppo alto— anche se il centrodestra sembra privilegiare autonomi e partite Iva (flat tax), nel senso che si partirebbe da loro, mentre il centrosinistra i lavoratori dipendenti (cuneo fiscale).

     

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    La flat tax del centrodestra

    La flat tax, ovvero un’aliquota unica di prelievo, è al centro delle proposte fiscali del centrodestra. Fino a pochi giorni fa ogni forza politica la declinava in modo diverso. Poi nel programma comune sottoscritto da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati, si è raggiunto un accordo, necessariamente più generico. Si propone che sulla flat tax attuale (15% per le partite Iva con ricavi fino a 65mila euro) il tetto salga a 100mila euro. Inoltre, si parla di «flat tax incrementale»: cioè dell’applicazione della tassa piatta sull’«incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti, con la prospettiva di un ulteriore ampliamento per famiglie e imprese».

     

    Per esempio, se si dichiarano 50 mila euro rispetto ai 40 mila dichiarati in precedenza, sui 10 mila euro si pagherebbe non la normale Irpef (il 35% in questo caso) ma la flat tax. Questa riforma si applicherebbe, «in prospettiva», a tutti i contribuenti. Si prevede anche la «progressiva introduzione del quoziente familiare».

     

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    Le altre proposte sono: un nuovo «saldo e stralcio» sulle cartelle esattoriali; misure per le imprese all’insegna del «chi più assume, meno paga»; «conto unico fiscale» per compensare crediti e debiti per la Pa; taglio dell’Iva su beni energetici, di prima necessità e per l’infanzia; detassazione del welfare aziendale; decontribuzione sulle assunzioni di donne, giovani e disabili; «salvaguardia delle situazioni in essere» sui bonus edilizi.

     

    Il cuneo del centrosinistra

    Nel centrosinistra, a oggi, non c’è un programma comune. Il Pd punta sul taglio dell’Irpef sui redditi medio-bassi. Centrale è la proposta di aumentare gli stipendi netti «fino a una mensilità in più», con l’introduzione di una franchigia di mille euro sui contributi Inps a carico dei lavoratori (senza conseguenze sulla pensione). Si propone anche una tassazione agevolata per il secondo percettore di reddito in famiglia, per agevolare il lavoro femminile. Per i giovani: totale decontribuzione delle assunzioni stabili degli under 35 e una dote di 10 mila euro, al compimento dei 18 anni e sulla base dell’Isee, per le spese relative a casa, istruzione e all’avvio di un’attività lavorativa. La dote sarà finanziata con l’aumento dell’imposta su successioni e donazioni oltre i 5 milioni di euro. Per le imprese si propone il superamento dell’Irap e la rimodulazione dell’Ires.

     

    Per artigiani, Pmi e professionisti si pensa all’autoliquidazione mensile delle imposte al posto del saldo-acconto. Sul versante fisco «verde»: revisione e la stabilizzazione degli incentivi per la rigenerazione energetica e sismica degli edifici e l’estensione del piano «Transizione 4.0» agli investimenti green; l’introduzione di una premialità fiscale per le imprese a elevato rating Esg (ambientale, sociale e di governance); la progressiva riduzione dei sussidi dannosi per l’ambiente. Sul fronte della lotta all’evasione: potenziamento della tracciabilità dei pagamenti.

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    La detassazione del centro

    Azione di Carlo Calenda e Italia viva di Matteo Renzi hanno annunciato che presenteranno il loro programma comune giovedì. Sul fisco le posizioni di partenza sono molto vicine. Azione propone di spostare la tassazione dal lavoro alle transazioni digitali, tagliando di 2 punti di Pil (36 miliardi) l’Irap e l’Irpef sui redditi medio bassi. Inoltre, i giovani fino a 25 anni dovrebbero pagare zero tasse e quelli tra 26 e 30 anni tasse dimezzate, secondo il partito di Calenda. Che propone inoltre il potenziamento dell’assegno unico sui figli a carico, voluto dalla ministra Elena Bonetti di Italia viva. Anche il partito di Renzi vuole arrivare al superamento dell’Irap per le imprese, come del resto è previsto dal disegno di legge delega di riforma del fisco del quale è relatore Luigi Marattin, economista di Italia viva. Tra le proposte anche l’abbattimento dell’Ires per i primi 5 anni per le aziende che si fondono, così da incentivarne la crescita.

     

    Completano il programma di Italia viva: la riforma dell’Iva su due aliquote più una fascia di esenzione per i beni di prima necessità; la revisione dell’Irpef su tre aliquote con una maxi-deduzione decrescente al crescere del reddito e la possibilità di pagare la stessa imposta con il telefonino, per avere un fisco sempre più digitalizzato. Per finanziare le riforme, Italia viva propone, tra l’altro, di eliminare il reddito di cittadinanza per chi è abile al lavoro.

     

    Il cashback dei 5 Stelle

    L IMPATTO DELLA DECONTRIBUZIONE IN BUSTA PAGA L IMPATTO DELLA DECONTRIBUZIONE IN BUSTA PAGA

    Superbonus e cashback sono le due creature fiscali dei 5 Stelle in questa legislatura, che quel che resta del Movimento, guidato ora da Giuseppe Conte, vuole potenziare nella prossima.Il Superbonus è l’agevolazione del 110% sui lavori di efficientamento energetico e di messa in sicurezza sismica degli edifici. Lo sconto fiscale, secondo le norme attuali, spetta fino al 31 dicembre 2022 per gli interventi effettuati da persone fisiche sugli edifici unifamiliari, a condizione che al 30 settembre 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 30%. Termini più lunghi sono previsti per Iacp e condomini. I 5 Stelle vogliono rendere strutturali il Superbonus e il meccanismo di cessione dei crediti fiscali, largamente utilizzato proprio con i bonus edilizi.

     

    Il cashback, nato per facilitare i pagamenti con carta di credito e bancomat e poi soppresso, viene riproposto dal Movimento con una novità: l’«introduzione di un meccanismo che permetta l’immediato accredito sul conto corrente delle spese detraibili sostenute con strumenti elettronici». Per esempio il 19% delle spese per farmaci tornerebbe immediatamente sul conto, al momento dell’acquisto fatto in farmacia con il bancomat o la carta di credito.

     

    Tra le altre proposte dei 5 Stelle: la cancellazione dell’Irap; «il taglio del cuneo fiscale per imprese e lavoratori», per aumentare il netto in busta paga; «maxirateizzazione delle cartelle esattoriali»

    IL CUNEO FISCALE IL CUNEO FISCALE

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