Tommaso Labate per corriere.it - Estratti
LANDINI SCHLEIN CONTE BINDI BOSCHI CAMPO LARGHISSIMO REFERENDUM ANTI-AUTONOMIA
Per i detrattori lo scatto tradirebbe quel vecchio effetto casual delle foto delle comitive in gita scolastica nell’epoca pre-social network, con la moda sostanzialmente fatta in casa e ciascuno vestito come gli pareva. Per i sostenitori, invece, il bello sta proprio lì, in quell’assenza di regia propria delle volte in cui riesci a mettere davanti all’obiettivo tutti o quasi: Giuseppe Conte, Maurizio Landini e Riccardo Magi rigorosamente con la cravatta, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli rigorosamente senza, Rosy Bindi più istituzionale, Elly Schlein più sportiva, Maria Elena Boschi a metà;
foto di vasto narni bologna sinistra
un po’ come la volta che il produttore Quincy Jones, a metà degli anni Ottanta del Novecento, aveva messo assieme il meglio della musica anglosassone nel supergruppo Usa for Africa, e i singoli si erano presentati tutti vestiti in modo diverso, Ray Charles col completo scuro, Stevie Wonder con un cardigan multicolore, Michael Jackson con le paillettes in oro giallo e via dicendo.
Ecco, se il campo larghissimissimo venuto fuori dalla foto della Cassazione di venerdì diventerà un’allegra comitiva destinata a lasciarsi dopo la fine dell’anno scolastico o se, al contrario, siamo di fronte al marchingegno di tecnologia politico-elettorale che sconfiggerà il centrodestra di Giorgia Meloni prima al referendum sull’autonomia differenziata e poi magari anche alle elezioni, ecco, solo il tempo lo dirà.
Achim Post Diederik Samsom Pedro Sanchez Matteo Renzi Manuel Valls
Solo il tempo sarà il supremo giudice chiamato a stabilire se il supergruppo che parte dai partigiani dell’Anpi e arriva fino al cuore del renzismo più ortodosso — passando da Pd, Cinquestelle, Verdi&Sinistra, Cgil e Uil — si sarà rivelato il disastroso remake della «gioiosa macchina da guerra» che perse da Silvio Berlusconi nel 1994 o se, al contrario, siamo di fronte al replay delle volte in cui, nel 1996 e nel 2006 (anche se di poco), lo sconfisse.
Una cosa è certa: tutti coloro che hanno scelto di mettersi in posa nella foto della Cassazione, accettando in qualche caso la vicinanza con persone con cui magari non si parlavano da anni (Bindi e Boschi, Boschi e Landini), hanno deciso di dare un taglio netto col passato recente del progressismo italiano fatto di foto posate, trovate di marketing politico e di scatti «venduti» a giornalisti e osservatori come svolte dal sapore indimenticabile, che di indimenticabile alla fine hanno avuto solo la malasorte:
festa dell'unità bologna federica mogherini matteo renzi pedro sanchez manuel valls Diederik Samson e Achim Post
l’evento Blues Brothers di Firenze con Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi, uno nei panni di John Belushi e l’altro di Dan Aykroyd, che nel 2013 suggellò un armistizio durato neanche poche settimane; la foto di Vasto con Bersani, Di Pietro e Vendola di due anni prima, considerata forse un po’ a torto la matrice della «non vittoria» alle Politiche del 2013;
il pokerissimo di camicie bianche dei leader della socialdemocrazia europea con Renzi in mezzo, di cui soltanto una — quella del premier spagnolo Pedro Sánchez — ancora viene indossata ai vertici internazionali dei capi di governo; fino alla foto di Narni, anno 2019, la prima in cui gli ex nemici Pd e Cinquestelle decisero di posare l’uno accanto all’altro, peccato che nessuno dei due leader ritratti nell’immagine (Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio) abbia conservato i galloni e le stellette di allora.
Renzi, Valls, Sanchez
La prova fotografica, in fondo, è sempre stata il primo step di una coalizione.
(...)
Vent’anni dopo si è ancora lì, tra l’incubo della Grande ammucchiata e il miraggio della Grande bellezza. Ben sapendo che la seconda comporta il rischio che, tra i partecipanti, si nasconda qualcuno che voglia fare con le coalizioni quello che il protagonista dell’omonimo film di Paolo Sorrentino faceva con le feste: non parteciparvi, ma farle fallire.
Renzi, Valls, Sanchez e Mogherini RENZI, VALLS, SANCHEZ - PATTO DEL TORTELLINO Renzi, Valls, Sanchez