Antonio Riello per Dagospia
riello festaiolo
Importanti e riveriti produttori francesi di vino stanno coinvolgendo a tutto spiano artisti di rilievo per disseminare di opere d'arte i loro leggendari vigneti.
A Vosne-Romanée, la Cuverie du Prince de Conti (patria del Romanée Conti, la Rolls-Royce dei grandi rossi di Borgogna) con l'aiuto del Consortium Art Contemporain di Dijon ospita le installazioni di Christophe Brunnquell e di Beau Dick.
Nella zona di Bordeaux lo Chateau Chasse-Spleen a Moulis-en-Medoc ospita le opere di vari artisti tra cui Anita Molinero, Felice Varini e Katinka Bock.
tom shannon chateau lacoste
Nello Champagne, vicino a Reims, l'eponima Maison Ruinart viene celebrata da par suo con l'intervento di Tomas Saraceno. Sempre vicino a Reims il Domaine Vranken-Pommery offre ai visitatori una collezione piuttosto imponente (notevole l'installazione di Daniel Firman).
bernard venet, chateau saint mur
La Provenza è probabilmente l'area più ricca di intrecci alcoolico-artistici. Il più aggiornato, chic e ambizioso è di sicuro quello legato allo Chateau La Coste nei pressi di Aix-en-Provence (si va da Tracy Emin a Sean Scully). Vicino a Saint-Tropez si trova il Chateau Saint-Maur dove ogni estate vengono ospitate mostre notevoli (quella di quest'anno si intitola "Minimo"), ci sono in ogni caso anche opere permanenti come "At Dawn" del duo Martine Feipel e Jean Bechameil.
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La Commanderie de Peyrassol (92 ettari a vigneto e circa 100 opere di Arte Contemporanea sparse in giro, non manca quasi nessun nome "giusto") non è comunque certo da meno.
Infine, tra i grandi crus del Chateau Sainte-Roseline, troneggia una tripla mostra che comprende Jean Dubuffet, Joan Mirò e Barry Flanagan.
dawn martine feipel e jean bechamel commanderie de peyrassol
Tornando in Italia, Brescia, dal canto suo, potrebbe sembrare solo una delle tante città manifatturiere del Nord, concentrata nelle complesse e faticose trasformazioni dell'Era Post-Industriale.
Apparentemente dunque una destinazione senza un particolare glamour, ben diversa dagli ambienti esclusivi dei manieri francesi.
A Brescia in ogni caso, tra tante altre cose davvero molto belle, ci sono anche notevoli note enologiche ed artistiche da scoprire. Si può trovare il più grande vigneto urbano di tutta Europa (circa quattro ettari), noto come vigneto "Pusterla" dove Emanuele Rabotti coltiva una varietà antica e autoctona. Le piante si arrampicano sulle pendici settentrionali del colle Cidneo, che ha sulla sommità il vasto Castello da cui si domina la città.
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E, su invito dell'agguerrita Associazione Belle Arti di Brescia, l'artista Pascale Marthine Tayou (1967) ha pensato per questo luogo una installazione molto speciale: "La Plage". Il lavoro di Tayou di solito testimonia, in modo non scontato e con il piglio di un giocoliere visionario, le complicate relazioni che si sono create nei secoli tra la Civiltà Africana e i paesi colonialisti Europei.
E' un personaggio carismatico molto considerato da critici e curatori di tutto il Mondo, vive e lavora tra il suo paese natale (il Camerun) e la Francia. Può vantare robuste partecipazioni a importanti rassegne (come Documenta 2002) ed è rappresentato in Italia dalla Galleria Continua.
Qui l'artista ha sistemato circa 600 classici ombrelloni coloratissimi da spiaggia colorati (realizzati apposta per la bisogna) in mezzo ai filari delle viti. Potrebbe essere letto ovviamente come un intervento di Land Art. Massimo Minini però ama definire Tayou piuttosto come un paesaggista contemporaneo (un pronipote della schiatta di Watteau, Claude Lorrain o di Fragonard) che, a modo suo, ritrae e modifica il paesaggio esistente. Un suggeritore di paesaggi insomma.
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Non manca, guardandosi indietro, anche un'ombra di ricordo per le famose file di drappi/ombrelli colorati del duo Jeanne-Claude Christo. Il risultato: una vigna, oppure una spiaggia, probabilmente tutte due le cose assieme. Gli artisti usano spesso una tecnica collaudata per creare un turbamento emotivo-sensoriale: mescolano (e spesso invertono) luoghi e/o situazioni che in condizioni "normali" dovrebbero essere decisamente tenute lontane e separate.
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Un caso tipico è quello del Padiglione della Lituania all'ultima Biennale di Venezia dove tre artisti (Lina Lapelyte, Vaiva Grainyte e Rugile Barzdziukaite) hanno portato un pezzo di spiaggia (con sdraio, sabbia, bagnanti e ombrelloni inclusi) dentro al seminterrato di un edificio dell'Arsenale di Venezia. Quasi sempre funziona il binomio interno/esterno. Ma anche, come nel caso di Brescia, il semplice innesto di due diverse situazioni, entrambe esterne, in un unico insieme può scatenare comunque il cosiddetto effetto "ostranenie" (un termine in lingua russa che sinteticamente riassume l'effetto destabilizzante che innesca il de-portare, in un contesto decisamente inaspettato, una realtà abitualmente associata ad un altro ambito).
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Alla fine, su questo bel declivio, quel che conta di più è che "La Plage" riesce ad emanare una visione sostanzialmente ottimistica del futuro, dove il lavoro e la fatica sembrano virtuosamente poter convivere con la vacanza e il relax. Potrebbe forse, per qualcuno, anche essere il misterioso segnale dell'inizio della fine di un gigantesco incubo collettivo (è stato inaugurato il 21 giugno....). Chissà? Non è fantascienza comunque. E neanche Utopia. Sono solo i Super-Poteri dell'Arte al lavoro.
beau dick, cuverie conti, vosne romanee
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