Paolo Conti per il “Corriere della Sera - Roma”
ANDREOTTI ELISABETTA
C’era, un tempo, una Roma elegante, preziosa, cosmopolita. Anzi, c’è ancora, perché l’inimitabile arte del ritratto letterario e del fermo-immagine su pagina esercitata da un maestro imbattibile nel genere come Alberto Arbasino provvede a sottrarla all’oblìo e allo sbiadimento delle memorie.
E’ uscito da Adelphi il suo <Ritratti e immagini>, denso di flash romani. Poco importa se e quanto siano già editi perché questo riordino editoriale permette al lettore di individuare il fil rouge che avvolge la nostra splendida e dolente città, tanto oggi avvilita quanto allora era colta, chic, popolata di grandi protagonisti.
ALBERTO ARBASINO RITRATTI E IMMAGINI
Esempio. E’ il 1961, Elisabetta II di Gran Bretagna è in visita a Roma, ricevimento a Castel Sant’Angelo. Arbasino arriva in ascensore, invece l’anglista Mario Praz <arriva ansimando e zoppicando, gli hanno detto che gli ascensori sono guasti>, tipico di Roma. Ecco la Sovrana, Praz si avvicina.
Racconta Arbasino: <Non appena davanti alla Regina, per la presentazione, lei bene informata gli disse subito: “Ma noi ci conosciamo già”: “Eh sì”, disse il Professore, “a Londra Vostra Maestà m’ha dato una bellissima onorificenza che non ho mai occasione di portare. Neanche stasera: il Protocollo mi ha detto di no”.
E lei: “Come to London. Wear it there”>. Ma venga a Londra e la indossi lì. Un capolavoro di ironia, humor britannico e vanità. Nel folgorante capitolo su Capote, Truman è ritratto dopo il successo di <A sangue freddo>, dunque era il 1966. Passa a Roma con <festeggiamenti sia dagli Agnelli sia da Judy Montagu, la grande spiritosa Londinese che sull’Isola Tiberina ospitava Princess Margaret e Lady Diana Cooper, Cyril Connoly e Marlon Brando e Arold Acton>.
TYRONE POWER ROMA
Nessuna invenzione, tutto vero, Roma era questo. Ma non basta: <Vivevano a Roma, per la gioia degli esteti internazionali, e apparivano a Spoleto o ne ‘La Dolce Vita’ anche Jenny Crosse, figlia di Robert Graves, Iris Tree, figlia di Beerbohom Tree, Lady Warwick, amica di Arthur Koestler, nonché Muriel Spark e Gore Vidal e un vecchio e simpatico monsignore americano che era stato amico e confessore di Scott Fitzgerald al College>.
ARBASINO AL PIPER
Un'overdose di cultura e jet set. Ma non basta ancora, perché sappiamo che il raffinato, e anonimo, monsignore <abitava a palazzo Doria e rispose ‘non posso, sono a letto’, quando Tyrone Power gli chiese di celebrare le sue nozze con Linda Christian in Santa Francesca Romana>. Snobismo cattolico da Guinness dei primati.
C’è Leonard Bernstein, per anni ospite della Capitale. Poche righe introducono un dibattito su Debussy nato per la grande mostra <Debussy e il Simbolismo> del 1984 a villa Medici: <Ma a questo punto si chiede un parere a Leonard Bernstein, che dirige un “tutto Debussy” a Santa Cecilia. La risposta è: “Debussy è il Seurat della musica”>.
TRUMAN CAPOTE ROMA
Uno slogan più efficace di chissà quanti saggi. Altra pagina, su Peter Brook, nel 1986 regista dell’indimenticata <Carmen> all’Argentina dove la platea scomparve e divenne palcoscenico. Narra Arbasino citando la mitica Adriana Panni, per decenni pilastro dell’Accademia Filarmonica di Roma: <All’Argentina un’ammiratrice molto infervorata commentava questa ‘Tragédie de Carmen’ di Peter Brook. Incantata soprattutto dal focherello di mezzo, oltre che dalle panche alle pareti. Qui fu pacata la suprema Adriana Panni- “In teatro, se po’ fa tutto quanto se vole. I posti, se ponno mette, e se ponno toglie”>.
Peter Brook e il romanesco, un registro alto/basso da manuale. Si sospira quando si legge che Rudi e Consuelo Crespi <davano ogni anno un bel pranzo nel loro appartamento a palazzo Odescalchi per Alexander e Tatjana Liberman, entrambi russi>, lui editore. Si discute di letteratura russa e si scopre Tatjana era stata l’ultima fidanzata di Majakovskij.
TYRONE POWER LINDA CHRISTIAN ROMA
Arbasino promette di riferire tutto il giorno dopo ad Angelo Maria Ripellino, grande studioso del poeta russo ma Tatiana preme per contattarlo subito, la padrona di casa la aiuta: <Vuoi provare a chiamarlo? Dalla mia stanza da letto>, come in un film francese. Ripellino al telefono grida: <La Jakovleva! Da anni la vado inseguendo!> Erano le dieci di sera, riporta Arbasino, <stettero al telefono per oltre un’ora, si diedero appuntamento la mattina dopo al Grand Hotel>. Tutto questo è avvenuto a Roma. Veramente. Un immenso ‘grazie’ ad Arbasino per averlo consegnato al futuro.
ARBASINO LIBRO ARBASINO 1 ALBERTO ARBASINO