DAGOSPIA
BERLUSCONI SALVINI
Da una parte c’è la repulsione (quasi fisica) verso Matteo Salvini: quella barba, quella felpa, quel linguaggio da Quarto Oggiaro… Al Cav non piace nulla del leader lumbard! Dall’altra, c’è quel bisogno (quasi fisico) dei suoi voti in Parlamento. E da queste pre condizioni che nasce il fenomeno Maroni.
SALVINI POPULISTA
Berlusconi avrà pure mille difetti, ma sa fare di conto. Così, se i sondaggi lo danno stabile al 20%, e se Renzi naviga (con generosità) verso il 24%, grazie al micro contributo della 4° gamba (o terza coscia) e della Ducetta Meloni riesce a comporre una maggioranza. Insomma, arriva al 51%. Ma ha la necessità politica di tenere dentro una fetta della Lega.
MARONI BOSSI
Come riuscirci? Ad Arcore hanno pensato che il rebus potrebbe essere risolto con la nomina di Maroni a ministro: dell’Interno, of course. A quel punto, la fame (atavica) di potere dei lumbard potrebbe agire da sirena per tanti leghisti, magari eletti nei collegi proporzionali. E diventare i “responsabili” della prossima maggioranza.
Berlusconi è talmente convinto di riuscire nell’impresa che lascia libero spazio alla fantasia dei suoi di individuare i prossimi posti di governo. Il più scatenato è Paolo Romani che punta alla Farnesina. Un altro che sicuramente avrà una casella di prestigio sarà Franco Frattini. Lo schema messo a punto dagli ambasciatori prevede Gentiloni a Palazzo Chigi e l’ex ministro degli Esteri sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
QUELLA GIUSTIZIA AD OROLOGERIA
Manuela D’Alessandro per www.giustiziami.it
maroni
E se Roberto Maroni avesse rinunciato alla Lombardia pensando a Palazzo Chigi proprio a causa del suo processo (le famose “ragioni personali”)? Alcuni indizi cominciano a mettersi in fila. Nell”intervista al ‘Foglio’ il Governatore spende parole accorate per Giuseppe Orsi e Mattia Palazzi, l’ex ad di Finmeccanica e il sindaco di Mantova usciti indenni con tante scuse dalle rispettive vicende giudiziarie dopo “avere subito un’inacccettabile aggressione mediatica”.
Il tarlo giudiziario sembra avere lavorato dentro di lui in questi ultimi anni, considerando anche che l’inchiesta ha svelato aspetti molto privati della sua vita, come la relazione con una delle collaboratrici che avrebbe favorito. Non a caso ha citato Palazzi, pure lui al centro di un presunto ‘sex gate’. Il Tribunale ha cancellato due udienze previste a febbraio (uffcialmente per l’incombere di altri processi con detenuti, ma non si esclude una pax elettorale tra magistrati e difesa) fissando la requisitoria al 22 marzo e le discussioni delle difese al 12 e al 19 aprile, tutto dopo il voto.
ROBERTO MARONI ATTILIO FONTANA
Questo significa che la sentenza del processo iniziato – tenetevi forte - il primo dicembre 2015 e proseguito con una lentezza sfinente arriverà a nomina del premier abbondantemente avvenuta. A quel punto, dando retta agli scenari mediatici non confermati dai protagonisti, il leghista potrebbe essere il nuovo capo del Governo.
Maroni avrebbe accettato il rischio di rinunciare alla certezza di un secondo mandato lombardo ponderando proprio le conseguenze di un eventuale epilogo a lui sfavorevole del processo, peraltro improbabile data l’assoluzione per gli stessi fatti dell’ex dg di Expo Malangone in appello, ma la paura può tutto. L’accusa per lui è di avere esecitato pressioni illecite finalizzate a far ottenere un lavoro e un viaggio a Tokyo a due sue ex collaboratrici, una delle quali presunta amante.
MARONI ZAIA REFERENDUM
E qui entra in gioco la legge Severino che prevede la decadenza di un amministratore pubblico condannato anche solo in primo grado, in questo caso per il reato di induzione indebita. Se fosse stato rieletto Governatore avrebbe dovuto alzarsi subito dalla poltrona. La decadenza riguarda però solo gli amministratori locali, non i parlamentari e il premier che sono costretti a lasciare le cariche solo al termine dei tre gradi di giudizio. Un Maroni a Palazzo Chigi rimanderebbe di un paio d’anni il suo eventuale problema con la giustizia.