Laura Zangarini per il Corriere della Sera - Estratti
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LUCIO DALLA 1
Prodotto da Nexo Digital e Sony Music, e diretto da Walter Veltroni, DallAmeriCaruso. Il concerto perduto arriverà nelle sale come evento speciale dal 20 al 22 novembre; in contemporanea sarà disponibile in digitale l’album DallAmeriCaruso - Live at Village Gate, New York 23/03/1986 (dal 1° dicembre in formato doppio cd e vinile). «Da sempre mi interessa il rapporto con il tempo, con la sua tridimensionalità, con la memoria — spiega il regista, amico di lunga data del cantautore bolognese scomparso nel 2012 —.
VELTRONI DALLA IL CONCERTO PERDUTO
Da questo concerto ci separano 37 anni, eppure vibra di potente attualità. Aver ritrovato questo live, averlo “rigenerato” in termini di qualità dell’audio, significa poterlo “eternizzare”, consegnarlo alla storia nella sua integrità. Spero che nelle sale in cui verrà proiettato le persone lo vivano come un film da cantare».
Nel documentario, prosegue Veltroni, «abbiamo poi cercato di ricostruire ciò che mancava al concerto, Caruso e la leggenda che accompagna il brano, cui Lucio credette pur sapendo che non era vera, e che trasformò in una canzone epica. Era affascinato da tutto ciò che è incernierato nello spazio tra realtà e fantasia, è stato il più “felliniano” dei cantautori italiani».
DALLA IL CONCERTO PERDUTO
Tutto nasce dal racconto di Angelo Leonelli, barista dell’Hotel Excelsior dove Dalla, di ritorno dagli States, è costretto a fare tappa per via di un’avaria alla sua barca, al largo della costa di Sorrento.
Gli assegnano la camera dove, nel 1921, ha soggiornato Enrico Caruso. Leonelli gli racconta che il grande tenore, malato, e prossimo alla fine, in quelle stanze si è invaghito di una giovane a cui insegna musica. Seduto al pianoforte di Caruso, nell’hotel che di quell’amore (vero o inventato che fosse) è stato testimone, Dalla compone quello che è considerato uno dei capolavori della musica moderna, con milioni di copie vendute nel mondo. «Ho voluto molto bene a Lucio — confida Veltroni —, questo film è un modo per testimoniargli affetto. Era uno spirito libero e, come tutte le persone intelligenti, curioso. La sua musica, tra tradizione e modernità, mischia fado, sonorità brasiliane, pop, Murolo...
VELTRONI IL CONCERTO PERDUTO DALLA
Era un uomo colto, gli piaceva esplorare mondi. Per questo forse amava l’America, terra di frontiera. Mi manca la sua fantasia. Vincenzo Mollica aveva ospitato un dialogo tra Lucio e Fellini, si capivano al volo, due meravigliosi bugiardi, due inventori di favole. Mi sembra che oggi questo un po’ manchi. Quando mi hanno detto che un Indiana Jones aveva ritrovato i nastri di questo concerto, mi è sembrato bello restituire agli occhi di tutti qualcosa che non si sarebbe più potuto vedere».
DALLA CARUSO
LUCIO L’AMERICANO
Gino Castaldo per la Repubblica - Estratti
(...) Lucio all’arrivo se ne andò in giro da solo, come faceva sempre, passò qualche ora immerso nelle sue esplorazioni con la testa persa nelle cime dei grattacieli, poi subito alle prove. Era un guerriero, voleva confrontarsi con un pubblico in parte nuovo, lui che in Italia era famoso e lì doveva battersi come un esordiente di fronte a una platea che per metà le sue canzoni neanche le conosceva, ma era quella la sfida, da combattere con gli Stadio che lo seguivano ed erano la squadra perfetta per vincere.
Anche come performer Lucio era nel suo momento migliore, irresistibile, profondo, istrionico, e il massimo di cui era capace l’ha dato a New York, nel cuore dell’America che lo ossessionava e tornava spesso nelle sue canzoni. Voleva i luoghi sacri, quelli del jazz della sua mitologia e per New York scelse il Village Gate, dove alle pareti c’erano le tracce di tutti quelli che lo avevano preceduto, John Coltrane, Miles Davis, il luogo dove suonava il suo amato Keith Jarrett, insomma era come per un tenore suonare alla Scala.
ENRICO CARUSO
Ci ritrovammo lì fuori, davanti all’insegna, quasi increduli, Lucio disse: «Ti rendi conto, siamo nel cuore del Greenwich Village, il quartiere al mondo dove è passata più musica, più storia, più avventura, più rock, folk e jazz che in qualsiasi altro luogo ». Mormorava scongiuri, ripassava canzoni che sapeva a memoria.
Il Village Gate si riempì e cominciò la battaglia. Il concerto fu stupendo, L’ultima luna , Anna e Marco , Cara , Balla balla ballerino , Futura , Tango , tutti pezzi pregiati, e rivederlo nel documentario conferma quel desiderio di osare rispondendo solo alla voglia interiore di dialogare con la propria personale mitologia, occuparla, esserci. Solo dopo, dopo che si spensero le luci, si concesse un piccolo cedimento: per non offendere la comunità italiana accettò una festa dopo-concerto, si andò a tutti a mangiare spaghetti in un’associazione a Little Italy, tra fiocchetti tricolori, cartoline, vecchie canzoni e ricordi d’Italia, con Lucio che stringeva mani, raccontava aneddoti, gli anziani che gli chiedevano notizie dei cantanti di una volta.
lucio dalla (8)
Una tenerezza infinita, ma Lucio tornò a casa con un prezioso bagaglio, un concerto che sarebbe diventato un disco, erano le premesse per quell’estate dell’ 86 in cui dal cappello a cilindro dei destini incrociati della musica spuntò la più clamorosa delle invenzioni, Caruso , grazie a quella sosta forzata a Sorrento ben raccontata nella lunga introduzione nel documentario, la ciliegina sulla torta che completò quello che doveva essere il documento discografico del concerto di New York e invece con l’aggiunta della canzone diventò DallAmeriCaruso , il più brutto titolo dell’intera discografia di Dalla ma la più bella combinazione di poesia, l’America conquistata con la musica dal vivo e la dedica al tenore che con la canzone napoletana aveva conquistato il mondo. Acrobazie di cui solo Lucio poteva essere capace.
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gino castaldo foto di bacco DALLAMERICACARUSO LUCIO DALLA
lucio dalla (4) lucio dalla (3) lucio dalla (2) lucio dalla 1965