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    COSE DI COSA NOSTRA – PIERO MELATI RIPERCORRE OLTRE MEZZO SECOLO DI STORIA MAFIOSA ATTRAVERSO FOTO, LIBRI E SERIE TV: "IL COMMISSARIO MALTESE? UNA FICTION NEOCLASSICA. MANCANO NUOVE IDEE E LINGUAGGI PER RACCONTARE LA MAFIA. VARGAS LLOSA SI DISSE STUPITO CHE NON SI FOSSE ANCORA SCRITTO UN GRANDE ROMANZO SU FALCONE" - VIDEO


     
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    PIERO MELATI PIERO MELATI

     

    Marco Cicala per il Venerdì – la Repubblica

     

    Domenica 11 marzo 2012, chi si fosse trovato a bighellonare tra i rigattieri del palermitano mercato di piazza Marina avrebbe potuto imbattersi in un cimelio perlomeno singolare: l' album di famiglia di Salvo Lima. Il luogotenente della Dc andreottiana in Sicilia era stato eliminato da Cosa Nostra esattamente venti anni prima, a rescissione di antiche alleanze. Nelle foto ammucchiate sulla bancarella, Lima appariva in giro con la moglie, a battesimi o compleanni dei figli... In vendita c' era anche il suo passaporto da eurodeputato.

     

    Lo ricorda Piero Melati in Giorni di mafia, appena uscito da Laterza. È un libro illuminante perché anomalo: a immagine del suo autore, "mafiologo" eterodosso e perfino eccentrico, grande conoscitore di processi e inchieste, ma pure formidabile lettore di Sciascia e Tomasi, Cioran e Mishima, Bolaño e Don Winslow, come dei più iniziatici tra i manga giapponesi.

    GIORNI DI MAFIA COVER GIORNI DI MAFIA COVER

     

    Chi lo abbia seguito negli anni da lui trascorsi al Venerdì, non resterà sorpreso dal fatto che tra le cento date scelte da Melati per ripercorrere oltre mezzo secolo di storia mafiosa non ci siano solo quelle di fatti e fattacci, ma anche effemeridi relative a libri, film, serie tv, videogame; o a spigolature altamente eloquenti - tipo le foto di Lima dal robivecchi.

     

    Domanda: se Cosa Nostra finisce al mercatino delle pulci vuol dire che è diventata merce vintage?

    «Quell' episodio si presta a una duplice interpretazione» dice Melati al telefono da Palermo. «Da un lato può significare che la mafia, una certa mafia, è diventata anticaglia. Dall' altro che si è trasformata in feticcio. E i feticci, come noto, si adorano».

     

    Quando arrestarono Provenzano, nella masseria gli trovarono, tra l' altro, la colonna sonora del Padrino. Come convivevano i boss con le fiction mafiose?

    «Al Maxiprocesso Michele Greco disse che film come Il Padrino erano stati una iattura. Sotto sotto però i capi ne erano lusingati. Anche se al cinema generalmente il mafioso finisce male, si sentivano comunque protagonisti».

     

    Si tramanda che la mafia abbia tentato di allungare lo zampino perfino sulla lavorazione di grandi film.

    «Pare che abbia provato a far pressione su Coppola perché scegliesse certe comparse. Mentre Francesco Rosi raccontò che sul set del Caso Mattei c' era un clima di paura, con tanto di minacce in siciliano. Non dimentichiamoci che quando fu rapito e fatto sparire dalla mafia, il cronista dell' Ora Mauro De Mauro stava collaborando alla sceneggiatura di quel film».

    LA MAFIA UCCIDE SOLO D'ESTATE LA MAFIA UCCIDE SOLO D'ESTATE

     

    Pochi anni prima sul set del Giorno della civetta avvenne invece un episodio di segno opposto.

    «Il regista Damiano Damiani fu avvicinato da un ragazzo che gli disse: "Lei deve cambiare il finale del film. Non può vincere la mafia". Damiani non cambiò nulla, ma quel ragazzo era il giovane Ninni Cassarà che avrebbe fondato la prima squadra antimafia della Mobile e sarebbe stato ucciso alla vigilia del Maxiprocesso».

     

    Da allora, come la mafia, anche la narrazione della mafia è cambiata assai.

    «Qualche anno fa, in La mafia uccide solo d' estate, Pif la raccontava per la prima volta con leggerezza. Nel film Cosa Nostra non è più il Male radicale come in Gomorra, ma è qualcosa che può essere compatibile con il romanzo di formazione di un bambino siciliano, con il suo sguardo trasognato. Era una reazione comprensibile alla saturazione del discorso sulla mafia. Ma racchiudeva le sue insidie. Tra ironia e buoni sentimenti, un filo di antimafia in più non avrebbe guastato».

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    Ora in tv la mafia è tornata al record di ascolti con il Commissario Maltese.

    «Una fiction di qualità e grandi mezzi. Ma sul piano della narrazione sostanzialmente neoclassica».

    Parliamo di un altro recordman, Andrea Camilleri. Nei Montalbano la mafia c' è poco e niente.

    «Nei Montalbano poco, ma negli altri romanzi c' è eccome. Senza contare che Camilleri ha analizzato i pizzini di Provenzano in un libro geniale. Comunque, lo ha detto più volte: nelle storie del commissario non ci mette la mafia perché non vuole renderla affascinante. È una posizione sulla quale si può discutere. Ma va rispettata perché almeno è una posizione».

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    Intanto in America il cinema e i Soprano facevano finire i boss sul lettino dello psicanalista.

    «I Soprano univano un estremo realismo a elementi surreali. Però potrebbero essere letti come uno sviluppo di quanto Francis Ford Coppola voleva raccontare con la trilogia del Padrino, e cioè la trasformazione della mafia da opposto oscuro dell' America a rappresentazione del lato oscuro dell' America. Se in Coppola il mafioso si imborghesisce, è perfettamente plausibile che nei Soprano finisca dallo psicanalista in preda a crisi di panico».

     

    La mafia come metafora dell' America. La Sicilia come metafora... Un po' troppe metafore. O no?

    KIM ROSSI STUART KIM ROSSI STUART

    «Metafora voleva dire che, quantomeno in certe fasi, la Sicilia è stata un laboratorio dove si anticipavano strategie criminali che avrebbero preso piede in tutto il Paese se non su scala planetaria. Innovazioni sul piano dell' organizzazione interna, ma anche dei vincoli con la politica e con l' economia. Tano Badalamenti è stato l' inventore dei moderni cartelli della droga. Senza di lui sarebbero impensabili tanto Pablo Escobar in Colombia quanto El Chapo in Messico».

     

    Ma insistendo sulla sua, seppur nefasta, capacità di anticipare o di essere specchio dell' Italia, non si è finito per rafforzare l' idea, altrettanto nefasta, dell' eccezionalità della Sicilia?

    «Anche questo è vero. E l' idea dell' eccezionalità della Sicilia va da sempre a braccetto con quella della sua fatale irredimibilità».

     

    Nelle pagine finali rilevi come la mafia - fiction a parte - sia oggi materia per specialisti, storici o giornalisti. Mentre la buona letteratura latita.

    mario vargas llosa mario vargas llosa

    «Mancano nuove idee e linguaggi per raccontarla. Venendo in Sicilia, Vargas Llosa si disse stupito che non si fosse ancora scritto un grande romanzo su Falcone. Di recente Paco Ignacio Taibo ha ripetuto più o meno la stessa cosa. Certo, quando la mafia tende come adesso a ridursi a memoria, a puro discorso ufficiale o da bar, è più difficile scriverne».

    (A questo punto della conversazione la voce di Melati mi arriva disturbata) Pronto, Piero mi senti?

    «Sì, ma male».

     

    Che è 'sto casino di sirene?

    «È che alla Zisa hanno appena ammazzato un boss».

    Si chiamava Giuseppe Dainotti. Lo scorso 22 maggio - alla vigilia del venticinquesimo anniversario della strage di Capaci - lo hanno freddato mentre andava in bicicletta. Altro che mafia vintage. Tutti i particolari in cronaca.

    FALCONE BORSELLINO FALCONE BORSELLINO FALCONE BORSELLINO FALCONE BORSELLINO

     

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