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Alessandra Retico per la Repubblica
GLI stadi sono vuoti, però i social sono pieni. È così il calcio ai tempi di internet. Un coro sguaiato di assenti (un po’ come in politica, del resto). Nell’arena tecnologica del tifo, “arbitro cornuto” è diventato ormai così démodé che suona come un canto d’amore.
«Una carezza a chi mi vuole morto», risponde l’infortunato e sfortunato Riccardo Montolivo agli “auguri affettuosi” del pubblico a Torino dopo il suo quarto incidente in nazionale giovedì scorso con la Spagna. Sergio Ramos che gli entra duro sulle gambe, il ginocchio del centrocampista del Milan si piega e l’arbitro gli fischia pure contro. Il rossonero esce in barella: lesione del legamento crociato del ginocchio sinistro (già operato, fuori sei mesi).
HIGUAIN GIUDAIN
Per qualcuno, il destino non è stato abbastanza carogna con lui. Sono mesi che viene insultato dal vivo e nell’etere, il regista. Molti non volevano gli si rinnovasse il contratto, molti altri per abbreviare la discussione sull’opportunità che giochi o meno, a 31 anni, auspicano direttamente la morte. Per cui, dal suo letto di ospedale, Montolivo sempre così elegante e schivo, ha risposto sentendosi decisivamente tirato in causa: «Grazie di cuore a tutte le persone che hanno speso un pensiero per me...tifosi, colleghi, addetti ai lavori.
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È stato bello, in un momento così faticoso, ricevere così tanti attestati di stima e affetto. E una carezza a tutti quelli che mi hanno augurato la rottura di tibia e perone, la rottura di tutti i legamenti e la morte...con l’augurio che la vita riesca a farvi crescere in educazione e rispetto dell’essere umano».
Ecco. Ma il problema è: chi insegna a far buon uso, dunque regolamenta, della magnifica libertà d’espressione che offrono i social? Nessuno. In Italia non c’è una legge specifica sul cosiddetto hate speech, discorso d’odio, sul web. I reati vengono perseguiti secondo norme attinenti del codice.
Nè esiste una legislazione europea: protocolli e convenzioni internazionali sul tema (come quella del Consiglio d’Europa sul cyber crime) vengono interpretati e applicati soggettivamente dagli stati membri. Il 31 maggio scorso Facebook, Twitter, YouTube di Google e Microsoft hanno firmato un protocollo di condotta dell’Unione europea per affrontare i messaggi di odio online entro 24 ore e cancellarli se ritenuti inappropriati, offensivi, discriminatori. Ma chi li giudica? Le aziende stesse, non un tribunale.
federica pellegrini
Il giudice della qualità e quantità di odio necessaria rimane, alla fine, il digitatore. Certo, non è solo il calcio. La regina del nuoto Federica Pellegrini è tra le vittime eccellenti del genere invettiva: a Rio, dopo il fallimento della sua gara, più di qualcuno ha giubilato con ferocia. Certo, il calcio è di più. Di tutto.
L’ad Adriano Galliani ha spiegato così Montolivo: «Non ce l’aveva con i tifosi, ma con il popolo dei social dove chiunque può scrivere qualsiasi cosa, offendendo le persone senza correre alcun tipo di rischio. Non va bene così». Anzi, va benissimo per il gigantesco circo coperto dall’impunità. Pure Sergio Ramos, che ha atterrato Eder e fornito all’Italia il gol del pareggio, è stato attaccato dai social suoi.
montolivo simmenthal
O meglio, da quelli catalani. Proprio tu, Sergio, che canti l’inno chiudendo gli occhi, fai un fallo che in carriera tua non hai mai fatto? L’altra metà del paese allora se la prende con Gerard Piqué da Barcellona, sospettato di aver coperto o eliminato dalla maglia i colori della bandiera nazionale (contro l’Albania). I madridisti del web lo accusano, e lui annuncia l’addio alla Roja (dopo il Mondiale 2018, però).
Il centrocampista del Real, il colombiano James Rodriguez, su Twitter ha ricevuto messaggi poetici tipo “sto venendo a casa tua armato, saluta le persone che ami”, “James vergogna nazionale e immondizia umana” e, ancora, “volete vedere come faccio in modo che James diventi morto?”.
E se non proprio morto, per lo meno sciancato per bene. “ Nun sputà ‘ ncielo ca ‘ nfaccia te torna” (non sputare in cielo che ti torna in faccia) è il refrain pieno di rimpianti di alcuni napoletani dopo l’infortunio del polacco Arek Milik in nazionale. Si vorrebbero rimangiare, adesso, le maledizioni contro Gonzalo Higuain, il traditore che se n’è andato alla Juventus. È, secondo la Rete, la conferma dell’efficacia delle “bestemmie di Gabbiadini”, eterna riserva di lusso, cui probabilmente toccherà il compito di sostituire il polacco. Quel giorno lo stadio sarà vuoto, e i social pieni.
INFORTUNIO MILIK