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    “TUTTE LE MIE OPERE SONO RUBATE” – LA CONFESSIONE DI DAMIEN HIRST: “HO IMPARATO ALL’ACCADEMIA, IL DIRETTORE MI DICEVA: ‘NON PRENDERE IN PRESTITO LE IDEE, RUBALE’” (VIDEO) – BONAMI: “L'ORIGINALITÀ FINE A SÉ STESSA NON HA MOLTO SENSO SE IL RISULTATO È UNA BRUTTA OPERA D'ARTE. HIRST NON HA COPIATO: HA OSSERVATO LE OPERE DI ALTRE PERSONE E DA QUESTE HA TIRATO FUORI LE SUE, SPESSO PIÙ POTENTI E MIGLIORI"


     
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    VIDEO - DAMIEN HIRST VISITA PETER BLAKE NEL SUO STUDIO

     

    1 – Damien Hirst: «Confesso che ho rubato»

    Caterina Soffici per la Stampa

     

    damien hirst damien hirst

    Damien Hirst ha rubato. Questa volta non sono accuse di plagio che arrivano da altri, ma è lui stesso a confessarlo. Creare è un po' copiare? Copiare è un po' rubare? Sicuramente, dipende dal modo in cui un artista «si ispira» all' opera o all' idea di qualcun altro. L' arte è una cosa complicata, come ben spiega Francesco Bonami.

     

    E Hirst è sempre stato bersaglio di accuse di plagio, fin da quando irruppe sulla scena londinese diventando presto l'enfant terrible dell'arte contemporanea britannica, che ha dominato per un ventennio, vincendo il Turner Prize e facendo registrare l' allora record del mondo in un'asta di Sotheby' s nel 2008 dove le sue opere furono battute per 111 milioni di sterline.

     

    La confessione avviene in uno dei tanti video prodotti da Heni Talks (una piattaforma online di divulgazione dell'arte), durante il quale Hirst, 52 anni, visita il collega e amico Peter Blake (85) nel suo studio. I due girano per le stanze piene di oggetti stravaganti, ammirano le collezioni del maestro della British Pop Art, una parete piena di piccoli elefanti, una di cappelli, piccoli dipinti vittoriani, pannelli comprati in varie aste. Nella magica caverna dell'artista spunta fuori di tutto, anche una teca di farfalle. Blake dice a Hirst che sua moglie gli ha proibito di fare altre farfalle.

    damien hirst con peter blake damien hirst con peter blake

     

    «Pensa che ti stia copiando un po' troppo» dice. E Hirst risponde: «Non si può certo avere un copyright sulle farfalle», aggiungendo che anche lui aveva preso l'idea per la sua serie delle farfalle dalla decorazione di un vassoio vittoriano. «Tutte le mie opere sono rubate, comunque», aggiunge Hirst. «Anche i pallini colorati. Sto pensando se li ho rubati da Larry Poons o da qualcun altro».

     

    DAMIEN HIRST SPOT PAINTINGS DAMIEN HIRST SPOT PAINTINGS

    Certo, niente è originale, ribatte Peter Blake, e Hirst prosegue ricordando che gli hanno insegnato a rubare proprio al Goldsmiths College, l'accademia d'arte più prestigiosa di Londra. Fu proprio l'allora direttore Sir Michael Craig-Martin, ora 76enne, tra gli artisti più influenti degli ultimi decenni, a dare il consiglio: «Non prendere in prestito le idee, rubale», diceva. Anche Sir Michael non era originale. La frase è stata attribuita a così tante persone, che è difficile risalire a chi davvero l' abbia detta per primo.

     

    Hirst comunque la chiosa così: «Al Goldsmith mi sono reso conto che non devi essere originale». Un insegnamento di cui pare abbia fatto tesoro. L'ultima accusa di plagio risale alla scorsa Biennale dell'Arte di Venezia quando, dopo la presentazione di Treasures from the Wreck of the Unbelievable, lo scultore inglese Jason de Caires Taylor, 43 anni, ha affermato che c' erano «sorprendenti somiglianze» con le sue installazioni marine.

     

    damien hirst con peter blake damien hirst con peter blake

    Nel 2001 Hirst fece una donazione a una charity e pagò un risarcimento di cui non è mai stato rivelato l'importo al designer Norman Emms per aver copiato per la scultura Hymn un suo giocattolo di plastica del valore di 14,99 sterline.

     

    Nel 2003 è lo squalo in formaldeide a finire nel mirino, quando tal Eddie Saunders, un elettricista-artista di East London sostiene di vedere molte analogie con un simile squalo esposto nella vetrina del suo negozio.

    The Immortal di Hirst The Immortal di Hirst

    Hirst è stato portato in tribunale a New York dalla canadese Colleen Wolstenholme, perché le avrebbe rubato l'idea di usare pillole antidepressive e scatole farmaceutiche, che lei utilizza per fare braccialetti, orecchini, collane e altre cose fin dal 1996. E l'artista John LeKay sostiene di aver fatto teschi ricoperti di diamanti già prima dell' ex amico Damien. Non è tutto.

     

    Nel 2010 «The Stuckists», un gruppo che fa campagna contro l'arte concettuale e in favore dell'estetica tradizionale, ha stilato una lista di 15 opere di Hirst che secondo loro sono state «ispirate» da altri. Tra queste i suddetti armadietti di medicine e le pecore crocifisse.

     

    Per il momento non sono segnalate accuse per la mucca tagliata a metà. Ma, dopo l'articolo del Times di ieri che riporta tutta la storia, non è detto che qualche macellaio dell' Essex non si faccia avanti.

     

    2 – Lo fanno anche Koons e Cattelan: prerogativa dei grandi artisti

    Francesco Bonami per la Stampa

     

    DAMIEN HIRST SPOT PAINTINGS DAMIEN HIRST SPOT PAINTINGS

    «I bravi artisti copiano, i grandi artisti rubano»: pare lo abbia detto Picasso, ma ci credeva anche Steve Jobs, e pure un tale Austin Kleon ha scritto un libro dal titolo Ruba come un artista, convinto che l'ispirazione originale sia rara e tutta la storia dell' arte piena di grandi furti diventati grandi capolavori.

     

    Nell' intervista rilasciata al Times Damien Hirst conferma da grande artista che rubare è lecito. Non è il solo della sua generazione ad aver praticato senza vergogna l'appropriazione indebita d' idee o immagini.

     

    Fuori dal gregge di Damien Hirst Fuori dal gregge di Damien Hirst

    Altri due suoi colleghi, Maurizio Cattelan e Jeff Koons, hanno costruito il proprio linguaggio attingendo all' immaginazione altrui. Koons, Cattelan e Hirst hanno praticato questo metodo non senza rischio, beccandosi ripetute cause legali a volte vinte a volte perse.

     

    Al di là degli avvocati e dei tribunali, la questione è un'altra. Giusto o sbagliato prendere idee e immagini altrui e trasformarle in proprie creazioni? Tracciare una linea è difficile.

     

    Kleon nel suo libro dice appunto che gli artisti da sempre si sono ispirati e hanno copiato altri artisti. L' originalità fine a sé stessa non ha molto senso se il risultato è una brutta opera d' arte. Hirst come i suoi due altri colleghi non ha, appunto, semplicemente copiato: ha osservato le opere di altre persone e da queste ha tirato fuori le sue, spesso più potenti e migliori delle fonti d' ispirazione o di furto.

    jeff koons jeff koons

     

    Si potrebbe ribattere che non è una buona scusa. Uno che ruba in banca i soldi di un altro che li lasciava lì a marcire, usandoli per una causa benefica, rimane tuttavia un ladro.

     

    Ma in arte è un po' diverso. La gran parte degli artisti attinge dal mondo che li circonda: alcuni riescono a trasformare questo mondo in grande arte, altri invece no. Lo spot, il tondino colorato reso famoso da Hirst e che a sua volta lo ha reso famoso, non è un'invenzione né sua né di qualcun' altro. I colori sono sempre esistiti, il cerchio pure.

     

    Hirst è stato però capace di declinarlo e comunicarlo a modo suo nel momento giusto, nei posti giusti e per questo motivo ha avuto più successo di altri che facevano gli stessi pois colorati.

    bauret e koons a confronto bauret e koons a confronto

     

    Ci saranno stati sicuramente altri pittori che hanno dipinto La montagna di Sainte-Victoire prima o nello stesso periodo di Cézanne, eppure la sua montagna è di gran lunga meglio di qualsiasi altra. Stessa cosa per i Covoni di grano di Monet. La lista potrebbe essere infinita. È un po' la storia del povero Meucci e di Bell: Meucci aveva capito che si poteva telefonare, Bell ha inventato e reso efficace il telefono. Nelle arti visive come nel cinema e nella letteratura è la stessa cosa. Il grande artista è chi è capace di rendere efficace un' idea anche non sua nel modo migliore.

     

    LORO SORRENTINO BERLUSCONI APICELLA SERVILLO LORO SORRENTINO BERLUSCONI APICELLA SERVILLO

    A quanta gente deve essere venuto in mente di fare un film su Berlusconi e magari ne ha pure parlato a Sorrentino. Lui però lo ha realizzato, e lo ha realizzato a modo suo. Ma Berlusconi rimane sempre Berlusconi, la montagna sempre la montagna e il pallino colorato sempre il pallino colorato.

     

    Hirst, allora, anche se ammette di aver rubato, non è un vero ladro ma un signore che ha chiesto in prestito 50 sterline a un amico che ne aveva 100. Lui ha trasformato le 50 sterline in milioni, l' altro le stesse 50 sterline se l' è bevute al pub. Non è colpa di Hirst se l' amico era un ubriacone.

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