Antonio Riello per Dagospia
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Damien Hirst ne ha fatta un’altra delle sue, dal 23 Settembre ha iniziato a bruciare pubblicamente parte dei suoi quadri!
Il geniale artista (punta di diamante dei cosiddetti “Young British Artists”, universalmente noto per la serie dei grandi animali messi sotto formalina e dotato di un patrimonio personale di circa 245 milioni di Sterline) non è impazzito e nemmeno vuole emulare le celebri “distruzioni con fuoco” del grande Gustav Metzger.
antonio riello a londra
Ecco in breve come è andata. Dal 2016 Hirst ha iniziato ad interessarsi al nascente mercato degli NFT (le opere che esistono in forma digitale e la cui discussa acquisizione avviene solo tramite l’uso di criptovalute). Ha poi lanciato nel Luglio del 2021 un progetto, THE CURRENCY, che prevedeva la realizzazione di 10.000 opere, ognuna esistente sia in forma di dipinto su carta (formato A4, 20 x 30 cm circa) che di NFT.
Le 10.000 composizioni effettivamente risultano molto simili ma in realtà sono diverse per piccoli particolari, si tratta dei noti dipinti realizzati con i suoi famosissimi punti colorati. I clienti, dopo un anno dall’acquisto, potevano scegliere in maniera definitiva tra la versione digitale e quella fisica: 4851 hanno preferito l’opzione NFT, gli altri 5149 si sono orientati definitivamente sul dipinto vero e proprio. Secondo Hirst questa operazione dovrebbe aver generato una specie di comunità di interessi che scambia, comunica, compra e rivende sotto l’ombrello del proprio nome. L’azienda HENI Analytics è stata il suo partner di questa avventura digitale.
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I dipinti (diverse migliaia dunque) che corrispondono agli NFT acquistati saranno dati alle fiamme, suddivisi in un calendario che prevede una serie di roghi settimanali presso il suo museo personale: la New Portland Street Gallery. Quello finale è previsto per il 30 Ottobre. Naturalmente il momento topico è previsto in coincidenza con la settimana di Frieze Art (dal 12 al 16 Settembre).
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Si mormora che tra le 10.000 l’artista ha deciso di auto-comprarsi un migliaio di opere in formato NFT. Quello che è certo che Hirst pone l’attenzione di critica e pubblico sulle dinamiche che sottendono la produzione e la commercializzazione dell’NFT artistico. Forse anche definire un nuovo concetto di “rarità” nell’età postindustriale. Da un punto di vista più ampio si genera una inevitabile riflessione tra “materiale” e “immateriale”, insomma cosa al giorno d’oggi conta (e vale) di più. Questa operazione è stato stimato possa bruciare letteralmente un valore che si aggira sui 10 Milioni di Sterline (che, anche con la Sterlina un po’ svalutata, rimangono sempre un bel po’ di soldi). Potrebbe suonare per qualcuno quasi come un bizzarro rimedio artigianale all’inflazione….
valium di damien hirst da sothebys
Hirst non solo sta misurando la tenuta del fenomeno NFT (molto affaticato e ridimensionato dalle recenti debacle delle criptovalute) ma, catturando decisamente l’attenzione dei media, si sta abilmente rigenerando per l’ennesima volta. Va detto che il brillante artista negli ultimi anni (soprattutto dopo la grande mostra veneziana di Palazzo Grassi del 2017) ha conosciuto una relativa battuta d’arresto. Causata, in primo luogo, da una oggettiva iperproduzione e conseguente sovraesposizione di mercato: la quantità è sempre nemica della quantità (anche nel suo caso, che rimane comunque un caso eccezionale).
for the love of god damien hirstng
Poi va considerato il fenomeno Bansky che gli ha ferocemente conteso, con efficace talento, il ruolo di “Enfant Terrible” dell’Arte Contemporanea Britannica. Insomma, Bansky ne ha offuscato un po’ l’immagine consueta di intelligente provocatore. Bisognava inventarsi qualcosa di nuovo, qualcosa di flambé.
tranquility by damien hirst
God save the Artist (Damien Hirst) !
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