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    INCHIESTA SU DAZN, LA PIÙ ODIATA DAGLI ITALIANI - UN MESE DOPO LA FALSA PARTENZA, I PROBLEMI TECNICI SEMBRANO SUPERATI, LA PIATTAFORMA HA RISARCITO AGLI ABBONATI IL 50 PER CENTO DEL CANONE MENSILE, IL DOPPIO DI QUANTO PREVISTO DALLA NORMATIVA. MA IN MOLTI CONTINUANO A FARSI UNA DOMANDA: COME HA FATTO DAZN A PRENDERSI IL CALCIO ITALIANO? – LA SERIE A TRA UN ANNO DOVRÀ DI NUOVO VENDERE I DIRITTI TELEVISIVI: SENZA UN PROPRIO CANALE TV GIÀ RODATO. SENZA I SOLDI DEI FONDI. E SENZA CHE DAZN POSSA PIÙ CONTARE SULL'APPOGGIO ECONOMICO DI TIM…


     
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    Matteo Pinci per “il Venerdì di Repubblica”

     

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    Un ferragosto torrido, l'Italia ancora sotto l'ombrellone si collega per l'inizio del campionato, mai partito così presto nella sua storia.

     

    Ma sugli schermi, anziché Mourinho e la Roma, trova un messaggio: «Siamo spiacenti. Si è verificato un problema inaspettato». La nuova stagione non poteva iniziare peggio per Dazn, l'app dello sport in streaming che ha stravolto il modo di vedere la Serie A. E che è divenuta il bersaglio delle imprecazioni dei telespettatori, dal momento che la prima giornata è stata in gran parte oscurata da un grave disservizio.

     

    Un mese dopo la falsa partenza, i problemi sembrano superati, le partite sono tornate a vedersi, Dazn ha risarcito agli abbonati il 50 per cento del canone mensile, il doppio di quanto previsto dalla normativa. Ma in molti continuano a farsi una domanda: come ha fatto Dazn a prendersi il calcio italiano?

     

    Per rispondere, occorre fare un passo indietro. Partendo dalle origini: Dazn è una app a pagamento che trasmette in streaming eventi sportivi e contenuti correlati, disponibile in nove Paesi: Italia, Brasile, Canada, Germania, Austria, Svizzera, Spagna, Usa e Giappone. "La Netflix dello sport", così la presentarono in Lega Calcio quattro anni fa.

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    Per vederla serve una connessione internet: niente più antenne, concetto sottolineato dalla pubblicità in tv dell'estate 2021, con Lino Banfi che usava la vecchia parabola come piatto per la pasta. Un anno dopo quelle ironie, Dazn ha un accordo per trasmettere i propri contenuti anche sul decoder Sky.

     

    Ma ha comunque stravolto le abitudini degli appassionati di calcio fin dal 1° luglio 2018, quando è sbarcata sul mercato italiano acquisendo i diritti per trasmettere tre partite del campionato di Serie A in esclusiva. Un avvio soft. Ma è dal 2021 che è cambiata la storia: la Serie A è finita in via integrale su Dazn che trasmette tutte e dieci le partite del weekend (sette in esclusiva mentre tre sono trasmesse anche da Sky).

     

    SKY ADDIO

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     A capo di tutto c'è il miliardario Len Blavatnik, oligarca allergico a questa parola, nato a Odessa e nominato baronetto dalla regina Elisabetta: un universo di aziende che varia da chimica a immobiliare, risorse naturali, tecnologia, intrattenimento. Cittadino statunitense, ha iniziato con una società di investimenti, Access Industries.

     

    Col crollo del Muro ha cavalcato il fenomeno delle privatizzazioni dell'ex Unione Sovietica, prima di tornare negli States. Dove è arrivato ad acquisire Warner Music per 3,3 miliardi, facendone impennare il valore oltre i 18: l'addio definitivo al mondo dell'oligarchia russa gli ha permesso di evitare le sanzioni europee.

     

    E da un anno ha in mano le chiavi anche del calcio italiano. All'inizio del 2021, la Serie A stava cercando una disperata via d'uscita dalla crisi di liquidità prodotta dal Covid. Il presidente della Lega Calcio, Paolo Dal Pino, aveva una carta da giocarsi: un accordo per cedere a tre fondi di investimento - Cvc, Advent e Fsi - il 10 per cento degli introiti del calcio a tempo indeterminato.

     

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    In cambio, la massima serie avrebbe ricevuto 1,7 miliardi di euro, impegnandosi ad affidare al trio di fondi la propria governance. Un modo, questo, per superare gli stalli prodotti storicamente dalla conflittualità tra i presidenti delle squadre nelle assemblee. Erano tutti d'accordo (tranne la Lazio): in fondo si trattava di una cifra significativa, utile anche a compensare il crollo del valore della principale fonte di sostentamento per tutte le squadre italiane: i diritti televisivi.

     

    Sì, perché nel 2021 scadeva l'accordo con Sky e bisognava vendere i diritti del campionato per altri tre anni. Con le previsioni di mercato che annunciavano una flessione rispetto ai 973 milioni all'anno incassati nel triennio 2018/2021.

     

    ARRIVA L'INTESA

    Negli stessi giorni di gennaio 2021, Florentino Perez, potentissimo presidente del Real Madrid, faceva visita ad Andrea Agnelli nella sede della Juventus. Nasceva così la Superlega, un torneo indipendente organizzato dai grandi club europei che avrebbe dovuto sostituirsi alla Uefa per dar vita alla più importante competizione europea.

     

    DAZN SKY TIM DAZN SKY TIM

    Anche a costo di uscire dal sistema del calcio così come lo avevamo sempre conosciuto. C'era un problema, però: la trattativa della Serie A con i fondi. Tra le clausole inserite nell'accordo con Cvc, Advent e Fsi infatti era espressamente previsto che tutti i club si impegnassero a non lasciare la Serie A.

     

    E la Juventus, che puntava sulla Superlega, quell'impegno non poteva prenderlo. A quel punto, gli interessi di Juve e Lazio - sempre contraria all'ingresso dei fondi - confluivano.

    Facile coinvolgere il Napoli, la Fiorentina, l'Atalanta, l'Inter: l'idea di una nuova governance gestita dai fondi, che togliesse ai presidenti, umorali e spesso egocentrici, poteri di veto o decisionali, non piaceva a nessuna di loro.

     

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    Una minoranza sufficiente a procurare lo stallo. A quel punto serviva un'offerta per i diritti tv superiore alle attese, così da dimostrare che i soldi dei fondi e la conseguente rinuncia a governare la Lega, non sarebbero stati più necessari. E quell'offerta arrivò. Dazn mise sul piatto 840 milioni di euro all'anno per tre anni per trasmettere tutte le dieci partite della Serie A italiana di ogni weekend, di cui 7 in esclusiva.

     

    Era più di quanto offrisse Sky, che il campionato lo mandava in onda da 18 anni e nella propria proposta permetteva alla Serie A di promuovere un canale tv tutto suo. Normale chiedersi perché un nuovo broadcaster potesse offrire più di un colosso internazionale. Un motivo c'era: Dazn aveva un accordo con Tim.

     

    La compagnia telefonica all'epoca guidata da Gubitosi puntò 340 milioni all'anno sul progetto. Con un obiettivo: utilizzare il calcio per favorire la "transizione digitale" dell'intero Paese. Il calcio doveva diventare la killer application per vendere la fibra agli italiani. E così, 16 squadre abbandonarono l'idea dei fondi e votarono per cedere i diritti tv a Dazn e Tim. Trattando superficialmente il più delicato dei temi: la tenuta della rete nazionale.

     

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    CANONE E PASSWORD

    L'offerta iniziale per i consumatori era allettante: 19,90 euro al mese per vedere tutta la Serie A, contro i 40 che ne costava Sky un anno prima. Non solo: Dazn prevedeva la possibilità di condividere l'abbonamento, guardando le partite su due dispositivi diversi. Di fatto, seguire la propria squadra costava meno di dieci euro al mese.

     

    Ma dalla prima giornata iniziarono i problemi, con la "rotellina", che compare quando internet va a rilento, al posto dei gol. E poi il "giallo" degli ascolti, che Dazn faceva certificare alla società di consulenza Nielsen. Sistema inedito che aveva lasciato qualche dubbio (ne era nata un'indagine Agcom).

     

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    Insomma, la prima stagione ha comunque portato migliaia di tifosi a seguire la Serie A sui telefonini, ma è stata tormentata. La colpa, più che di Dazn, è stata spesso di una rete insufficiente e di connessioni troppo lente. Quindi, del basso livello di digitalizzazione del paese: ciò che Tim voleva rovesciare le si era rivoltato contro.

     

     Si arriva così al black out di un mese fa. La causa, tecnica. Dazn, dopo l'anno di lancio, scadute le offerte promozionali ha annunciato i nuovi prezzi: non più 19,99 ma 29,99 al mese, senza più la possibilità di condividere l'abbonamento, se non pagando di più. Ma per applicare le nuove tariffe ha dovuto far sì che tutti gli abbonati reinserissero le loro credenziali nell'app.

     

    MEME SU DAZN MEME SU DAZN

    Centinaia di migliaia di persone lo hanno fatto, tutte insieme, quando il campionato è ripartito. E il sistema, incapace di gestire le richieste, è andato in tilt. Dal giorno dopo il problema era risolto. Ma la Serie A tra un anno dovrà di nuovo vendere i diritti televisivi: senza un proprio canale tv già rodato. Senza i soldi dei fondi. E senza che Dazn possa più contare sull'appoggio economico di Tim.

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