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    IL VERO DISASTRO ITALIANO? I BANCHIERI - DE BORTOLI: “CON CARIGE SIAMO A 12 ISTITUTI SALVATI: E’ L’EFFETTO DI TROPPE GESTIONI DISINVOLTE PER NON DIRE PEGGIO. IL GRUPPO LIGURE NEL 2007 VALEVA 6 MILIARDI E ORA 80 MILIONI - IL DECRETO DEL GOVERNO GIALLOVERDE, CHE ASSICURA UNA GARANZIA PUBBLICA SUI BOND E 1,3 PER UNA EVENTUALE RICAPITALIZZAZIONE? LA LEGGE DEL CONTRAPPASSO È SPIETATA…”


     
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    Ferruccio De Bortoli per “l’Economia - Corriere della Sera”

     

    de bortoli de bortoli

    E dodici, ma forse non è finita. Il salvataggio di Carige è l'ultimo di una serie di dissesti bancari. Effetto dell' onda lunga della crisi cominciata alla fine dello scorso decennio. La coda velenosa dei crediti in sofferenza non si è ancora esaurita. Così come non si è ancora scontato il danno di troppe gestioni disinvolte per non dire peggio. Carige è stata commissariata il 2 gennaio dall' organo di vigilanza della Bce, al debutto del suo nuovo presidente, l' italiano Andrea Enria.

     

    Il decreto del governo gialloverde - che assicura una garanzia pubblica di 3 miliardi sulle nuove obbligazioni e 1,3 per una eventuale ricapitalizzazione - è la dimostrazione che la legge del contrappasso è spietata. In materia bancaria, scivolosa e infida, persino feroce per la maggioranza gialloverde.

     

     

    GUIDO BASTIANINI TESAURO MALACALZA CARIGE GUIDO BASTIANINI TESAURO MALACALZA CARIGE

    Il testo del provvedimento, il primo dell' anno del governo Conte, è in tutto simile a quello che nel dicembre del 2016 venne approvato dal neonato esecutivo Gentiloni per salvare il Monte Paschi di Siena con 5 miliardi di soldi pubblici. E rendere possibile, impegnando altri 4,8 miliardi, l'acquisizione da parte di Intesa Sanpaolo, a condizioni assai generose, delle banche venete.

     

    Il leader della Lega Matteo Salvini in un post su Facebook, il 7 febbraio del 2017, minacciava di «circondare il palazzo» se il Senato avesse convertito il decreto sulle banche. Il leader dei Cinque Stelle Luigi Di Maio, intervenendo alla Camera l'8 marzo del 2017, si scagliava così contro il governo: «Dopo quattro anni in cui ci avete detto che non c'erano soldi per il reddito di cittadinanza, le forze dell' ordine, le imprese, il fondo per le disabilità, avete cacciato venti miliardi per le banche. Complimenti».

     

    BANCA CESARE PONTI CARIGE BANCA CESARE PONTI CARIGE

    All'epoca Giuseppe Conte svolgeva, sconosciuto al grande pubblico, la sua professione. Il suo mentore e collega, Guido Alpa, è stato consigliere di Carige ai tempi di Giovanni Berneschi, il padre-padrone dell'istituto ligure, condannato a 8 anni e 7 mesi in appello per la maxi truffa del ramo assicurativo. Alpa ha sostenuto una lista di azionisti di Carige, con il petroliere Volpi, il terminalista Spinelli e il finanziere Mincione. Di una società di quest'ultimo è stato consulente lo stesso Conte.

     

    vittorio malacalza vittorio malacalza

    Qualche spiegazione in più da parte del premier sarebbe necessaria. Che cosa accadrà ora al gruppo bancario ligure che nel 2007 valeva 6 miliardi e, prima della sospensione in Borsa, appena 80 milioni? I tre commissari, il presidente uscente Pietro Modiano, l'amministratore delegato Fabio Innocenzi e l'esperto legale Raffaele Lener hanno dovuto affrontare l'emergenza della mancata ricapitalizzazione da parte del socio di maggioranza relativa (con il 27,7 per cento), ovvero i Malacalza.

     

    E, dopo il commissariamento da parte della Bce, un serio problema di liquidità. La paura di una fuga dei depositanti ha accelerato il decreto governativo, approvato in pochi minuti lunedì 7 gennaio. L'esiguo tempo di approvazione in Consiglio dei ministri suscitò sospetti e proteste anche in occasione del varo del testo gemello, a fine 2016. Ma le analogie non finiscono qui. Le «misure urgenti a sostegno di Banca Carige s.p.a.» erano pronte dal novembre scorso. Ma si è aspettato. C'era da scrivere la manovra e trattare con Bruxelles. Troppe le divisioni nella maggioranza.

     

    Intanto la crisi Carige si aggravava. La decisione immediata di Enria, il 2 gennaio, ha reso urgente l'adozione del decreto. Altrimenti i tempi si sarebbero ulteriormente allungati.

     

    Anche le norme per Mps, Veneto Banca e Popolare di Vicenza, erano state scritte sei mesi prima. Ma si attese anche in quel caso. Il governo Renzi non voleva impegnare soldi pubblici prima del referendum del 4 dicembre 2016. Intanto il costo del salvataggio cresceva e gli effetti sui mercati non erano irrilevanti. Si è aspettato troppo, tenendo conto dei rilievi di Banca d'Italia, anche per le quattro piccole banche nel 2015 e per la riforma delle popolari.

    MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE

     

    La preferenza della Bce è per una ricapitalizzazione di mercato di Carige. Ma i commissari dovranno prima presentare un piano industriale e, nel caso di ricapitalizzazione precauzionale con denaro pubblico, farselo approvare dalla Commissione europea. Per le venete quello preparato dall' allora amministratore delegato Fabrizio Viola venne respinto. Le banche non erano più solvibili. E si ricorse a una liquidazione coatta amministrativa secondo le norme dell' ordinamento italiano. Carige è ancora solvibile.

     

    Si dovranno smaltire crediti residui (2,8 miliardi) che sono, nella maggior parte, unlikely to pay, ovvero di improbabile pagamento. Il prestito garantito dallo Schema volontario, ovvero dalle altre banche, per 320 milioni (al tasso del 16 per cento), nel caso si applicassero le norme del burden sharing, verrebbe convertito in azioni.

     

    L'intervento del resto del sistema bancario era necessario per garantire a Carige di mantenere, in attesa dell' aumento di capitale, i coefficienti di capitale richiesti dalla Bce. Ma anche dalla preoccupazione di dover coinvolgere, se la situazione fosse precipitata, il Fondo di tutela a garanzia dei depositi per quelli inferiori ai 100 mila euro. Carige ha in totale circa 12 miliardi di depositi. Molti istituti aderenti al fondo, sarebbero stati costretti ad adeguare il loro capitale. Un effetto contagio.

     

    mario draghi mario draghi

    Carige non ha un futuro da sola. Potrà essere aggregata a una banca maggiore che non abbia bisogno, per fare l'operazione, di aumentare il capitale. Per fortuna non ha obbligazioni subordinate collocate presso la clientela minuta.

     

    Come accadde per altri istituti in crisi. Una differenza non da poco. Alla luce degli ultimi salvataggi, emerge l' interrogativo se, soprattutto per le quattro banche locali (Arezzo, Ferrara, Chieti e Marche) commissariate nel novembre del 2015, non si potessero trovare soluzioni meno drastiche per risparmiatori, azionisti e obbligazionisti. E soprattutto più tempestive. «La vicenda Carige - è il commento di un banchiere internazionale come Marco Mazzucchelli - suscita alcuni seri interrogativi. Il primo riguarda la scoperta di ulteriori 257 milioni di perdita sui crediti, una cifra molto superiore alla capitalizzazione dell' istituto.

     

    fondazione mps fondazione mps

    Come è possibile dopo anni di supervisione e controllo da parte della Vigilanza europea? E che grado di fiducia si può allora avere sull' accuratezza delle poste di bilancio? Il secondo riguarda il single rule book della Bce. Insomma, per ogni crisi una soluzione à la carte. Il salvataggio privato del Banco Popular spagnolo acquisito per un euro dal Santander; il mezzo bail in delle quattro piccole banche italiane; l' intervento diretto dello Stato nel Monte Paschi; l' aiuto pubblico in presenza di liquidazione amministrativa con le venete e, infine, la garanzia statale a una soluzione privata per Carige».

     

    «Abbiamo assistito - è l' opinione di Giuseppe Lusignani, vicepresidente di Prometeia e professore di economia degli intermediari finanziari all' Università di Bologna - a soluzioni adattate caso per caso, nell'incertezza della normativa europea, in confronto a quella nazionale. Ogni volta è stato un caso diverso. E ogni volta, si è pensato, sbagliando, che purtroppo fosse l' ultimo».

     

    Giovanni Berneschi Giovanni Berneschi

    L'uso dei soldi pubblici - le nazionalizzazioni sono altra cosa - per salvare le banche è spesso una necessità. Per qualsiasi governo. Non c' è scelta. Il risparmio è un bene pubblico. Se manca la fiducia dei risparmiatori e dei clienti nei confronti di un banca di rilievo, l'effetto contagio è sicuro. È stato così in molti Paesi. Noi siamo arrivati però tardi e male. C'è poi un paradosso. Se si voleva una dimostrazione del «legame siamese» fra banche e debito pubblico la vicenda Carige, e ancora prima quella del Monte Paschi, sono perfette. E la tesi di considerare i titoli pubblici nelle banche privi di rischi un po' più debole.

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