gregorio de falco in senato per la votazione del dl sicurezza
1 – IL MOVIMENTO CACCIA DE FALCO MA SONO ALMENO 15 I DISSIDENTI
Simone Canettieri per “il Messaggero”
Il post è già scritto. Il tempo di approvare in Senato il decreto Genova e partirà il pubblica: il senatore Gregorio De Falco sarà espulso dal M5S. Per direttissima. Senza nemmeno passare dai probiviri: il cartellino rosso è atteso già stasera o al massimo domani mattina. «In 24 ore chiuderemo la pratica: ciao ciao comandante», dicevano ieri i big pentastellati in Senato, mettendo su un ghigno di malcelata soddisfazione.
Paola Nugnes, invece, l' altra dissidente che già si è fatta notare sul decreto Sicurezza e l' altro giorno in commissione sull' emendamento Ischia può stare relativamente tranquilla. Verrà sospesa, e basta, ma in un secondo momento. «Non sono io, non siamo noi - dice a Il Messaggero la senatrice Nugnes - a mettere in difficoltà il governo, ma è il governo a mettere in difficoltà noi.
Mi salvo perché Fico mi difende? Ma per favore...».
L' aria è quella che è tra i pentastellati a Palazzo Madama: elettrica, carica di sospetti, nessuno scrive nelle chat condivise, si vedono capannelli nei corridoi, si parla (male) dei big. Elena Fattori, nel solidarizzare con il coraggio dei due colleghi, scrive su Facebook: «Grazie - aggiunge - anche per il coraggio di una scelta non semplice in un clima di terrorismo psicologico lontano da ogni forma di democrazia e condivisione».
gregorio de falco paola nugnes
E il capogruppo Stefano Patuanelli, ingegnere triestino nel M5S dagli albori non proprio dotato di una faccia da cerbero, ha così le sue belle rogne tutti i giorni. È costretto infatti a marcare stretto i dissidenti ufficiali con tanto di certificato, ma è anche alle prese con i non allineati. Gli osservati speciali. Coloro, insomma, che hanno dato, qua e là, segnali di insofferenza. Conti alla mano - e sospetti, componente fondamentale in questo racconto dal finale ancora tutto da scrivere - sono dieci. Più i cinque già segnalati al tribunale interno fanno quindici. Quanto basterebbe al governo gialloverde per non avere più i numeri al Senato (al momento siamo a più 9).
gregorio de falco elena fattori
Una preoccupazione più grillina che leghista, se è vero che il capogruppo al Senato del Carroccio, Massimiliano Romeo, da tempo ride e commenta: «Ci sono pecorelle smarrite è vero, ma ce ne sono altre pronte a rientrare: vedremo». Riferimento a Forza Italia sul dl-Genova, ma anche a Fratelli d' Italia in maniera più generica.
Al momento dunque la situazione è questa: ci sono 5 ribelli doc, di cui uno con un piede già fuori: De Falco. Poi a seguire: Nugnes, Fattori, Virginia La Mura e Matteo Mantero («Ho appena scritto un romanzo distopico, si chiama Falene, possiamo parlare di questo?» No. «Allora, se proprio devo dirla tutta, sul Dl-sicurezza ero contrario al 95% qui sono contrario al 5»).
I SOSPETTATI
gregorio de falco elena fattori 1
Poi, appunto, c' è la lista di coloro che son sospesi. I malpancisti: Saverio De Bonis, Donatella Agostinelli, Lello Ciampolillo, Gisella Naturale, Fabrizio Trentacoste, Gianni Marilotti, Bianca Granato, Sabrina Ricciardi, Laura Angrisani, Sergio Romagnoli. Alcuni di loro hanno prima firmato e poi fatto marcia indietro sugli emendamenti dell' opposizione sullo smaltimento dei fanghi in agricoltura.
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Sono dissensi dormienti che potrebbero spuntare fuori alla prima occasione utile. Dunque? Occorre aspettare e avere pazienza. E mettersi l' anima in pace. Anche perché l' onda potrebbe crescere sempre di più. «Sembrano i quelli di Rifondazione al tempo del governo Prodi», punzecchiano dalla Lega. Ad esempio è di ieri il lancio di agenzia che parla di «allargamento del gruppo degli ortodossi». Anche i senatori Bogo Deledda, Turco e Vaccaro hanno deciso di non partecipare al voto sugli emendamenti. I conti si allungano, nel M5S, così come le ombre.
2 – «SE INSISTONO LI QUERELERÒ GRILLO DICEVA NO AI CAPIBASTONE»
Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
«Il mio punto di riferimento è Beppe Grillo».
BEPPE GRILLO
Prego, comandante De Falco? Dopo il suo voto contrario al condono, volano missili diretti verso di lei.
«Ricorda il comunicato 45 di Beppe Grillo?».
No.
«Ce l' ho nel notes. Dice così: ogni eletto risponde a un programma e alla propria coscienza. E ha libertà di esprimersi senza chiedere permesso a nessun capobastone».
Anno?
«2011».
Vecchiotto.
«Anche la Costituzione è vecchiotta, è del 1947. Che facciamo, la buttiamo?».
Per carità. Però l' accusano di aver votato con il Pd. Vergogna, dicono.
«Non direi. Ho votato un emendamento identico a quello presentato da me.
Chiedevo perché il governo volesse derogare al principio generale del diritto, il tempus regit actum».
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Domande impegnative.
«Chiedevo semplicemente perché le domande di condono del '97 vengano trattate in base alla legge dell' 85 e non a quella del '94. Non trovo razionale questo ritorno al futuro».
Ci spieghi meglio.
«Se definisco le domande pendenti con una norma che non è naturale ma è precedente, faccio una novazione dell' ordinamento. E quindi creo un nuovo condono».
Lei è di Ischia.
«Che è un' isola bellissima. E non si capisce perché se ne parli nel decreto su Genova. Ogni volta che si fa un condono, si crea l' aspettativa per il successivo».
Dicono che non vuole pagare i soldi agli alluvionati.
«Adesso basta però. Li ho appena pagati. Se continuano così non potrò più stare zitto, mi dovrò difendere in giudizio».
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È la macchina del fango.
«È una vera schifezza, non ha simmetria e funzionalità».
Buffagni dice: «Diceva "torni a bordo". Se non si trova bene torni a casa».
«Ancora con questa storia? Che noia. Ma Buffagni chi?».
La Fattori parla di «terrorismo psicologico». E conclude: «A riveder le stelle».
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«D' accordo, serve coerenza con le nostre stelle».
È in arrivo l' espulsione?
«È arrivata via stampa. Siamo alle sentenze senza neanche il processo».
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