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    EURO-TRAGEDY - IL MINISTRO DEGLI ESTERI TEDESCO EVITA DI PARLARE DI EUROBOND: ''CI SONO ALTRI STRUMENTI SUFFICIENTI PER AVERE AIUTI'' - L'ECONOMISTA BELGA DE GRAUWE, PROFESSORE ALLA LONDON SCHOOL OF ECONOMICS: ''SE FOSSI ITALIANO E VEDESSI CHE GLI ALTRI PAESI NON SONO DISPOSTI AD AIUTARE L'ITALIA, METTEREI IN DUBBIO L' APPARTENENZA ALL' UNIONE. MANCANO LE BASI MINIME DI SOLIDARIETÀ''


     
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    1. DE GRAUWE: «METTETE IN DUBBIO L'UE»

    Fabio Dragoni per “la Verità

     

    «A differenza di aziende e famiglie, la spesa statale non è vincolata alle entrate. Lo Stato può spendere più di quanto incassa in tasse, dato che può essere finanziato dalla sua Banca centrale che crea la moneta necessaria. Tuttavia, entrando in un' unione monetaria, i Paesi membri smettono di avere il controllo della valuta in cui il loro debito è denominato. E possono quindi andare in default».

     

    giuseppe conte angela merkel 2 giuseppe conte angela merkel 2

    Il quiz di oggi è: chi ha pronunciato queste parole? Vi diamo tre possibilità: a) Matteo Salvini; b) Marine Le Pen; c) un eminente professore della London school of economics.

    La risposta giusta è la c.

    Stiamo infatti parlando di uno dei massimi esperti al mondo di economia monetaria, e già consulente economico del presidente della Commissione Ue, José Barroso.

     

    L' economista belga Paul De Grauwe, che giorni fa è tornato a scrivere a proposito degli effetti economici della pandemia di coronavirus. Uno shock che ha coinvolto prima l' offerta, vale a dire le imprese. La loro chiusura forzata ha determinato quindi un crollo della domanda e cioè degli acquisti dei consumatori. Senza reddito non possono acquistare e consumare.

     

    paul de grauwe paul de grauwe

    Uno shock simmetrico, strutturale e devastante mai sperimentato prima neppure con le crisi del 2001 e del 2008 rispettivamente indotte dagli attacchi terroristici alle Torri gemelle e dal crollo del sistema finanziario. Sono quindi necessarie, secondo De Grauwe, «misure urgenti» al fine di arrestare un pericoloso e peraltro». La prima mossa devono farla i governi nazionali. Questi «devono intervenire su larghissima scala fornendo la necessaria liquidità ad imprese e famiglie a rischio».

     

    Più o meno quel che pensa un altro suo prestigioso collega, Nouriel Roubini, e soprattutto in completo accordo con quanto ieri scritto da Mario Draghi. Ovviamente l' esatto opposto di quanto fino ad oggi fatto da Giuseppi, novello e moderno portabandiera di una grottesca politica della lesina. Prima servono 3 miliardi. Poi scrive a Bruxelles che ne basteranno 7 e una tantum. Non uno di più.

    Paul De Grauwe Paul De Grauwe

     

    Quindi è costretto a salire a 25; sempre insufficienti. Ora incalzato dalle opposizioni e incapace di reagire è costretto a dire che ne serviranno altri 25. Insomma, sempre una curva indietro mentre invece sarebbe bastato dire «tutto ciò che serve e ora». Questo ovviamente getta ancor più nell' incertezza e nell' angoscia le imprese già piagate da una crisi senza precedenti.

     

    Servirà anche, secondo De Grauwe, mettere tanti soldi dentro le banche prostrate dai fallimenti a catena dei loro clienti. Tutta questa liquidità non potrà che essere creata dalle banche centrali. E qui arriva il grosso problema per i paesi dell' eurozona, che una loro esclusiva banca centrale non ce l' hanno. Dopo i primi tragici tentennamenti di Christine Lagarde, la Bce sembra però essere orientata a un supporto senza precedenti ai governi che potranno quindi finanziare i necessari deficit con la moneta fresca di stampa proveniente da Francoforte.

    ROUBINI ROUBINI

     

    Cosa peraltro vietata dai trattati europei, ma non vi è altra scelta; bisogna «mettere da parte i dogmi e pensare fuori dagli schemi», ribadisce ancora ieri De Grauwe, che però non smette di puntare il dito verso la traballante eurozona i cui Paesi devono darsi un reciproco sostegno. «Ma se fossi italiano», conclude De Grauwe, «e vedessi che gli altri Paesi non sono disposti ad aiutare l' Italia, metterei in dubbio l' appartenenza all' Unione. Mancano le basi minime di solidarietà». E pure del buon senso, aggiungiamo noi.

     

     

    2. «LA SOLIDARIETÀ È UN PILASTRO COMUNE GLI EUROBOND? I FONDI UE CI SONO»

    Paolo Valentino per il “Corriere della Sera

     

    Il governo tedesco accetterà gli eurobond?

    «La solidarietà nell' Unione europea è l' imperativo del momento. La possiamo raggiungere anche con i mezzi esistenti, come quelli del bilancio della Commissione, della Banca Europea degli Investimenti e del Meccanismo Europeo di Stabilità, il Mes, con le sue enormi linee di credito non utilizzate per un ammontare di 410 miliardi di euro. Quello che conta è essere solidali nell' emergenza anche sul piano finanziario, aiutando dove c' è maggiore urgenza».

     

    Heiko Maas schiva la domanda sugli eurobond, in realtà tema ancora aperto all' interno del governo federale.

    Ma nell' intervista al Corriere, la prima dall' inizio dell' epidemia di Covid-19, il ministro degli Esteri tedesco manda un forte messaggio di solidarietà, «pilastro fondamentale dell' Unione europea».

     

    HEIKO MAAS HEIKO MAAS

    Signor Ministro, la Germania dopo alcune incertezze iniziali (mi riferisco alla decisione di bloccare l' export di mascherine e materiali protettivi, poi revocata) sta dando un segnale concreto di sostegno all' Italia nella lotta al coronavirus. Quali altri aiuti avete in programma?

     

    «Aiutarsi a vicenda in Europa dovrebbe essere una cosa scontata per noi tutti. La solidarietà, soprattutto in momenti difficili, è un pilastro fondamentale dell' Unione Europea. Già nella crisi migratoria non siamo sempre riusciti mettere in pratica questo principio, anche per quanto riguarda l' Italia. Le immagini della scorsa settimana di convogli militari che dovevano trasportare delle bare mi hanno profondamente commosso. Sono, quindi, molto lieto che possiamo aiutare concretamente. La scorsa settimana c' è stata una prima fornitura parziale di sette tonnellate di aiuti, tra cui ventilatori e dispositivi di anestesia.

     

    Altre seguiranno, stiamo chiarendo con il Governo italiano i fabbisogni esatti. Ancora più importante: martedì sono stati accolti nella Clinica universitaria di Lipsia i primi due pazienti di terapia intensiva provenienti da Bergamo.

    Nel frattempo cliniche tedesche hanno offerto complessivamente 63 posti. Si tratta di altrettante vite umane che tentiamo di salvare. Apprezzo molto la cooperazione con il mio collega Luigi Di Maio.

    Collaboriamo amichevolmente e ci sentiamo di continuo per interagire ancora più strettamente».

     

    Di fronte al pericolo delle pandemie, non pensa sia giunto il momento di creare un coordinamento europeo sulla sanità?

    HEIKO MAAS HEIKO MAAS

    «Con il coronavirus l' Europa deve affrontare una delle prove più dure dalla sua istituzione e noi dobbiamo impiegare ogni possibile strumento. Il virus non ha un impatto solo di politica sanitaria, ma anche economico, di politica sociale nonché di politica estera e di sicurezza.

    Pertanto al Consiglio Ue Affari Esteri di lunedì scorso ho proposto di attivare la clausola di solidarietà ai sensi dell' articolo 222 del Trattato sul Funzionamento dell' Unione Europea. Questo potrebbe costituire un tetto comune per diversi processi ora in corso per arginare il virus. L' obiettivo sarebbe che ogni Stato membro possa mettere a disposizione, in modo coordinato, personale e materiale al momento non necessario e sufficientemente disponibile».

     

    Può farci qualche esempio?

    «Un' Europa solidale deve fare in modo che all' interno dell' Ue tutti i mezzi disponibili giungano dov' è più urgente averli. Un esempio che riguarda la Germania: in tempi brevissimi abbiamo creato una banca dati nella quale le cliniche, su base volontaria, registrano le loro disponibilità attuali di posti in terapia intensiva e di ventilazione polmonare. Nel frattempo hanno aderito circa il 60-70% delle cliniche. Perché questo non dovrebbe essere possibile a livello europeo? Nel medio termine, dobbiamo anche riflettere se riportare da Paesi terzi nell' Ue la produzione di beni strategici, come dispositivi medici di protezione. Anche qui dobbiamo procedere sul piano europeo per evitare sovrapposizioni».

     

    Alcuni parlano anche di segnale politico per l' Europa, di fronte alle azioni di aiuto avviate da Cina e Russia. Dietro gli aiuti si gioca anche una partita geo-politica?

    Klaus Regling Klaus Regling

    «La solidarietà e il coordinamento internazionale sono le cose di cui abbiamo bisogno in quest' emergenza, quindi ogni aiuto fa bene. Anche l' Ue, nella fase iniziale della diffusione del coronavirus, ha fornito aiuti alla Cina e alla gente di Wuhan. Questa pandemia è una sfida mondiale. Non la supereremo con la modalità "ognuno per conto suo". Adesso il motto deve essere: "Uno per tutti, tutti per uno". Così ce la faremo.

     

    La sua domanda mi porta però a un altro punto importante che mi preoccupa molto: la diffusione di informazioni fasulle e di teorie cospirative sul coronavirus. In Germania l' Ufficio Federale per la Tutela della Costituzione sta registrando un forte aumento di tale disinformazione proveniente da Paesi terzi. Dietro c' è evidentemente l' intenzione di minare la fiducia della popolazione nella nostra gestione della crisi. Dobbiamo contrastare questi ignobili e irresponsabili tentativi. Anche qui abbiamo bisogno di una cooperazione rafforzata».

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