Testo di Francesco De Gregori pubblicato da "Robinson – la Repubblica"
de andrè de gregori
«Con Fabrizio ci siamo conosciuti al Folkstudio dove lo portò una sera mio fratello Luigi e ci trovammo subito simpatici. Tanto che, qualche tempo dopo, mi invitò da lui in Sardegna, a Portobello di Gallura, per provare a fare delle cose insieme: "Belìn - lui diceva sembre belìn -, perché non vieni da me? Devo scrivere e non c' ho idee!".
"Vengo di corsa". Non c' era nessuno, era inverno, faceva un freddo della Madonna. Mi invitò secondo me perché era curioso: gli piaceva vedere come scrivevano gli altri. E poi, stranamente, era anche un po' insicuro. Di me gli interessava il versante angloamericano che lui non conosceva bene perché si era formato sugli chansonnier francesi. Con me, figuriamoci, si ubriacò di Dylan. Rimasi quasi un mese a casa sua, facemmo molte canzoni come La cattiva strada, Oceano, Dolce luna, Canzone per l' estate, Amico fragile, scritta solo da lui, e Le storie di ieri che avevo scritto io e di cui lui si era innamorato. Era un pezzo che doveva già finire nel mio disco precedente, ma la casa discografica non me la fece mettere, "perché rischi di passare dei guai" dal momento che parlava di Mussolini.
de andrè de gregori
Fabrizio allora disse "La faccio io!
" e la pubblicò nel disco che venne fuori da quel nostro incontro, Volume 8. Quando la pubblicai anch' io sul mio album Rimmel si incazzò pure: "Belìn, me lo potevi dire che la facevi, così non la pubblicavo io!". "Ma io non lo sapevo che l' avrei pubblicata!
": venne infatti sdoganata dalla Rca proprio perché era uscita sul suo disco. Fu un periodo magico.
FRANCESCO DE GREGORI
Lì infatti nacquero anche diverse altre canzoni di Rimmel tra cui Buonanotte fiorellino. Un giorno gliela faccio ascoltare e Fabrizio: "Belìn bello questo: è un pezzo che fa soldi!" e ride. La realtà è che noi stavamo lì per lavorare ma non vedevamo l' ora di finire per andarci a divertire, quindi lavorammo intensamente, anche se da parte sua con una certa fatica mentre per me era una cosa giocosa perché ero già felice solo di essere là con lui, a scrivere e a fare musica. Fabrizio invece viveva sempre la fase della scrittura con molta ansia: "È bella questa cosa, che ne dici? È bella?". "È bellissima!".
"Ah, belìn, non lo so!". Andava confortato in questo senso, anche se, naturalmente, scriveva benissimo. Avevamo un metodo di lavoro strano: non è che stavamo lì a parlare, a discutere dei testi delle canzoni, le scrivevamo e basta. Qualche volta non ci incontravamo nemmeno perché anche se io mi svegliavo tardi lui aveva quasi ribaltato il giorno con la notte.
Molti si chiedono perché non ci sono pezzi di quel periodo cantati insieme ma l' intento non è mai stato quello: l' idea era di scrivere testi e fare delle musiche. E così fu».
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( TESTO RACCOLTO DA LUCA VALTORTA)
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