DANIELE DELL' ORCO per Libero Quotidiano
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Sarà per la latente esterofilia che caratterizza il nobile quartiere in cui ha radici, o sarà per il palato fine dei suoi supporters, ma al Chelsea, da almeno trent' anni, si parla italiano. In principio fu Gianluca Vialli che all' indomani della sentenza Bosman approdò a Stamford Bridge nel '96.
Lì, tra campo e panchina, ci rimase ben 4 anni. Dopo di lui: Claudio Ranieri, Carlo Ancelotti, Roberto Di Matteo e Antonio Conte. Con fortune alterne. Perché la City, da spietata adulatrice qual è, ti cambia i connotati.
Conte, per dire, arrivò in giacca e cravatta ed è andato via in tuta. Maurizio Sarri, l' ultimo italiano in salsa Blues, ha fatto il contrario: la tuta (per ora) l' ha riposta nell' armadietto a beneficio del suit & tie.
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Ma non è che ci si ritrovi proprio benissimo. Men che meno con l' inglese: «Mi scuso se non è perfetto - dice prima di presentarsi alla stampa britannica -, migliorerò in poche settimane». Per ora, in italiano, si lascia andare all' entusiasmo del primo giorno: «Per me questa è una sfida difficile ma affascinante, qui ci sono i migliori allenatori del mondo e i giocatori più forti, quindi so che sarà difficilissimo».
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L' obiettivo numero uno?Evitare i paragoni con i predecessori: «Mourinho si definì Special One? Io vorrei mi chiamaste semplicemente Maurizio. Conte? Ha fatto risultati straordinari perché è straordinario, ma è chiaro che io giochi in maniera leggermente diversa, quindi ci vorrà un po' di tempo per la squadra». Già, la squadra. Ma quale? Perché per un Courtois con le valigie in mano direzione Real Madrid c' è un Jorginho appena arrivato, ma pure un Hazard difficile da trattenere, un Morata dal destino incerto e un sogno, Gonzalo Higuain, che però Sarri al momento sussurra solo ai piani alti, visti gli screzi con la dirigenza che hanno caratterizzato l' esperienza di Conte proprio a causa del mercato.
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Nonostante il titolo conquistato nel 2017, nel biennio dell' ex Juve i Blues hanno investito tanto, ma pure venduto: il rosso totale nelle finestre di mercato è di 80 milioni, contro i 260 dello United, i 399 del City. Per questo Sarri, per ora, si divincola: «Il mercato mi annoia. Io sono più un allenatore da campo, non un manager a tutto tondo». Anche perché a differenza degli altri club inglesi (col tecnico che fa anche mercato), al Chelsea un manager ce l' hanno già: è Marina Granovskaia, la lady di ferro di Abramovic. La misteriosa ex studentessa di lingue è al fianco dell' oligarca russo fin dai primi anni 2000 e dal 2003 controlla ogni euro che esce dalle casse dei Blues.
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Quindi anche il mercato. Con lei in giro, allora, il toscanaccio farebbe bene a non parlare più di budget, di sponsor, di fatturati, di costi e di ricavi.
Soprattutto, stavolta, tenga un occhio di riguardo per l' Europa League.
sacchi sarri guardiola mourinho sacchi sarri guardiola sarri e allegri sarri LA DISPERAZIONE DI MAURIZIO SARRI DURANTE NAPOLI TORINO