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    E ALLA FINE AURELIO “RE” LAURENTIIS S’È BECCATO UNA DENUNCIA PER VIOLENZA E RESISTENZA A PUBBLICO UFFICIALE PER LA GOMITATA ALLA GOLA RIFILATA A UN POLIZIOTTO - PER QUELLO CHE HA FATTO, IL PRESIDENTE DEL NAPOLI HA RISCHIATO L’ARREST


     
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    1. RE LAURENTIIS

    reja de laurentiis reja de laurentiis

    Massimo Gramellini per “la Stampa”

     

    Non so perché continuo a coltivare questa idea bacata che i cosiddetti vip dovrebbero comportarsi meglio dei militi ignoti. Sarà una reminiscenza di letture impegnate («A grandi poteri, grandi responsabilità», l’Uomo Ragno), ma l’ultima cafonata attribuita al patron del Napoli e dei cinepanettoni De Laurentiis mi ha lievemente scosso il sistema nervoso. In assenza della sua versione ci si deve accontentare di quella del sindacato di polizia, piuttosto circostanziata.

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    De Laurentiis arriva all’aeroporto di Capodichino, si presenta all’imbarco e per prima cosa pretende e ottiene di fare saltare la coda a sé e ai suoi cari: diciotto persone. Il ministro tedesco Schäuble li avrebbe rimessi in fondo alla fila, ma da buon italiano so che la rigidità non è un dogma e in questo caso il privilegio appare giustificato dall’esigenza di proteggere il presidente dall’invadenza tifosa dei passeggeri (il presidente, non gli altri diciotto).  

     

    aurelio e jacqueline de laurentiis foto lapresse aurelio e jacqueline de laurentiis foto lapresse

    La rigidità non sarà un dogma, obietterebbe Schaeuble, ma serve a impedire che il tizio o la nazione a cui hai appena dato un dito si prenda il braccio intero. Esattamente come De Laurentiis, che chiede a un poliziotto di portargli i bagagli e, indispettito dal suo rifiuto, ordina che un pulmino privato lo conduca alla scaletta dell’aereo per non costringerlo a mescolarsi con la vile plebaglia. Il nuovo rifiuto produce un frasario da boss - «Non seguirmi, non mi servi più» - e una gomitata alla gola del poliziotto. Se l’avesse vibrata un altro, sarebbe finito in galera. Quanto ai troppi De Laurentiis d’Italia, il guaio di chi vive circondato da servi è che si illude di essere un signore.  

     

    2. “PORTAMI LE VALIGIE” IL PATRON DEL NAPOLI AGGREDISCE L’AGENTE

    Irene De Arcangelis per “la Repubblica”

    aurelio de laurentiis con la moglie aurelio de laurentiis con la moglie

     

    Il pacato poliziotto quasi sessantenne e l’effervescente patron del Napoli. L’uno di fronte all’altro e un aereo che sta per partire. Il primo ligio alle regole, il secondo abituato a dare ordini. «Portami le valigie», dice de Laurentiis all’uomo, e il poliziotto si rifiuta. È la scintilla. Il presidente della società aggredisce il poliziotto, gli mette il braccio alla gola e lo spinge.

     

    È il parapiglia, una poliziotta cade e si sloga la caviglia. Finisce con le medicazioni in ospedale, una denuncia per violenza e resistenza a pubblico ufficiale e la rabbia dei sindacati di categoria. Brutto episodio, quello di sabato scorso all’aeroporto napoletano di Capodichino, che la vittima in divisa racconta agli amici riservandosi di querelare de Laurentiis per lesioni.

     

    aurelio de laurentiis laurea ad honorem aurelio de laurentiis laurea ad honorem

    «Non me lo aspettavo. Proprio no. Non mi era mai successa una cosa del genere e ancora tento di ricostruirla nella mia testa. Mi sento mortificato», racconta ai colleghi l’uomo. La sua divisa di sostituto commissario cinquantottenne in servizio alla Polaria di Capodichino è rimasta intatta, a restare ferito è stato il suo amor proprio. «Resterò esterrefatto ancora per un po’», puntualizza.

     

    Episodio dal titolo: un uomo di successo, un vip, aggredisce un poliziotto che, come tutti i giorni della sua vita, compie il proprio dovere lontano dai riflettori. Per quello che ha fatto, de Laurentiis ha rischiato l’arresto, la legge lo prevede ma è facoltativo. Non è finito in manette perché il poliziotto aggredito è stato portato in pronto soccorso e gli uomini della Digos, presenti a Capodichino per la partenza della squadra del Napoli, hanno placato le acque allontanando il presidente della società.

    de laurentiis de magistris jpeg de laurentiis de magistris jpeg

     

    Verrà comunque aperto un fascicolo, si analizzeranno i filmati delle telecamere a circuito chiuso di cui l’aeroporto è pieno. «Sabato 11 luglio ero il più alto in grado in servizio a Capodichino — riassume il sostituto commissario — e c’era il charter in partenza per Domaro per il ritiro del Napoli».

     

    AURELIO DE LAURENTIIS AURELIO DE LAURENTIIS

    De Laurentiis arriva con uno staff di diciotto persone, diretto al varco riservato all’equipaggio per evitare di fare file. Ha tanti bagagli. Nel caso dei charter, a differenza dei voli di linea che hanno il nastro per il carico, vanno portati a bordo dai proprietari. «Eravamo tutti all’altezza del bar — ricorda il sostituto commissario — quando de Laurentiis ha cominciato a dire: ma chi mi porta i bagagli? Chi me li porta? E si è rivolto a me». Il poliziotto risponde: «Noi non portiamo i bagagli, ma laggiù ci sono i carrelli».

    AURELIO DE LAURENTIIS AURELIO DE LAURENTIIS

     

    E il patron: «Ma questo è un aeroporto di merda, chi mi porta i bagagli? Allora faccio venire il pullmino della società, li carichiamo e arriviamo fino all’aereo ». «A quel punto — ricorda il poliziotto — ho spiegato che era impossibile per motivi di sicurezza, non potrebbe farlo neanche il presidente della Repubblica né chiunque altro su un veicolo non dotato di particolari dispositivi ». De Laurentiis esplode: «Ma allora, che state a fare qui? Andate via, andate a lavorare».

     

    AURELIO DE LAURENTIIS E JOHN ELKANN AURELIO DE LAURENTIIS E JOHN ELKANN

    «Ho risposto — ricorda il poliziotto — che stavamo già lavorando e che lo stavamo facendo anche per la sua sicurezza, ed è stato a quel punto che mi ha messo il braccio alla gola e mi ha spinto». I colleghi intervengono per aiutare il poliziotto preso alla sprovvista, la poliziotta cade, interviene la Digos che trattiene de Laurentiis, portato in tutta fretta a bordo dell’aereo mentre il sostituto commissario va in pronto soccorso.«Io stavo soltanto facendo il mio dovere — sembra quasi giustificarsi il poliziotto — ma non posso derogare alle regole. Come ogni agente sono al servizio del cittadino, e non di un privato».

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