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    DE PASQUALE E SPADARO RISCHIANO GROSSO – I DUE PM DI MILANO, RINVIATI A GIUDIZIO PER “RIFIUTO D’ATTO D’UFFICIO” SUL PROCESSO ENI-NIGERIA, POTREBBERO ESSERE CONDANNATI A UNA PENA DAI 6 MESI AI 2 ANNI. E SOPRATTUTTO POTREBBERO DOVER PAGARE MILIONI DI EURO DI RISARCIMENTO - LA PROCURA DI BRESCIA CONTESTA LORO DI NON AVER DEPOSITATO LE PROVE INVIATE DA PAOLO STORARI, CHE AVREBBERO DIMOSTRATO LA FALSITÀ DI QUANTO DICHIARATO DA ARMANNA SULLA MAXI-TANGENTE DA 1,3 MILIARDI


     
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    1. MILANO, PROVE NON DEPOSITATE PROCESSO AL VICE DELLA PROCURA

    Estratto dell’articolo di Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”

     

    FABIO DE PASQUALE SERGIO SPADARO FABIO DE PASQUALE SERGIO SPADARO

    «Se si possono sindacare con lo strumento penale le valutazioni che fa un pm in dibattimento, beh, non dico che siamo a livello di Erdogan in Turchia, però quasi», arriva a dire in udienza il pm che ottenne la prima condanna definitiva di Bettino Craxi, il primo (e sinora l’unico) ad averla ottenuta per Silvio Berlusconi: e al processo Eni-Nigeria nel 2021 il procuratore aggiunto milanese e capo del pool affari internazionali Fabio De Pasquale avrebbe nascosto al Tribunale prove favorevoli alle difese? Ma va là, le irride, ma quali «prove»?

     

    FABIO DE PASQUALE FABIO DE PASQUALE

    Quelle che per il pm Paolo Storari attestavano la calunniosità dell’imputato dichiarante Vincenzo Armanna ai danni di Eni? «Le “cosiddette” prove di Storari…Un’accozzaglia di dati al limite del risibile, senza capo né coda», ironizza nei vari interrogatori, […]: e invoca l’allora condivisione del procuratore Francesco Greco e della vice Laura Pedio sul fatto che «comunque questo qualificare Armanna come calunniatore mi sembrasse una cosa superficiale», fino a contrattaccare che Storari gli avesse teso «una trappola […]».

     

    vincenzo armanna vincenzo armanna

    Ma ieri il gup bresciano Christian Colombo rinvia a giudizio De Pasquale e il collega Sergio Spadaro (oggi pm della Procura Europea Antifrodi) per «rifiuto d’atto d’ufficio» proprio nel non aver voluto depositare nel febbraio marzo 2021 talune prove indicate via mail da Storari a Greco e Pedio il 18 gennaio e il 19 febbraio 2021, e da Greco inoltrate solo a metà febbraio ai due pm di Eni-Nigeria: dati che non giovavano alla traballante attendibilità di Armanna, allora molto valorizzato […].

     

    PAOLO STORARI PAOLO STORARI

    A pesare sul rinvio a giudizio è stato l’opposto comportamento dei due pm in altri frangenti di loro “convenienza” processuale: come quando, per adombrare manovre su Armanna ordìte da Eni, depositarono quegli elementi per proclamata «simmetria» con le difese.

     

    Non fecero invece così con la scoperta di Storari delle falsificazioni da parte di Armanna di chat (alcune prodotte in Tribunale, altre al “Fatto Quotidiano” nel novembre 2020) volte a nascondere un rapporto di 50.000 dollari con il proprio teste 007 nigeriano «Victor», celare l’eterodirezione di un altro teste in una rogatoria del pm Pedio, e accreditare nel 2013 depistaggi di Descalzi e del vice Granata. […]

     

    FABIO DE PASQUALE FABIO DE PASQUALE

    La decisione del gup - col nuovo criterio della legge Cartabia che pretende non più la sola sostenibilità in giudizio ma anche la ragionevole previsione di condanna – è arrivata nonostante l’accalorata autodifesa di De Pasquale […], di recente definito «luminoso esempio per i pm di tutto il mondo» da una lettera del presidente Drago Kos del gruppo anticorruzione Ocse, e destinatario dal procuratore milanese Marcello Viola di parere positivo alla conferma nel ruolo di vice. […]

     

     

    2. RINVIATI A GIUDIZIO I PM DI ENI-NIGERIA RISCHIANO DI PAGARE INDENNIZZI MILIONARI

    Estratto dell’articolo di Alessandro Da Rold per “La Verità”

     

    fabio de Pasquale fabio de Pasquale

    […] Le due toghe […] rischiano dai 6 mesi ai 2 anni. Soprattutto potrebbero essere esposti al rischio di pagare milioni di euro di risarcimenti. Del resto, l'imputazione per corruzione si basava sull'ipotesi, poi ampiamente smentita, che intorno al giacimento nigeriano fosse transitata la tangente più grande della storia, pari a 1,3 miliardi.

     

    PIERO AMARA PIERO AMARA

    […] La sentenza di rinvio a giudizio non era così scontata. […] De Pasquale e Spadaro avevano chiesto a novembre […] di poter essere giudicati dopo l'entrata in vigore della riforma Cartabia. In questo modo avrebbero voluto da un lato evitare che si costituissero nuove parti civili (al momento l'unico che si è costituito nel procedimento è l'ex vice console in Nigeria, Gianfranco Falcioni), dall'altro far sì che il giudice per l'udienza preliminare prendesse una decisione a fronte di una «ragionevole previsione di condanna» e non più, come accadeva prima, a fronte soltanto di «elementi idonei» per una condanna.

     

    laura pedio laura pedio

    […] Come noto la Procura bresciana contesta a De Pasquale e Spadaro di non aver depositato prove verbali e documentali che gli erano state inviate dal sostituto procuratore Paolo Storari, documenti che avrebbero dimostrato subito «la falsità degli elementi forniti alla pubblica accusa da Armanna Vincenzo, che aveva assunto il ruolo di accusatore contro gli imputati del processo Eni Nigeria», tra cui l'ex presidente Paolo Scaroni e l'ex amministratore delegato Claudio Descalzi.

     

    Storari aveva inviato loro una mail il 19 febbraio 2021, invitando a mettere a disposizione del tribunale e delle difese i messaggi whatsapp del cellulare di Armanna, dove si poteva leggere che l'ex manager Eni aveva pagato 50.000 dollari a due testimoni del processo che avrebbero dovuto confermare di avere visto «gli italiani» imbarcare trolley pieni di denaro contante parte del prezzo della corruzione che sarebbe dovuta spettare a Eni.

     

    fabio de Pasquale fabio de Pasquale

    Non solo. Un'altra prova non depositata da De Pasquale e Spadaro è una nota della società Vodafone contenuta in un'annotazione della Guardia di finanza del gennaio 2021, dove si poteva facilmente scoprire come le presunte chat tra Armanna e Descalzi e poi sempre del primo con Claudio Granata (il direttore Risorse umane di Eni) fossero «materialmente e ideologicamente false perché nel 2013 […] le utenze che non erano in uso ai due manager Eni e non avevano generato quel traffico».

     

    Ma soprattutto, i due pm non avevano depositato la videoregistrazione di un incontro avvenuto il 28 luglio 2014, in cui erano presenti Armanna, l'avvocato Piero Amara e altri, dove il primo aveva «espresso propositi ritorsivi nei confronti dei vertici dell'Eni, «perché la valanga di merda che io faccio arrivare in questo momento... con la valanga di merda che sta arrivando, vedrete che accelelererà», affermazioni - come hanno riportato gli avvocati di Falcioni, Gian Filippo Schiaffino e Pasquale Annichiaro - «da considerarsi inconciliabili con l'affidabilità di un dichiarante che due giorni dopo si presentò da De Pasquale per accusare i vertici Eni».

     

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    […] Nella costituzione di parte civile, gli avvocati ricordano anche come i danni subiti da Falcioni siano stati infatti ingentissimi. Si riservano di stabilire la cifra del risarcimento. Ma in teoria potrebbero farlo anche gli altri imputati al processo, tra cui le stesse Eni e Shell.

     

    Anche se il Cane a sei zampe (che infatti non è costituito in giudizio) ha sempre ribadito di non cercare vendetta ma solo di voler conoscere la verità […]

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