Mario Ajello per “il Messaggero”
Certi uomini politici muoiono su barricate su cui non sono mai saliti. Francois Mitterrand questa sua celebre massima l'avrà pronunciata pensando anzitempo ai suoi colleghi socialisti di oggi. E magari li sta vedendo, dall'aldilà, mentre arrivano nella sede parigina di rue Solférino, per parlare, illudersi e scannarsi, e in realtà per celebrare il proprio funerale.
françois mitterrand
Dopo essere caduti sulla barricata dell'innovazione mancata. Che riguarda loro così come tutti i cugini europei, Germania a parte, ma quello francese è sempre stato il partito socialista per eccellenza. E non c'è catastrofe più eclatante di questa certificata da Valls («Il partito socialista è morto») e semi-ammessa da Moscovici («Comunque dobbiamo resuscitare»). Mentre i residui big socialisti nelle stanze di rue Solférino stanno cercando, senza trovare una risposta, se la storia offra un precedente a questo straordinario caso di suicidio.
LA PARABOLA
Lo scioglimento del Pci, che pure è stato un trauma importante, ma limitato all'Italia, non è paragonabile alla fine senza pathos ma epocale di un partito che è stato un faro al centro del mondo, guardato, invidiato, imitato da tutti. Il binomio Francia-socialismo è collocato nella storia di quel Paese da 150 anni, ma appartiene all'intera civiltà occidentale, perché fu la Rivoluzione del 1789 a incubare valori e modelli organizzativi che poi alimentarono il fiume socialista dappertutto.
hollande soldato
Adesso quel faro è un lumicino. E dalle finestre della sede di rue Solférino quasi si può vedere la vicina Assemblea Nazionale, il Parlamento dove stavolta i socialisti entreranno in pochi nelle elezioni legislative di giugno: non più di 35 al posto dei 280 deputati che ora ha il Ps.
Un azzeramento inimmaginabile fino a pochi anni fa - Hollande, presidente senza carisma né grandi capacità, ha contribuito al disastro - per la gauche che ha rappresentato tutti i sogni di progresso, non solo economico e sociale ma anche umanitario e romantico, dal XIX secolo ed è andata a sbattere contro il muro del XXI secolo che non conosce e che non vuole capire. Addirittura il socialismo francese affonda le sue radici ideali nel 700 illuministico.
SARTRE SIMONE DE BEAUVOIR
Ma è Macron adesso, nel discorso della vittoria di domenica scorsa, che scandisce le parole liberté, egalité, fraternité. Le quali, sulle labbra dei socialisti, suonerebbero vuote e retoriche, in quanto ferme al passato e prive di linfa nuova. Questo è stato il partito della cultura e della speranza. L'unica strada possibile, come disse Simone de Beauvoir, per una generazione che veniva fuori prima dalla catastrofe della corrotta Terza Repubblica e poi dal nazismo.
L'EREDITÀ DAL PASSATO
È stato, insieme ai comunisti, il partito della Resistenza francese. E quello che si era battuto, con Jean Jaurès, in difesa di Alfred Dreyfus. Il grande segretario socialista ucciso nel 1914 da un militante nazionalista resta tuttora studiatissimo, da parte dagli eredi più illuminati di Mitterrand. Basti pensare alle sue Lettres sur la réforme gouvernementale, uscite postume nel 1917, in cui prima di tutti Jaurès capì - e c'è chi ancora non lo ha capito - che la crisi del parlamentarismo in assenza di forti poteri al primo ministro è il miglior viatico per l'anti-politica e per il populismo.
FRANCOIS HOLLANDE E LIONEL JOSPIN NEL
Quasi non si sa che pensare, se si pensa che una storia così sarebbe passata da Jospin, l'inizio della fine, per poi approdare a Hollande, che diventò presidente più per demeriti di Sarkozy che per propri talenti. Si dirà: i socialisti che perdono sia a sinistra sia a destra si trovano nella stessa condizione dell'inizio degli anni 70 del secolo scorso.
Pierre Moscovici and Marie Charline Pacquot article A CAFA DC x
C'era la Sfio, ormai logorata e inservibile, e arrivò qualcuno che nel 71 riunì ad Epinay tutte le forze disponibili per la nascita di un nuovo partito e vide la luce il Ps che un decennio più tardi portò il suo fondatore all'Eliseo. L'autore di quel capolavoro era Mitterrand. Il suo partito si rivelò tra i migliori mai esistiti (forte, radicato, plurale, pragmatico e innovativo).
I SALUTI
Oggi invece non c'è scampo, perché il lumicino fa segnare il nome di Hamon, che è un po' Bertinotti e un po' Grillo e vuole il reddito di cittadinanza, e di altri dirigenti sbandati mentre i migliori vanno via. Il partito che è morto, anche se non ufficialmente, è stato quello non solo di Mitterrand, sovrano repubblicano e grande modello anche per Bettino Craxi, ma del meglio della cultura progressista: da Rocard a Mauroy, da Strauss-Kahn a tanti altri.
strauss khan
Non è più tempo di giganti nella gauche. E il progetto dell'ala più oltranzista - quello di fare una larga alleanza di piazza tra socialisti, comunisti e mélanchoniani contro Macron - guai a spacciarlo come una riedizione del Fronte Popolare del 36-37. Perché Léon Blum, a rue Solférino così ridotta, non avrebbe mai messo piede.