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Daniele De Rossi rischia di fare la fine del marziano a Roma di Ennio Flaiano. L’alieno che atterra nella Capitale, al centro di Villa Borghese, e viene accolto dai romani come una star, il Papa lo convoca in Vaticano per un’udienza privata, sale al Quirinale; poi dopo due settimane non frega più niente a nessuno e quello se ne torna su Marte. Lo scrive El Paìs, che paragona la possibile parabola di De Rossi sulla panchina della Roma a quella di Xavi a Barcellona. Non è una bella prospettiva.
“Roma è una città ciclotimica – scrive Daniel Verdù – Eleva e divora i suoi miti a una velocità vertiginosa. Ma la metafora di Flaiano funziona per il calcio e per alcuni club in particolare, determinati a offuscare i ricordi più belli dei propri tifosi. La nostra incoscienza nello sfidare la storia non ha limiti. In un paio d’anni, il Barça ha distrutto due monumenti del club come Ronald Koeman e Xavi Hernández”.
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Ma i casi sono tanti. El Paìs ricorda la Juventus che nel 2020 “ha infranto il sacro mito di Andrea Pirlo, che vergogna sulla panchina della Sampdoria, in Serie B, l’audacia di sfidare la propria gloria di giocatore. Il centrocampista era soprannominato il maestro, il direttore d’orchestra. Ma il rumore ha finito per divorare la sua povera sinfonia in panchina (la Juve ha quasi mancato la Champions League)”. Ma anche Marco Tardelli che ha portato l’Inter “al disastro perdendo 0-6 nel derby con il Milan”.
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Ecco, “l’incubo più grande che hanno adesso i tifosi della Roma è che succeda qualcosa del genere a Daniele De Rossi”.
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