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(ANSA) "Mi sono svegliato alle cinque del mattino con cinque esplosioni di seguito", inizia così il racconto di Paulo Fonseca, ex allenatore della Roma, bloccato a Kiev con la famiglia a causa della guerra scoppiata nella notte. "Avevo un volo in programma per oggi, - ha continuato a Jornal de Noticias - ma ora è impossibile uscire da qui, perché gli aeroporti sono già distrutti e lo spazio aereo è stato chiuso".
L'unico modo per lasciare Kiev, dunque, è via terra "ma le strade sono completamente ferme, perché è impossibile spostarsi con così tante macchine" ha detto ancora Fonseca. "Le code sono enormi, i supermercati sono stati presi d'assalto e non c'è più molto. La benzina ad esempio è terminata. Non ci resta che pregare che non cada un'altra bomba su di noi. Sinceramente non so come uscirò da qui. E' il giorno peggiore della mia vita" ha concluso l'allenatore che è trattenuto in un hotel della capitale ucraina, lo stesso dove si trova l'intera squadra dello Shakhtar Donetsk.
DE ZERBI
(ITALPRESS) - "Me ne sto in camera, è una brutta giornata. Ho aspettato a lungo che la federazione sospendesse il campionato, fin da quando è successo quel che é successo col Donbass...però non mi sono mosso, perchè io sono qui per fare sport e non potevo girare le spalle al campionato, ai tifosi che ci seguono...ho tredici ragazzi brasiliani, il mio staff...potevamo tornare a casa almeno fino a quando non ci fosse stata sicurezza, no, abbiamo aspettato...stanotte ci hanno svegliato le esplosioni".
de zerbi
Roberto De Zerbi, al telefono con l'agenzia ITALPRESS, racconta in esclusiva le emozioni che sta vivendo in Ucraina. Il tecnico dello Shakhtar Donetsk prosegue: "Stamattina hanno sospeso il campionato e dalle finestre dell'hotel Opera abbiamo visto file di auto che si muovevano...credo che stiano andando in Polonia...l'Ambasciata italiana ci aveva sollecitato di andarcene ma non potevo, ripeto, io uomo di sport, girare le spalle al club, al calcio e andarmene cosí...e alla fine hanno chiuso lo spazio aereo e si sta qui...".
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La situazione è delicata, in continua evoluzione. "Non credo almeno per ora che siamo a rischio, sono venuto qui per fare sport, davvero, e mi armo di pazienza - prosegue De Zerbi -. Non sono venuto per soldi, me ne offrivano di più in Italia, ma per fare esperienza ...E ora aspetto. È un'esperienza - triste - anche questa. Penso al grande Maradona che quando ce n'era bisogno diceva quel che pensava ai padroni del calcio".
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