DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Paolo Tomaselli per il Corriere della Sera
C’è stato un tempo nel quale l’Atalanta ispirava più che altro giochi di parole nella lotta scudetto («Pazza iDea») o suscitava curiosità in Europa proprio per il mito della omonima eroina greca, allattata dagli orsi e allevata dai cacciatori, una guerriera resistente e piena di risorse come la sua trasposizione calcistica. Quella squadra, smontata e rimontata dallo stesso meccanico, è diventata adulta nella notte di Dublino, quella dell’Europa League stravinta contro il Bayer Leverkusen campione di Germania e squadra più alla moda del Continente.
Adesso è l’Atalanta che mette paura a tutti, grandi e piccoli, perché la democrazia gasperiniana non fa differenze. E se in Spagna titolano «Real e Barça state attente in Champions, l’Atalanta è verticale ed europea» dando eco alle parole di Fabio Capello sulla Gazzetta dello Sport , anche in Italia gli avversari guardano il calendario con lo stesso animo fosco degli agricoltori che seguono il corso di una tempesta violenta.
La miglior Dea di sempre in serie A — 31 punti in 14 giornate — incalza il Napoli a un punto, dopo averlo travolto al Maradona (0-3): colpa di un avvio complicato, fra turbamenti di mercato e assemblaggio dei nuovi pezzi, con 3 ko nelle prime 5, con Torino, Inter e Como.
Ma da inizio ottobre nessuno ha tenuto lo stesso passo, fatto di gol e vittorie, 8 su 8, un luna park nel quale si divertono tutti, alimentando la vera forza dell’Atalanta: il fatto di essere un corpo unico con il suo pubblico e la sua città, nello stadio trasformato con 100 milioni che è diventato un catino, praticamente il pentolone di Obelix, nel quale i giocatori — l’ultimo Zaniolo a segno all’Olimpico lunedì contro la Roma — diventano fortissimi, mentre quelli che partono, vedi Koopmeiners, perdono il filo.
Cercare un uomo simbolo in questa Atalanta non è facile, dal colosso Hien all’allenatore in campo De Roon, dal tuttocampista Ederson fino al bomber Retegui, passando per il re degli assist De Ketelaere fino al fenomenale Lookman. Se c’è un insostituibile forse è proprio Ederson.
Ma la nuova forza dell’Atalanta, quella che le fa pensare allo scudetto al di là delle ragionevoli cautele («I tifosi fanno bene a sognare, vedremo a due terzi del campionato dove saremo» ha detto Tullio Gritti, vice e voce del Gasp, squalificato a Roma e venerdì col Milan), sta nella profondità e nella qualità delle alternative, che esaltano il tecnico: lo si è visto in maniera esemplare coi giallorossi, perché Gasperini ha tolto l’intero attacco (Retegui, De Ketelaere, Lookman), inserendo Samardzic, Brescianini e Zaniolo (oltre a Cuadrado per Ruggeri), cambiando strategia senza perdere fisicità e creatività.
Tutto questo senza Scamacca, che a febbraio potrebbe tornare in campo: l’azzurro salterà la sfida al Napoli di metà gennaio, ma per la doppietta con Juve e Inter (9 e 16 marzo) potrebbe esserci: un nuovo «acquisto» che Conte, Inzaghi e Motta farebbero volentieri e che l’Atalanta in estate ha rimpiazzato in due giorni prendendo Retegui, con una disinvoltura economica figlia di una gestione virtuosa e di 240 milioni di fatturato. Non è però solo lo scudetto del nono bilancio in attivo consecutivo (+10 milioni l’ultimo) quello che sognano ora a Bergamo, dove arrivano a stretto giro Milan e Real per fare il tagliando alla 4x4 nerazzurra.
atalanta bayer leverkusen gasperini con la coppa
Oltre ad avere il miglior attacco d’Italia, la Dea ha il quarto miglior attacco dei 5 tornei top ed è anche quarta per gli assist.
Nel possesso palla occupa invece la casella 19, a testimonianza del suo calcio unico, con le marcature ad ampio raggio e la sua costante postura offensiva, che in Champions ha prodotto 3 vittorie e 2 pari, con la seconda miglior difesa dopo l’Inter. La squadra di Inzaghi sfiderà proprio la banda di metallari bergamaschi anche nella semifinale di Supercoppa, il 2 gennaio. Sarà un inverno di fuoco per la Dea. Ma anche per chi la deve battere.
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