jacopo compagnoni.
DEBORAH COMPAGNONI 'JACOPO ERA SPECIALE,DOLORE STRAZIANTE'
(ANSA) - "La perdita di un fratello è un dolore straziante, lo è ancora di più per un fratello speciale come era per me Jacopo. Un papà e un marito meraviglioso". Deborah Compagnoni prova a raccontare la sua sofferenza all'ANSA, dopo la morte del fratello Jacopo, ieri. "Voglio ricordarlo- dice l'olimpionica - sempre con il suo sorriso quando rientrava soddisfatto a casa dalle sue escursioni estive o invernali, abbracciando forte le sue adorate bimbe. Sono sicura, la sua anima resterà nelle sue montagne ad aspettarmi ogni volta che sentirò la sua mancanza. Ringrazio tutti coloro che mi hanno scritto e sono vicini a me e alla mia famiglia" (ANSA).
1 - IL FRATELLO DI DEBORAH COMPAGNONI MUORE TRAVOLTO DA UNA VALANGA SUGLI SCI
Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”
Un passaggio con gli sci d'alpinismo su un manto di neve intonsa, a 2.850 metri di quota, uno sguardo all'amico che sciava poco più in alto e all'improvviso nessun appoggio sotto i piedi. Jacopo Compagnoni, 40 anni, guida alpina e maestro di sci, è scivolato a valle assieme alla valanga che lo ha trascinato per circa 500 metri lungo un canalone pieno di balzi rocciosi.
deborah jacopo compagnoni
Quando finalmente la massa di neve si è fermata lui era semisommerso e non più cosciente. I traumi violenti contro la parte rocciosa della discesa non gli hanno lasciato scampo. Se n'è andato mentre un elicottero del Soccorso Alpino lo portava all'ospedale di Sondalo. Lascia due bambine piccolissime e la loro madre, Francesca. Tutto questo mentre scendeva dal canale Nord del Monte Sobretta, territorio comunale di Valfurva, in Alta Valtellina (Sondrio). Casa sua.
Francesco, l'amico che era assieme a lui, è del soccorso alpino della Guardia di finanza e sa quel che fa quando affronta la montagna e i suoi pericoli. Così ieri, dopo la valanga, non c'era miglior compagno possibile per salvarsi, se ci fosse stata una sola chance. Ma quando lo ha liberato dalla neve Jacopo era già altrove.
Francesco ha mantenuto la calma la lucidità. Ha seguito la sua sagoma mentre cadeva per individuare il punto esatto dove andare a soccorrerlo; è sceso sulla neve disordinata della valanga calcolando anche i rischi per se stesso; lo ha raggiunto in pochissimi minuti e ha tolto il cumulo di neve che lo copriva in parte; ha chiamato i soccorsi e ha cominciato un massaggio cardiaco. Era in corso, non lontano da lì, un'esercitazione con l'elisoccorso degli uomini del Corpo nazionale del soccorso alpino speleologico.
Jacopo Compagnoni
Nell'arco di 10 minuti l'elicottero è arrivato sul posto ma Jacopo era in condizioni disperate e non ha mai ripreso conoscenza. La corsa al vicino ospedale di Sondalo non è servita a nulla. Ieri il pericolo delle valanghe in zone era «2 moderato», il bollettino meteo ottimo, la neve perfetta. Che cosa sia successo esattamente lo stabilirà l'inchiesta per la quale è stata raccolta ieri la prima testimonianza: quella di Francesco.
Potrebbe essere stato lo stesso Jacopo a «tagliare» la neve e innescare la valanga - questa l'ipotesi ritenuta probabile - in un punto in cui il vento dei giorni scorsi ne aveva probabilmente accumulato un manto instabile. L'ex pluricampionessa olimpica di sci, Deborah Compagnoni, è la sorella di Jacopo. Non ha voluto rilasciare dichiarazioni e ieri pomeriggio il suo staff ha fatto sapere che «sta malissimo per suo fratello.
deborah compagnoni e alessandro benetton
E sta malissimo anche perché era padre di due bambine piccole, le sue nipotine». Si è detto «profondamente sconvolto e addolorato» anche Alessandro Benetton, ex marito di Deborah Compagnoni: «Conoscendo questa sua meticolosa prudenza non posso che pensare ad una tragica fatalità».
2 - L'AMORE DI JACOPO PER LE SUE MONTAGNE «ATTENTI, QUI LA NEVE CADE SOLO A GUARDARLA»
Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”
La neve non è mai stata soltanto sotto i suoi sci. Jacopo aveva la neve nel cuore, ne conosceva rischi e meraviglie, sapeva quand'era amica sincera o quando ingannava. «Dire che era soltanto esperto è sminuirlo», raccontano di lui gli amici di montagna. «Era molto di più. Questi luoghi erano quelli della sua vita e certo sapeva valutare bene ogni pericolo».
Ma ieri la sorte ha giocato la carta imprevedibile e lui ha perso la partita. Sul suo profilo Instagram l'ultimo messaggio al mondo l'ha scritto cinque giorni fa. Postava fotografie di piccole valanghe incontrate nel suo girovagare per vette e scriveva: «Non bisogna dimenticarsi che qui la neve cade solo a guardarla».
jacopo compagnoni
Dopo tutta una vita passata a scalare montagne, fare sci alpinismo, freeride fuoripista, cime e discese mozzafiato ovunque, se n'è andato praticamente lungo una parete di neve e roccia dietro casa sua. E chissà se scivolando giù assieme alla valanga ha pensato alle sue due bambine e a Francesca, la donna della sua vita.
Aveva 40 anni ed era il piccolo della famiglia, Jacopo, terzogenito dopo Deborah e Yuri. Liceo scientifico e poi laurea nel 2000, aveva scelto di vivere facendo la guida alpina, qualche volta anche il maestro di sci. Quando il suo orizzonte della giornata non era un paesaggio montanaro lo potevi trovare al Baita Fiorita, l'hotel di famiglia a Valfurva, il Comune in cui viveva (frazione di Santa Caterina) e al quale appartiene il territorio della sciagura di ieri.
ALESSANDRO BENETTON E DEBORAH COMPAGNONI
Allegro, estroverso, instancabile, aveva un'energia contagiosa che è lì da vedere nelle mille fotografie che pubblicava online. Come le immagini dell'alba del 27 giugno. Sembra un bambino felice accanto a sua madre Adele che quel giorno portò con sé per la sua centesima volta sul gran Zebrù.
«Non potevo salire con una persona qualsiasi», scriveva. «Sono salito con mia mamma, 73 anni! 5.24 in cima a vedere l'alba». Lavorava da anni con le Guide Alpine di Livigno e per la stagione invernale appena cominciata aveva pubblicato un video autopromozionale. Lo si vede un po' impacciato mentre guarda la telecamera per dire: «Sono Jacopo Compagnoni, faccio la guida alpina e il maestro di sci, vivo a Santa Caterina Valfurva, in alta Valtellina, e tutto l'anno accompagno i clienti sulle montagne, in questa zona e in tutte le Alpi...».
jacopo deborah compagnoni.
Poi il racconto del legame con la sua terra e il suo lavoro: «Sono sempre andato in montagna, mio nonno era guida alpina, mio papà anche, e da piccolino mi portava; quando c'era magari un posto libero mi chiedeva e andavo insieme. Da quando avevo 6 anni ho fatto quasi tutte le montagne qua, nel giro di 3 o 4 anni. Sicuramente ci vuole passione, poi visto da fuori sembra un lavoro bellissimo, e non è neanche un lavoro (...) siamo noi i responsabili di chi viene in montagna con noi». La sicurezza era il suo chiodo fisso, per sé e per gli altri. Lo è stato anche ieri fino all'ultimo istante. Finché la neve, sua amica di sempre, lo ha tradito.