Estratto dell’articolo di Pier Luigi Pisa per “la Repubblica”
BARD DI GOOGLE
Per anni Google ha lavorato a un’intelligenza artificiale (Ia) generativa, in grado di scrivere come (e in certi casi meglio) di un uomo. Ma Sundar Pichai, il ceo dell’azienda, è sempre stato cauto sul suo possibile utilizzo per effettuare ricerche sul web.
«Google non può permettersi errori», avrebbe detto ai dipendenti che gli chiedevano lo scorso dicembre di rispondere al successo di ChatGpt, l’intelligenza artificiale sviluppata da Open AI e capace di dialogare con gli esseri umani rispondendo ai loro quesiti con estrema creatività: scrivere racconti, testi inediti di canzoni, persino nuove ricette.
BARD DI GOOGLE
Pichai aveva ragione. Bard, l’Ia che Google ha appena svelato al mondo, ha fatto crollare in borsa il titolo di Alphabet, la holding che controlla Big G. Il titolo è sceso del 9%. Cento miliardi di dollari — questa la stima — sono andati in fumo per colpa di una dimostrazione. Bard — il cui nome è un chiaro omaggio a Shakespeare — ha risposto a un quesito apparentemente innocuo: “Quali nuove scoperte del telescopio James Webb posso raccontare a mio figlio di nove anni?”
sundar pichai
Ma tra le informazioni che ha offerto, dicono gli astronomi, una in particolare è sbagliata: la prima immagine di un esopianeta non è stata catturata da James Webb — sostiene l’Ia di Google — ma risalirebbe addirittura al 2004, come riporta il sito della Nasa.
In merito all’errore di Bard, Google ha diramato un comunicato ufficiale: “Questo errore evidenzia l’importanza del rigoroso processo di test che abbiamo avviato questa settimana. Useremo i feedback esterni e i nostri test interni per assicurarci che le risposte di Bard soddisfino un livello elevato di qualità, sicurezza e fondatezza delle informazioni”.
sundar pichai di alphabet
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