Titti Beneduce per il “Corriere della Sera”
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Il più violento del gruppo è anche il più piccolo: a 14 anni, si legge nel decreto di fermo della Procura per i minori di Napoli, non solo ha violentato l' amica dodicenne, ma ha anche provato a estorcerle denaro per non divulgare i filmati. Una settimana dopo la sconvolgente denuncia fatta dalla ragazzina alla polizia è arrivata la svolta nelle indagini sullo stupro di gruppo avvenuto a Castellammare di Stabia lo scorso aprile.
Il pm minorile ha disposto il fermo di tre adolescenti: c' era, infatti, il «concreto pericolo che si rendessero irreperibili». Hanno 14, 15 e 16 anni e da ieri, in attesa della convalida del fermo, sono nel centro di prima accoglienza del Tribunale per i minorenni, in viale Colli Aminei a Napoli.
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Due dei tre sono imparentati con una famiglia di camorra della zona stabiese. Tra i gravi indizi di colpevolezza ci sono proprio i filmati dello stupro fatti con un cellulare, che il perito informatico ha individuato. A rintracciare e fermare i tre ragazzi sono stati gli agenti del commissariato di Castellammare e quelli della squadra mobile. I fatti risalgono a metà aprile, alcune settimane prima della denuncia. La dodicenne, che si fidava dell' amico, è stata attirata in una trappola e «ceduta» ad un altro ragazzo, mentre il terzo filmava la scena.
Un' esperienza terribile, che la protagonista è riuscita, sia pure con difficoltà, a riferire ai genitori e poi alla polizia: un giorno che si è sentita male a scuola a causa dello stress e dell' angoscia si è decisa a rivelare il suo segreto. Tramite l' avvocato che li assiste, Roberto Chiavarone, i genitori fanno sapere che a loro, ora, interessano solo l' equilibrio e la serenità della ragazzina: «Niente trionfalismo, niente giustizialismo».
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I tre adolescenti fermati sono amici inseparabili, come si comprende guardando le loro pagine Facebook («Ci sono persone che non finiscono mai di volersi bene semplicemente perché ciò che le lega è più forte di ciò che le divide»).
Tante le foto scattate insieme e poi postate, con commenti che in alcuni casi fanno pensare. Uno dei tre, per esempio, scrive: «Dio mi creò, il diavolo si fece la croce»; «Fuori come i panni siamo i peggio bastardi. Sì, bravi ragazzi ma stai attento a toccarci»; «Chi non ha il coraggio di prendersi dei rischi, non raggiungerà mai nessun obiettivo nella vita»; «Alle vostre lezioni di vita io mi siedo all' ultimo banco a lanciare aeroplani di carta»; «La giungla non ci fa paura, siamo noi i leoni. In cielo come aquile, buchiamo gli aquiloni».
Non è da meno un altro dei tre indagati: «Se aspettate che crollo resterà un vostro sogno», scrive, attribuendo la frase al defunto capo di Cosa nostra Totò Riina. Quello stesso giorno dello scorso febbraio il ragazzino cambia foto di copertina, postandone una tratta dalla serie «Gomorra» in cui uno dei personaggi della fiction, 'o Track, punta la pistola alla fronte di Genny Savastano. La foto riceve diversi commenti di approvazione da amici e amiche. Scrive ancora l' adolescente: «Preferisco essere un re all' inferno che un servo in paradiso».
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Sul fermo intanto è intervenuta Maria Luisa Iavarone, la mamma di Arturo, il ragazzo aggredito e gravemente ferito il 18 dicembre scorso in via Foria, nel centro storico di Napoli. «Bisogna porre subito un argine, stare accanto a questi ragazzi: pensano che tutto sia consentito. Serve una strategia che preveda percorsi di repressione e anche di prevenzione e avere la consapevolezza che dietro un minore che sbaglia c' è sempre qualcosa che non ha funzionato. Anche quello della violenza - ha concluso Iavarone - è un linguaggio la cui grammatica noi abbiamo il dovere di correggere».