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(ANSA) - Giovanni Canio Mazzaro, ex compagno della ministra Daniela Santanchè, ha messo in atto il "modus operandi (...) di ricorrere abitualmente nel corso della propria attività lavorativa a schemi giuridici societari per poter trarre il massimo vantaggio economico e fiscale dalle operazioni realizzate consistente, per tali ragioni, in un medesimo disegno criminoso già prefigurato".
Lo scrive il giudice del Tribunale di Milano Emanuele Mancini, nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso luglio ha condannato l'imprenditore a due anni e mezzo di carcere per sottrazione fraudolenta di beni e dichiarazione infedele dei redditi, reati commessi quando era amministratore di Bioera e Ki Group. Come si legge dell'atto, Canio Mazzaro, che si è visto anche confiscare 644 mila euro, avrebbe avuto un comportamento di "totale incuranza degli interessi di riscossione dei tributi da parte dell'erario, beneficiando, così, mediante il sistema artificiosamente preordinato, di tutti i vantaggi economici derivanti dalla propria attività e scaricando su terzi, a loro volta inadempienti, gli oneri fiscali".
CANIO MAZZARO
Secondo la ricostruzione, la vicenda da un lato riguarda una presunta evasione fiscale relativa a emolumenti per le sue cariche sociali e prestazioni manageriali, realizzata facendo confluire, "in base ad accordi di reversibilità", i suoi redditi su M Consulting & C di Rosa Polosa (è il nome della madre), società interposta, in modo da indicare nella dichiarazione una cifra inferiore a quella percepita.
Dall'altro, per aggirare il debito accumulato nei confronti dell'Erario di circa 1,5 milioni di euro in totale sarebbe ricorso, è l'ipotesi, a una "schermatura" della vendita di uno yacht, battezzato 'Unica'. Vicenda questa per la quale a gennaio è stata archiviata la posizione della senatrice di FdI.
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