1 – DEL VECCHIO FA VOLARE MEDIOBANCA
Francesco Spini per “la Stampa”
leonardo del vecchio
Leonardo Del Vecchio che riprende la salita in Mediobanca e punta al 20%, nuovi possibili sommovimenti nell' azionariato, le possibili ripercussioni sulle Generali, di cui Piazzetta Cuccia è prima azionista col 13%. C' è quanto basta, in questa storia di risiko finanziario ai massimi livelli, per scatenare Piazza Affari e allarmare la politica. I titoli di Piazzetta Cuccia corrono per tutta la seduta.
MEDIOBANCA
Aprono in rialzo del 13% e chiudono con un +8,09% a 6,31 euro. L' onda lunga arriva fino a Trieste con il +3,24% delle Generali, a 12,89 euro. Se la Borsa fiuta future battaglie, la politica, invece, teme in tutto questo di perdere per strada qualche pezzo pregiato della finanza tricolore. Al punto che Raffaele Volpi, presidente del Copasir- il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica - esprime preoccupazione per il «possibile controllo fuori dai confini nazionali di primari istituti bancari ed assicurativi già riconosciuti per altro tra i maggiori detentori di debito sovrano italiano», circa 60 miliardi per quanto riguarda le Generali. E ricorda che con il recente rafforzamento del golden power, lo scudo statale contro scalate estere, può esserci «una autonoma attivazione degli organismi preposti» per assicurare che gli istituti restino in Italia.
RAFFAELE VOLPI
LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL
Del Vecchio intanto avanza come un trattore. In mattinata arriva la conferma ufficiale della sua Delfin di aver depositato, venerdì, l' istanza in Banca d' Italia, che a sua volta porterà l' istruttoria all' attenzione della Vigilanza Bce. Sulla carta ci vorranno al massimo 60 giorni lavorativi ma è sensazione diffusa è che la pratica sarà spedita e senza particolari ostacoli. I contatti informali con Bankitalia, del resto, sono andati avanti per mesi, da che Del Vecchio, tra ottobre e novembre scorsi, era salito al 9,9% con il desiderio di non fermarsi lì.
LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL
L' ultimo effetto di tale interlocuzione c' è stato il 20 maggio con lo spostamento delle quote dalle due subholding Aterno e Dfr Investment a Delfin, la cassaforte del patron di Luxottica con sede in Lussemburgo. Può darsi che il disco verde arrivi in piena estate. In tempo per l' assemblea che a ottobre sarà chiamata al rinnovo dei vertici di Mediobanca, anche se Del Vecchio ha già lasciato intendere di non voler presentare una propria lista in contrapposizione con quella che il cda - secondo le norme di governo della banca - provvederà a stilare. Il management di Mediobanca, a cominciare dall' ad Alberto Nagel, non è nel mirino dell' imprenditore, ma in Piazzetta Cuccia è sceso il gelo verso mister Luxottica.
PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL
Nei prossimi mesi non sono da escludere nuovi sommovimenti nell' azionariato. La famiglia Doris ha già inserito il 3,28% di Banca Mediolanum tra le partecipazioni non strategiche e disponibili per la vendita nel caso in cui, con la crescita di Del Vecchio, cambiasse l' attuale strategia o mutasse la governance. Mistero anche per quanto riguarda Vincent Bolloré il cui ostacolo a vendere il residuo 5,7% (dopo aver ceduto l' 1% a maggio) è la minusvalenza che ciò oggi comporterebbe. Viceversa non si intravvede un nocciolo di azionisti tale da contrapporsi a Del Vecchio che, col 20%, punta a cambiare gli equilibri finanziari del Paese.
2 – I RE DI OCCHIALI E CEMENTO BLINDANO LE GENERALI
Gianluca Paolucci per “la Stampa”
giuseppe conte raffaele volpi mediobanca nagel
Di certo ci sono due elementi. Il primo: il via libera della Bce alla salita di Delfin, la holding del fondatore di Luxottica e ora numero uno di Essilux, fino al 20% di piazzetta Cuccia veniva ieri dato praticamente scontato da tutti gli attori di questa vicenda. Il secondo: leggere tutto nella chiave di una rivalsa per la vicenda dello Ieo (l' investimento di Del Vecchio nel polo sanitario bloccato proprio dal veto di Alberto Nagel, che ha innescato l' acquisto del 5% da parte di Del Vecchio) è a questo punto estremamente riduttivo.
Leonardo Del Vecchio
Generali Assicurazione
I due punti infatti sono strettamente collegati ed entrambi portano nella stessa direzione: a Trieste e alle Assicurazioni Generali. Proprio in virtù della difesa dell' italianità delle Generali, Del Vecchio avrebbe ottenuto l' impegno di Bankitalia per far passare a Francoforte il suo progetto di salita fino al 20% di Mediobanca, che delle Generali è il primo azionista singolo.
ieo milano 1 francesco gaetano caltagirone foto mezzelani gmt45
A Trieste c' è però anche Francesco Gaetano Caltagirone - vicepresidente vicario della Compagnia -, che proprio con Del Vecchio (che ha il 4,84% del Leone) ha costruito negli anni un solido asse nel consiglio. E che, seppur in un' ottica di lungo termine - è fermamente intenzionato a continuare a comprare. Caltagirone, con piccoli acquisti scaglionati nel tempo, è arrivato fino al 5,11% del Leone. Con la stessa modalità, spiegano le fonti interpellate, potrebbe arrotondare fino all' 8% - 10% nel caso che si presenteranno le occasioni sul mercato.
LEONARDO DEL VECCHIO GENERALI
Poi ci sarebbe anche Benetton, che seppur preso da tutt' altre preoccupazioni (leggasi la vicenda Autostrade e il braccio di ferro col governo sulla concessione), proprio per questo difficilmente potrebbe dire di no alla blindatura "italiana" di Trieste con il suo 4%. Tra l' altro, è stato proprio Caltagirone a dire pubblicamente di ritenere giusto che anche il gruppo di Ponzano venisse rappresentato in consiglio.
Ora, va detto nessuno dalle parti di Trieste ritiene neanche lontanamente possibile che dall' estero arrivi proprio adesso un' offerta ostile sulle Generali. E malgrado i rumors del mercato - che ieri oltre alla sempre presente Axa citavano anche Zurich, in virtù della solida stima tanto di Caltagirone che di Del Vecchio nei confronti di Mario Greco, ora al colosso svizzero ma precedente ad delle Generali - sembra davvero complicato lanciare un attacco simile in un momento di grandissima incertezza per l' economia di tutto il globo quale quello attuale.
leonardo del vecchio
E quindi i frutti di questa blindatura si vedranno a Trieste solo tra due anni, quando i soci saranno chiamati a rinnovare il consiglio. Difficile, si spiega, dire adesso quali saranno questi frutti. Dipenderà molto dal contesto di mercato e da come riuscirà l' attuale ad Philippe Donnet a gestire la fase di uscita dalla crisi economica. Ma di certo, è la conclusione, il prossimo consiglio delle Generali non sarà più una filiazione diretta di quanto deciso in piazzetta Cuccia e ottriato ai soci "minori".