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    ALTA AS-TENSIONE IN MEDIOBANCA - DEL VECCHIO SCAVALCA BOLLORÉ E DIVENTA SECONDO AZIONISTA IN MEDIOBANCA, E IL SUO PRIMO ATTO È OSTILE, MA SENZA CONSEGUENZE: L'ASTENSIONE SULL'AZIONE DI RESPONSABILITÀ CONTRO I MANAGER (NAGEL IN TESTA) CHE HANNO DETTO ''NO'' ALL'OPERAZIONE IEO. QUELLA CHE VOLEVA REALIZZARE IL BOSS DI LUXOTTICA E CHE INVECE L'HA SPINTO A METTERE QUEI SOLDI IN PIAZZETTA CUCCIA PER COMANDARE...


     
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    Francesco Spini per “la Stampa

     

    LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL

    La marcia di Leonardo Del Vecchio in Mediobanca non si arresta. A conferma delle indiscrezioni dei giorni scorsi, la sua Delfin si presenta all' assemblea di Piazzetta Cuccia con il 7,52%, un passo oltre il 6,94% con cui si era palesato a settembre. Contemporaneamente Vincent Bolloré ha alleggerito la sua quota, scendendo dal 7,85% dichiarato un anno fa all' uscita dal patto al 6,73%.

     

    Risultato: il Cavaliere di Agordo è ora il secondo azionista, dietro Unicredit, rimasta stabile all' 8,81%, quota da tempo dichiarata non strategica e dunque potenzialmente sul mercato. La prossima mossa di mister Luxottica sarebbe rimandata a dopo la presentazione del nuovo piano del 12 novembre: secondo indiscrezioni chiederà di salire oltre i 10%. Spetterà alla Bce dare il via libera, il verdetto lo conosceremo forse in primavera.

     

    LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL

    In assemblea, dove si presenta il 65,2% del capitale, a rappresentare Delfin c' è l' ad della finanziaria, Romolo Bardin. Il suo primo atto? Una astensione. In maniera inattesa, infatti, un piccolissimo socio invoca l' azione di responsabilità contro il consiglio per le decisioni assunte in merito alla partecipazione dello Ieo. Tema sensibile per Del Vecchio - secondo taluni il casus belli di tutta la vicenda - visto che il «no» dei soci gli ha impedito di trasformare, con 500 milioni, il nosocomio (di cui Mediobanca è primo azionista) in una cittadella della salute.

     

    ROMOLO BARDIN ROMOLO BARDIN

    Bardin, per conto di Delfin, non vota a favore dell' azione contro il cda (lo fa appena lo 0,005% dei presenti) ma nemmeno contro. Si astiene e con lei un altro 0,5% del capitale circa fatto di piccoli fondi e qualche azionista minore. Per il resto nessuna dichiarazione dentro o fuori la sala, ma un sì al bilancio (come il 99,9% del capitale presente) oltre che agli altri punti all' ordine del giorno.

     

    Sul palco, accanto al presidente Renato Pagliaro, l' ad Alberto Nagel evita scontri col nuovo socio: «Lavoriamo per tutti gli azionisti, chiunque essi siano, per definizione. È inutile entrare in polemiche in cui non vogliamo entrare». Sull' affare Ieo, spiega, «abbiamo registrato posizioni differenti e alla fine abbiamo preferito che la situazione rimanesse immutata», ma sempre con un «confronto molto civile e strutturato». Altra critica di Del Vecchio è la dipendenza del bilancio di Piazzetta Cuccia dalle Generali.

     

    Nagel al proposito sostiene che tale appunto «aveva senso 10 anni fa, non oggi. Dal 2005 il gruppo è cresciuto talmente tanto nelle altre componenti che quella Generali è andata diluendosi, la nostra dipendenza è venuta meno rispetto al passato» ricordando come l' incidenza sui ricavi sia scesa dal 25% all' attuale 12%. Il Leone, sostiene, è gestito «in maniera efficace».

    IEO IEO

     

    Casomai nel confronto con altre realtà pesa il fatto di essere in Italia, con il relativo rating, oltre alla «esposizione un po' sbilanciata sul Vita con i tassi ai minimi» che «non facilita né la redditività né la capitalizzazione di mercato». Il banchiere - che in giornata incassa anche il sostegno di Alessandro Benetton, consigliere di Edizione - ribadisce che non venderà la quota, auspicando piuttosto che «le Generali rimangano indipendenti e con base in Italia».

    ALESSANDRO BENETTON E DEBORAH COMPAGNONI ALESSANDRO BENETTON E DEBORAH COMPAGNONI

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