Nanni Delbecchi per il “Fatto quotidiano”
Qualcuno più lungimirante di me dovrebbe spiegarmi perché le librerie sono state chiuse dal primo decreto, con tutta la filiera al seguito. Forse perché il libro, a differenza dei telefonini, dei profumi e delle slot machine, non è valutato bene di prima necessità? Eppure il coronavirus pareva un’occasione unica per avvicinare alla lettura il Paese europeo che legge di meno. Dice: tanto ci sono i libri digitali.
libreria chiusa
Ok, ma l’intimità con il libro di carta, sempre impagabile, è quasi necessaria in tempi di reclusione. E se le novità non escono su carta, di solito non esce nemmeno l’eBook.
Dice: vai su Amazon. Ma anche Amazon non ha messo i libri tra i generi di prima necessità (a parte quelli per bambini. Harry Potter batte Dostoevskij 6-0 6-0). Dice: le librerie sono luoghi di contagio. D’accordo; allora adottiamo le stesse misure adottate dai lavoratori di Amazon(ma quali?). Oppure adottiamo le misure dei supermercati, in fondo le librerie sono i supermercati della mente. Si entra pochi per volta, si indossano guanti di lattice, si presenta la lista della spesa al libraio, si è tenuti all’ac - quisto di almeno un volume.
libreria
Le code e le resse davanti alle librerie senza nemmeno l’uscita del nuovo romanzo di Fabio Volo sarebbero per l’Italia un fatto ancora più storico delle code ai supermercati. Dubito però che le code si formerebbero. Qualcuno mi spieghi perché le librerie sono chiuse, altrimenti continuerò a pensare che il mio Paese, con o senza virus, sta morendo di sottosviluppo.
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