1 - EX BR PROTESTA INSIEME AI NEONAZISTI, IL CAOS DI MILANO UNISCE GLI ESTREMI
Monica Serra per “La Stampa”
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I neonazisti di Do.Ra da una parte e l'ex irriducibile delle Brigate rosse, Paolo Maurizio Ferrari, dall'altra. In mezzo anche gruppetti di anarchici arrivati dal resto della Lombardia e di studenti di sinistra.
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Oltre diecimila persone hanno partecipato all'ennesimo corteo No Green Pass, per il quattordicesimo sabato di fila a Milano da luglio. Come sempre i manifestanti hanno bloccato mezza città, da San Babila a piazzale Loreto - dove una troupe di Mediaset è stata accerchiata e spintonata - poi giù per viale Abruzzi, mandando in tilt il traffico della circonvallazione.
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E anche ieri, come già settimana scorsa, i No Vax hanno provato a puntare alla Cgil, con qualche momento di tensione. Ma a un centinaio di metri hanno trovato cordone e furgoni della polizia, questa volta intervenuti anche con gli idranti (che non è stato necessario utilizzare).
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Non accenna a calare, insomma, il numero delle presenze al corteo milanese diventato un appuntamento fisso anche per tanti No Green Pass che vengono da fuori città, nonostante le duecentocinquanta denunce, gli arresti e le prime condanne.
Anche ieri, infatti, c'è stato un fermo. La novità dell'ultimo corteo milanese è stata la presenza di una dozzina di neonazisti della comunità dei «Dodici raggi» di Varese, con alla guida Alessandro Limido.
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Aggredita troupe Mediaset
I cori e gli striscioni sono stati sempre gli stessi: contro Draghi, contro i giornalisti, contro la polizia. In testa, a partire da piazza Fontana, anche l'ex terrorista Ferrari, oramai 76enne, con trent'anni di cella alle spalle e in mano lo striscione «Lavoratori contro Green Pass e obbligo vaccinale. Ora e sempre resistenza».
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Ferrari apparteneva al nucleo storico delle Brigate Rosse, condannato per sequestro, rapina e la rivolta al carcere dell'Asinara, è uscito di prigione nel 2004. La prima parte della manifestazione è andata avanti senza incidenti, pur paralizzando come ogni sabato il traffico cittadino.
In serata però, i No Green Pass sono tornati a puntare alla Camera del lavoro. È la seconda volta che accade a Milano dopo il violento assalto romano di quindici giorni fa. E proprio a poca distanza dal loro obiettivo si è registrato il primo vero testa a testa con la polizia della serata. Dopo qualche minuto di tensione i manifestanti hanno cambiato strada. E il corteo si è dissolto in piazza Duomo alle dieci e mezzo della sera.
2 - TRIESTE, IL RICATTO DELLA PIAZZA AL GOVERNO: ”BASTA GREEN PASS E CI CHIEDANO SCUSA"
Niccolò Zancan per “La Stampa”
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Ecco la scena: un corteo di donne recita l'Ave Maria girando in tondo per la piazza, la piazza è piena e un gruppo di manifestanti sta facendo il saluto al sole con un lungo Ooom, mentre un signore solitario maledice Draghi e dall'altoparlante risuona la voce di Charlie Chaplin nel Grande Dittatore e ovunque ti giri quello che senti è la parola «popolo», «noi siamo il popolo», «devono ascoltare il popolo», «nel nome del popolo».
TRIESTE NO PASS
Sono passate le undici di mattina quando finalmente compare il portavoce dei portuali: deve riferire dell'incontro con il ministro Stefano Patuanelli. Sta, cioè, per fare l'elenco delle condizioni spedite al governo per interrompere la protesta.
«Condizioni non trattabili, nemmeno su una virgola», dice Stefano Puzzer. Sostenere che il portavoce dei portuali compaia non è una forzatura scenica. Ormai è trattato come una piccola divinità. Sta altrove. Manda messaggi video. Arriva preceduto da una telefonata.
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Sette colleghi con le giacche gialle si staccano dagli altri, ed eccoli adesso di ritorno: lo circondano, lo proteggono, gli fanno largo, mentre tutti si accalcano e nessuno purtroppo usa la mascherina. Per forza: questa è la protesta di quelli che ritengono che il Covid sia un'invenzione e che i vaccini siano lo strumento per esercitare «la dittatura sanitaria» e la «dittatura economica contro il popolo».
Due ragazze hanno appena finito di comporre il loro striscione colorato con queste parole: «Se esistesse un contagio contagioso, a seguito di tutti questi assembramenti vedremmo ecatombi». E vai a spiegare che proprio Trieste ha il record italiano di casi per incidenza sul numero di abitanti, ieri quattro morti in questa zona. «Non dire cazzate, siete dei servi!».
protesta dei portuali a trieste
Portano Puzzer al secondo pilone di fianco alla Prefettura, davanti all'acqua verde del porto. Quel pilone serve per l'alzabandiera, il basamento è alto un metro e mezzo: lì sopra viene issato il portavoce. «Portategli il megafono!», urla qualcuno. Puzzer parla con il figlio ragazzino fra le gambe, accanto a una signora anziana che piange commossa.
«Il popolo italiano ha deciso che quanto sta accadendo non va bene. Io non mi sto montando la testa, sono solo un facchino e un facchino del porto rimango. Ma sono qui per dirvi come è andato il nostro incontro con il ministro, il primo grande risultato che abbiamo ottenuto tutti insieme».
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Per evitare tensioni, l'incontro è stato organizzato alle 9 di mattina in una caserma periferica della polizia. È durato venti minuti. Ora il resoconto di Puzzer: «Ecco quello che abbiamo chiesto. Primo punto: no Green Pass e no obbligo vaccinale per nessuno. Ripeto per nessuno». Applauso.
«Secondo punto: la nostra libertà di scelta, prevista dalla Costituzione italiana, deve essere rispettata alla lettera. Abbiamo diritto di manifestare, ogni giorno, per la nostra libertà. Il popolo italiano ha il diritto di manifestare. Abbiamo chiesto che il governo presenti delle scuse ufficiali per quello che hanno fatto con gli idranti e con gli assalti contro i lavoratori e i triestini. Lo abbiamo detto chiaramente: devono chiederci scusa. È una questione di rispetto delle persone e delle leggi». Altro applauso.
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Puzzer continua: «Si sono dimenticati la realtà del Paese, hanno perso di vista noi, le nostre famiglie, i nostri figli e i nostri nonni. Il Green Pass non ha niente di sanitario, è una misura economica. Il ministro Patuanelli ci ha assicurato che martedì porterà le nostre istanze in Consiglio dei ministri. Noi gli abbiamo spiegato che queste istanze non sono solo del triestini, ma di tutto il popolo italiano».
Non avevamo mai sentito pronunciare tante volte la parola popolo nel giro di una mattina. Finisce con il coro che è diventato l'inno dei No Vax: «La gente come noi non molla mai!». Finisce con gli abbracci fra i portuali di Trieste e una delegazione dei camalli di Genova venuta apposta per una specie di gemellaggio.
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Piazza Unità d'Italia è piena anche di turisti. Nessuno al Caffè degli Specchi chiede il Green Pass. Quando è sera, i manifestanti si dividono in gruppi. C'è l'angolo del microfono: abbiamo sentito parlare un ex militare con una catena d'oro al collo, uno studente arrivato da Brindisi e un medico veneto radiato. È arrivato a portare la sua solidarietà anche il prete di origini polacche, ma in servizio a Trieste, Mattia Gelej: «Fanno bene a protestare. Così finiamo come in Cina».
Le farmacie erano piene di persone in attesa di fare un tampone. «Noi abbiamo detto le cose molto chiaramente, ora tocca al governo rispondere», dice Stefano Puzzer. «Se non accetteranno i nostri tre punti, ci troveremo tutti insieme e decideremo cosa fare. Il governo deve togliere il Green Pass e deve chiederci scusa. Sono loro che devono dare delle risposte al popolo». Tramonto arancione su Trieste nella sera del ricatto irricevibile.
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