
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
MARCO PRATO - LUCA VARANI - MANUEL FOFFO
Francesco Salvatore per “la Repubblica - Roma”
Ha chiesto di voler essere interrogato per raccontare la sua verità, per dire di non aver mai colpito Luca Varani né con il martello né con i coltelli, per distinguere ciò che ha fatto Manuel Foffo, già reo confesso, da quello che ha fatto lui.
Andrà in scena il 9 dicembre a Regina Coeli l’interrogatorio di Marco Prato, uno dei due 30enni accusati dell’omicidio pluriaggravato e premeditato del 23enne di La Storta. A chiedere il confronto al pm Francesco Scavo, a conclusione dell’indagine e quindi con la piena contezza degli atti dell’inchiesta, è stato il difensore di Prato, l’avvocato Pasquale Bartolo.
Uno il punto fondamentale dell’esame di Prato, pr degli eventi gay della capitale, ovvero mettere in chiaro di non aver sferrato nessuno dei 107 colpi inflitti sul corpo della vittima: coltellate e martellate con cui è stato torturato e sfigurato senza alcun motivo Varani. Prato dovrà difendersi dalle accuse mosse dalla procura — che non fanno differenza fra le condotte dei due indagati — , basate soprattutto sulla ricostruzione fornita dall’altro indagato, Manuel Foffo, sentito ben 7 volte dal pm, accompagnato dall’avvocato Michele Andreano.
Il proprietario dell’appartamento al Collatino ha sempre sostenuto, sin dal momento in cui ha raccontato tutto ai carabinieri, che insieme «erano andati a cercare qualcuno da uccidere», e che anche Prato aveva colpito Luca: «Ho detto al pm di essere stato il più brutale», ha raccontato in carcere Foffo, intercettato dagli inquirenti a colloquio col fratello. «Capace che forse gliele ho date io (le coltellate ndr) — ha ribadito in un colloquio con i familiari — Prato sicuramente le ha date al petto e probabilmente anche alla gola».
Quanto dirà Prato sarà valutato dalla procura, che potrà decidere se ridimensionare le accuse nei suoi confronti o chiedere il rinvio a giudizio per omicidio premeditato e pluriaggravato dalla crudeltà, dai motivi futili e dalle ridotte capacità di difesa della vittima.
Secondo il pm Francesco Scavo, al momento, Foffo e Prato sono entrambi responsabili dell’omicidio e di quelle 107 colpi, molti dei quali inferti «al solo fine di procurargli sofferenza fisica». L’agonia della vittima, infatti, è durata molti minuti. «Manuel mi ha detto di strozzarlo», aveva raccontato Prato all’indomani dell’arresto nell’interrogatorio di convalida di fronte al gip.
Nell’unica volta in cui si era confrontato con un magistrato — un giudice e non il pm — Prato aveva detto: «Ho cercato di fermarlo ma non ci sono riuscito perché ero sovrastato da tutto. Ero in balia — si legge nel verbale trascritto in forma riassuntiva —, Manuel mi ha chiesto aiuto per uccidere Luca, poi ha cominciato a dargli coltellate. Luca non moriva, però soffriva. Io volevo mettere fine alle sofferenze di Luca, quindi ho preso un cavo e abbiamo provato, ma non moriva, poi gli abbiamo messo una coperta sul viso per non vederlo».
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MARCO PRATO
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