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    DEO GRATIAS! IL PAPA ASSOLVE I PORCELLINI COME NOI: "IL PECCATO DELLA CARNE NON È TRA I PIÙ GRAVI. I PIÙ GRAVI SONO QUELLI CHE HANNO A CHE FARE CON LO SPIRITO, COME LA SUPERBIA O L'ODIO..." - IL VATICANISTA LUIGI ACCATTOLI: "IL POPOLO L'HA SEMPRE SAPUTO E CI SONO PURE I PROVERBI AD ATTESTARLO: "PECÀI DE MONA DIO LI PERDONA". I MORALISTI TUTTAVIA FINO A IERI ALZAVANO LA VOCE E SOSTENEVANO CHE IL PECCATO DI SESSO È SEMPRE GRAVE…"


     
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    1 - «IL PECCATO DELLA CARNE NON È TRA I PIÙ GRAVI»

    Estratto dell'articolo di Gian Guido Vecchi per il "Corriere della Sera"

     

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    Il volo A34994 da Atene è decollato da mezz' ora quando Papa Francesco arriva in fondo all'aereo e risponde alle domande dei giornalisti che lo hanno seguito nei cinque giorni di viaggio tra Cipro e la Grecia.

     

    Santità, perché ha accettato la rinuncia dell'arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit?

    «Io mi domando: ma cosa ha fatto di così grave da dover dare le dimissioni? Qualcuno lo sa? È stato condannato? E chi lo ha condannato? L'opinione pubblica, il chiacchiericcio...È stata una sua mancanza, contro il sesto comandamento, ma non totale. Le piccole carezze, i massaggi che faceva alla segretaria, così sta la cosa... E questo è un peccato, ma non è dei peccati più gravi.

     

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    I più gravi sono quelli che hanno più "angelicalità" (hanno più a che fare con lo spirito, ndr), la superbia, l'odio... I peccati della carne non sono i più gravi. Così Aupetit è un peccatore come lo sono io, come è stato Pietro, il vescovo su cui Gesù ha fondato la Chiesa. Come mai la comunità del tempo aveva accettato un vescovo peccatore, che aveva rinnegato Cristo?

     

    Perché era una Chiesa normale, abituata a sentirsi peccatrice sempre, tutti, una Chiesa umile. Si vede che la nostra Chiesa non è abituata ad avere un vescovo peccatore, facciamo finta a dire: è un santo il mio vescovo, con questo cappelluccio rosso... No, tutti siamo peccatori. Ma il chiacchiericcio cresce e toglie la fama e un uomo al quale hanno tolto la fama così non può governare. Questa è una ingiustizia. Per questo ho accettato la rinuncia di Aupetit: non sull'altare della verità, ma sull'altare dell'ipocrisia». […]

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    2 - CON FRANCESCO SI TORNA A DANTE C'È DI PEGGIO DEI LUSSURIOSI

    Luigi Accattoli per il "Corriere della Sera"

     

    «I peccati della carne non sono i più gravi» diceva ieri Francesco sull'aereo: il popolo l'ha sempre saputo e ci sono pure i proverbi ad attestarlo. I moralisti tuttavia fino a ieri alzavano la voce e sostenevano che il peccato di sesso è sempre grave. Da qualche tempo le classifiche sono state riviste ma Francesco è il primo a dirlo da Papa. Non è tuttavia la prima volta che lo dice e mettendo insieme i suoi accenni in materia si ottengono indicazioni su quali siano, per lui, i peccati più gravi. Ieri ha detto la superbia e l'odio. Un'altra volta aveva accennato alla vanità.

     

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    Tante volte ha indicato come gravissimi il commercio delle armi, le guerre, la tratta degli esseri umani, l'appartenenza alle mafie. Una volta ha detto che la pedofilia è un sacrilegio. Quanto alla gravità del peccato sessuale in un'occasione Francesco era giunto a rovesciare la classifica tradizionale dicendo a Dominique Wolton (nel volume Dio è un poeta , pagina 154) che «i peccati più lievi sono quelli della carne». In ciò avvicinandosi a Miguel de Unamuno che nella Vita di Don Chisciotte e di Sancho (1905) affermava della prostituta Maritornes che «si può dire a stento che pecchi».

     

    LUSSURIA LUSSURIA

    De Unamuno a sua volta seguiva il popolo, che ha sempre tenuto conto della debolezza della carne. «Pecài de mona Dio li perdona, pecài de pantaeòn pronta assoiussiòn»: asserisce un proverbio veneto che non fa differenze tra i peccatori maschi e femmine e tutti li vuole assolti. La paura del sesso è stata forte nelle Chiese cristiane degli ultimi secoli. Ma non fu sempre così. Dante mette i lussuriosi nel secondo girone dell'Inferno, subito dopo il limbo: cioè considera peggiori tutti gli altri peccati. Questo il suo ordine di gravità: golosi, avari e prodighi, iracondi e accidiosi, eretici, violenti, fraudolenti, traditori.

     

    lussuria lussuria

    Dunque possiamo dire che con Francesco torniamo a Dante, ovvero alla Scolastica, a Tommaso d'Aquino. La voce grossa contro la sessualità - per quanto riguarda la Chiesa Cattolica - l'ha fatta la manualistica per confessori, che per secoli ha affermato come nelle cose dell'amore non si dia materia lieve: «In re venerea non datur parvitas materiae». È a motivo del celibato dei consacrati che il rigore contro la corporeità è salito, nei secoli della controriforma, a note acute.

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