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    DETTO, FATTO – PAOLO MESSA SI E’ DIMESSO DAL CDA DELLA RAI. ACCUSA CAMPOSANTO DALL’ORTO DI AVER BOCCIATO OGNI PROPOSTA. “IL CONSIGLIO E’ DIVENTATO UNA SORTA DI REALITY SHOW” – VOLANO GLI STRACCI FRA IL DG E LA CONSIGLIERA PD BORIONI ED ESPLODE IL CASO BRUNO VESPA


     
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    1 - LE DIMISSIONI DI PAOLO MESSA

     

    Dalla bacheca facebook di Paolo Messa

     

    Cara Presidente,

     

    da molte settimane ormai la nostra azienda, Rai S.p.A, mostra segnali di difficoltà evidenziati da una attenzione mediatica che sembra voler trasformare i lavori del CdA in una sorta di reality show.

     

    paolo messa paolo messa

    Conosco le regole del gioco dell’informazione e non me ne lamento ma altrettanto non mi sfugge il senso della missione che mi è stata affidata con la responsabilità di divenire Consigliere di quella che è la prima azienda culturale d’Europa.

     

    Ho vissuto questi mesi a viale Mazzini con entusiasmo ed orgoglio, consapevole del valore straordinario delle donne e degli uomini che quotidianamente lavorano per il servizio pubblico radiotelevisivo.

     

    Il dovere di fare il massimo per dare una prospettiva migliore a loro e ai nostri azionisti, i cittadini contribuenti, ha animato la mia azione di amministratore. Ho cercato con diligenza di affrontare i nodi di una corporate governance resa ancora più complessa dal varo di una nuova legge di sistema.

     

    Lo sforzo, sin dalle prime battute della consiliatura, è stato quello di guardare alle norme relative alla trasparenza e alla prevenzione della corruzione, oltre che alle disposizioni derivanti dal decreto legislativo 231, in modo non burocratico.

     

    PAOLO MESSA CAMPO DALLORTO PAOLO MESSA CAMPO DALLORTO

    Le cose sono andate diversamente e purtroppo proprio l’azione - corretta e meritoria - dell’Anac ha reso evidente l’errore strategico di una sottovalutazione sistematica delle regole poste a fondamento dell’azione societaria. La tensione sui numeri e sul bilancio è stata allentata dalla visione illusoria di un canone in bolletta dal valore di cento euro.

     

    Allargare i cordoni della borsa è stato solo in parte utile ai fini della innovazione; l’impressione, a leggere il bilancio, è che si sia abbondato in generosità come nel caso dell’acquisto dei diritti sportivi relativi al Giro d’Italia i cui valori sono più che raddoppiati. In questi lunghi mesi ho cercato di esprimere - dentro il Consiglio di Amministrazione e non fuori - queste valutazioni, anche critiche.

     

    campo dallorto campo dallorto

    Ho suggerito soluzioni di governance come la costituzione di Comitati interni coerenti con le disposizioni del Codice di Autodisciplina delle società che emettono titolo quotati. Avrei voluto dedicare più tempo a ragionare e costruire una tv dei ragazzi che fosse il perno di una idea forte di servizio pubblico e alla fine ho dovuto lottare perché i budget, già esigui, non fossero falcidiati.

     

    Ho suggerito di lavorare per un canale in lingua inglese per presentare il nostro Paese in modo contemporaneo nell’agorà globale. Nessuna risposta. Neppure l’idea di onorare la figura di Ettore Bernabei ed il suo contributo alla Rai ha trovato accoglienza.

     

    Il piano editoriale poi, pur previsto dalla legge, è stato una sorta di chimera per la quale varrebbe bene l’intervento della nostra celebre trasmissione “Chi l’ha visto?”. Potrei, e forse dovrei, continuare in un lungo elenco di occasioni perdute e sollecitazioni lasciate cadere nel vuoto di un pensiero debole sintetizzato nella formula sterile di “Media Company”.

     

    CDA RAI CDA RAI

    Quel che ho detto e fatto, che abbiamo detto e fatto con i nostri Colleghi, è nei verbali, nel nostro diario di bordo. Ed è anche nella memoria e nel vissuto di questa esperienza straordinaria che è stata servire la Rai in condizioni spesso ostili. Sono profondamente orgoglioso del lavoro svolto e di averlo fatto insieme a te e a voi, insieme ai Colleghi con cui abbiamo condiviso un percorso senza mai immaginare di trovarci attorno al tavolo della sala Orsello divisi con quelle etichette di partito che pure ci sono state cucite addosso.

     

    Con la serenità di aver fatto tutto il possibile per la migliore governance della Rai, sento di dover trarre io le conseguenze di questa paralisi senza chiedere ad altri cosa fare e cosa no e tanto meno immaginando un azzeramento del Consiglio. Sono certo che il rapporto di collaborazione con questa straordinaria azienda non si interromperà come non può finire l’amore per questo enorme giacimento culturale del nostro Paese.

    RAFFAELE CANTONE RAFFAELE CANTONE

     

    D’altronde non posso ignorare la deriva di questi ultimi mesi e la spettacolarizzazione - non certo positiva - di una crisi di gestione che non ha, nella mia memoria, precedenti. È quindi con un sentimento di gratitudine sincero che chiedo di poter comunicare nel prossimo Consiglio di Amministrazione la scelta di dimettermi dall’incarico che ho cercato di svolgere sempre con la massima dignità e responsabilità.

     

    È una scelta comprensibilmente sofferta ma che mi auguro possa dare più forza e determinazione alla governance dell’azienda contribuendo a farla uscire dalla condizione di danno reputazionale determinato dall’arroganza di chi fatica a riconoscere il valore ed il senso profondo di quel servizio pubblico che è stato ed è il faro della nostra missione.

     

    Grazie!

     

    Paolo Messa

     

     

    2 “ERA UN VIAGGIO DI SOLA ANDATA”

     

    Aldo Fontanarosa per la Repubblica

     

    Ai suoi collaboratori, che ieri gli chiedevano la data del prossimo Consiglio Rai, Paolo Messa ha risposto come non ti aspetti: «Lunedì scorso ho lasciato la sala riunioni del Consiglio, deluso e preoccupato, ed era un viaggio di sola andata. A Viale Mazzini non tornerò più».

     

    paolo messa paolo messa

    Il consigliere di amministrazione ha pronta la lettera di dimissioni, che motiverà così: il rapporto fiduciario con il dg Campo Dall' Orto si è rotto per sempre; gli altri consiglieri Rai - che esitano a sfiduciare Campo in via definitiva sbagliano; trascinare questa situazione di crisi conclamata danneggia ulteriormente l' immagine e i conti del servizio pubblico tv. Messa nega, in modo categorico, di puntare ad una candidatura in Parlamento. Continuerà a dirigere il Centro Studi Americani e prepara una lunga missione negli Usa, a Washington.

     

    Fra gli altri consiglieri, i nervi sono scoperti. Ieri pomeriggio Rita Borioni (di area Pd) ha accusato Campo di aver mentito di fronte ai parlamentari della Commissione che vigila sulla Rai. Durante la sua audizione, Campo avrebbe ricostruito in modo non corretto la drammatica riunione di lunedì con la bocciatura del piano di riforma delle news. In serata, dopo una telefonata di Campo, la Borioni ha ritrattato l' accusa. Il dg della tv di Stato e la consigliera si sono chiariti.

     

    MAGGIONI MAGGIONI

    Prima del chiarimento, però, il consigliere Siddi ha cominciato a studiare il Codice civile. Mentre l' accusa di aver mentito era ancora in piedi, Siddi si è messo a lavorare un "atto di revoca cautelare" da indirizzare all' assemblea dei soci della Rai (il ministero dell' Economia e la Siae). È il grimaldello giuridico che servirebbe a defenestrare Campo una volta e per sempre. Per adesso, quest' arma non convenzionale viene riposta, ma da oggi pende sulla testa del dg di Viale Mazzini.

     

    franco siddi franco siddi

    Le dimissioni di Messa non accelerano necessariamente la caduta dell' intero Cda. Questa ipotesi, gradita a una parte del Pd, non piace al governo, che chiede a tutti di tenere i nervi saldi. Peraltro la legge Renzi di riforma della Rai - all' articolo 2 - regola l' elezione dei nuovi consiglieri e le procedure hanno bisogno di qualche mese per andare a buon fine. Camera e Senato, ad esempio, devono pubblicare sui loro siti una «procedura», come un bando di selezione «almeno 60 giorni prima della nomina» perché chiunque possa presentare la sua candidatura.

     

    bruno vespa (3) bruno vespa (3)

    Ieri infine il sito Repubblica.it ha pubblicato una lettera che Bruno Vespa ha inviato all' attuale Cda, proprio lunedì. Vespa spiega di avere, ormai da anni, un contratto di tipo artistico. E questa condizione - a suo parere - lo mette al riparo dal tetto alle retribuzioni di 240 mila euro lordi annui. Tetto che non va applicato agli artisti, come il governo ha chiarito.

     

    Il conduttore di Porta a porta - timoroso di misure ai suoi danni, «contra personam» - finisce però nel mirino dei 5Stelle che pretendono la chiusura del programma, visto che fa spettacolo e non informazione. A difendere Vespa dall'«editto bulgaro» grillino, per una volta è il Pd, con i deputati Anzaldi e Rosato.

     

     

     

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