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    “DEVO REDIMERLO, LASCIATELO STARE” – UNA DONNA DI TORINO NON HA MAI DENUNCIATO IL FIDANZATO VIOLENTO PERCHÉ PENSAVA CHE CON IL TEMPO IL 28ENNE SAREBBE CAMBIATO E LE BOTTE SAREBBERO CESSATE – A SPORGERE DENUNCIA SONO STATI I VICINI CHE SENTIVANO LE URLA E I PIANTI DELLA VITTIMA: A SALVARE LA GIOVANE È STATO IL “CODICE ROSSO” CHE HA PERMESSO ALLA POLIZIA DI INTERVENIRE, NONOSTANTE LA RETICENZA DELLA RAGAZZA CHE…


     
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    Simona Lorenzetti per "www.corriere.it"

     

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    Non lo ha mai denunciato. Per paura, ma anche perché pensava che con il tempo lui sarebbe cambiato e che le botte prima o poi cessassero. «Devo redimerlo, lasciatelo stare», ha detto la donna agli agenti che due giorni fa si sono presentati a casa della coppia per notificare al compagno, un ventottenne muratore italiano, una misura cautelare che lo obbligava a lasciare immediatamente l’alloggio e a non avvicinarsi mai più a lei. A salvare la giovane è stato il «codice rosso», che ha permesso agli uomini della polizia municipale della Procura di Torino di intervenire nonostante la reticenza della vittima e il suo rifiuto di sporgere denuncia contro il proprio fidanzato.

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    La coppia viveva nel quartiere Madonna di Campagna eaportare alla luce le violenze domestiche sono stati i vicini di casa, che sentivano i violenti litigi e soprattutto udivano, impotenti, i pianti e le urla della ragazza quando lui la picchiava. Piu volte lo hanno affrontato, invitandolo a smettere. E numerose sono state le occasioni in cui preoccupati che la situazione degenerasse hanno chiamato le forze dell’ordine. Ma gli interventi degli agenti si sono rivelati inutili, perché la donna si è sempre rifiutata di formalizzare la querela: temeva ritorsioni da parte del fidanzato e credeva di potercela fare da sola.

     

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    Ad agosto, poi, la giovane è stata costretta a rivolgersi al pronto soccorso, perché l’uomo le aveva spaccato uno zigomo. E così la vicenda è approdata sulle scrivanie del procuratore aggiunto Cesare Parodi e della sostituta Antonella Barbera, che hanno affidato l’indagine alla polizia municipale. Nelle settimane successive, gli investigatori hanno quindi raccolto le testimonianze dei vicini, del padrone di casa e del medico che aveva medicato i lividi sul volto della donna dopo l’ennesimo pestaggio. È emersa una situazione familiare drammatica.

     

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    La coppia conviveva da circa un anno e mezzo e all’uomo bastava anche un banale motivo, come una cena mal cucinata, per aggredire la compagna: botte, insulti, umiliazioni. Non solo, gli accertamenti hanno portato alla luce che il muratore si era fatto prestare dalla ragazza duemila euro, mentre in altre occasioni l’avrebbe derubata facendo sparire dalla casa denaro e piccoli monili di valore. Soldi e oggetti mai restituiti e che molto probabilmente il ventottenne usava per acquistare droga e alcool. Il quadro indiziario ha permesso al magistrato di chiedere al giudice delle indagini preliminari di firmare una misura cautelare nei confronti dell’uomo, che ora è accusato di maltrattamenti in famiglia.

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    Il provvedimento è stato eseguito nei giorni scorsi. Quando gli agenti hanno bussato alla porta dell’alloggio, la ragazza ha provato ancora una volta a «proteggere» il compagno. «Non voglio che abbia altri problemi. Posso redimerlo», ha spiegato agli agenti cercando di fare da scudo all’uomo. Un comportamento molto probabilmente dettato dalla paura che lui potesse in qualche modo vendicarsi.

     

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    Ma per ordine del Tribunale l’uomo, difeso dall’avvocato Stefano Bertoletti, non potrà tornare a vivere in quella casa e non potrà avvicinarsi alla vittima. E qualora violasse l’ordinanza, rischierebbe di essere arrestato. La ragazza, invece, è stata affidata ai servizi sociali perché possa intraprendere un percorso psicologico che l’aiuti a superare la drammatica esperienza che l’ha segnata. Nelle prossime settimane verrà sentita dal magistrato, che cercherà di ricostruire i dettagli delle violenze.

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