Tommaso Fregatti e Matteo Indice per “la Stampa”
il crollo del ponte morandi a genova
Il disastro di Genova diventa sempre più imbarazzante anche per il Ministero dei Trasporti, sia nelle sue articolazioni centrali sia in quelle territoriali, in particolare per l' inerzia palesata nel periodo compreso tra l' ottobre 2017 e il febbraio 2018. Nuove carte svelate dall' Espresso confortano infatti ciò che La Stampa ha rivelato ieri: il dicastero cui spettava in base alla convenzione 2007 fra Anas e Autostrade per l' Italia la «vigilanza» sulle infrastrutture gestite dai privati, pur consapevole a otto-dieci mesi dalla tragedia che i tiranti del ponte Morandi avevano capacità ridotte fra il 10 e il 20% e la resistenza era disomogenea, si è limitato a fare più o meno il passacarte dei progetti che forniva la medesima Autostrade, per intervenire secondo le proprie tempistiche sulle parti malandate sebbene i report contenessero talvolta relazioni preoccupanti.
il crollo del ponte morandi a genova
Perché? L'ufficio di sorveglianza creato nel 2014 in seno al Mit aveva auto-limitato per iscritto, con una serie di «disciplinari», i propri compiti a ispezioni su questioni marginali, come il funzionamento dei lampioni o la manutenzione di aiuole. Nessun politico ha mai pensato di rinforzare questa branca e l'abdicazione a un compito tanto delicato per la Procura potrebbero rappresentare un' omissione.
LE DATE
il crollo del ponte morandi a genova
Senza dimenticare che alcuni firmatari di documenti sospetti ora al vaglio dei pm, faranno parte della Commissione (ministeriale) varata da Danilo Toninelli per far luce sullo scempio del 14 agosto, mentre il procuratore capo Franco Cozzi ribadisce che le leggi italiane sono «inadeguate» nelle sanzioni su fatti come quelli avvenuti nel capoluogo ligure e sono stati acquisiti dalla polizia nuovi video del crollo.
Per focalizzare l' impotenza dello Stato vanno fissate un po' di date. Nel 2016 Autostrade sta già ipotizzando d' intervenire sui tiranti (tecnicamente definiti «stralli», cavi in metallo circondati da calcestruzzo, ndr) del pilone crollato sei giorni fa.
il crollo del ponte morandi a genova
Chiede una consulenza a Cesi, società leader negli studi d' ingegneria, che senza lanciare ultimatum o allarmi sconvolgenti invita a monitorarli con solerzia. Passa un anno abbondante, l'ipotesi di ristrutturazione è rilanciata. Autostrade si rivolge al Politecnico di Milano, che con due test eseguiti a metà ottobre 2017 giunge a conclusioni sconfortanti.
Scopre che ciascun tirante reagisce in modo diverso, dice alla società che occorre approfondire e consiglia di monitorare in tempo reale il viadotto con un sistema di sensori. Autostrade dà corso all' appalto per gli stralli (costo superiore ai 20 milioni), fissando l'inizio dei lavori al settembre-ottobre 2018 e a quel periodo rinvia il posizionamento dei sensori.
il crollo del ponte morandi a genova
Da qui entra in scena pure il Ministero dei Trasporti, che recita in pratica il ruolo del comprimario. A dicembre 2017 il progetto esecutivo per risistemare i tiranti è trasmesso sia a Roma sia al Provveditorato alle opere pubbliche di Liguria-Piemonte-Valle d'Aosta (lo conferma il provveditore stesso, Roberto Ferrazza). Contiene varie relazioni, Politecnico in primis, e possiamo quindi dire che da allora lo Stato sa dei tiranti in condizioni non ottimali.
Ma siccome la sua struttura di vigilanza - denominata Dvca - si limita a controlli su luci, verde e segnaletica, non può fare altro che prendere per buone le previsioni di Autostrade. Il Ministero (vertice politico è allora Graziano Delrio del Pd, governo di centrosinistra guidato da Paolo Gentiloni) non rinforzerà mai la Dvca, nata come una scatola semivuota nel 2014 (ministro Maurizio Lupi con Ncd a sostegno di Matteo Renzi) e rimasta tale fino a oggi.
vigili del fuoco a lavoro sulle macerie del ponte morandi a genova
E non va meglio nel suo braccio territoriale, il Provveditorato alle opere pubbliche. Qui il 1° febbraio 2018 viene firmato il sostanziale via libera alla risistemazione dei tiranti proposta da Autostrade. E nel dossier ci sono pure i documenti che certificano il «degrado» degli stralli pur definiti «discreti», e il resto che deriva dal report Politecnico. Autostrade spiega che i tempi saranno ok (la società dice che è sostenibile una riduzione della capacità dei tiranti fino al 50%), il provveditore Ferrazza sigla il parere con altri membri dell' ufficio. E lo Stato si fida perché non può fare altro, non avendo uomini e mezzi che possano creare un vero «contraddittorio» con le scelte del gestore privato.