Estratto dell’articolo di Andrea Palazzo per “il Messaggero”
liz taylor
Un padre violento, una madre manipolatrice e un'infanzia bruciata dalle pillole. Vedova a 26 anni e con due divorzi alle spalle, Elizabeth Taylor ha sempre rifiutato il ruolo di vittima. Ha anticipato la rivoluzione sessuale degli anni '60 ed è stata la prima nel cinema a interpretare la moglie di un omosessuale.
La prima a negoziare un contratto da un milione di dollari con Cleopatra. E ancora, la prima star a entrare in una clinica per tossicodipendenti e la prima a mettersi al servizio di una causa civile nella lotta all'Hiv. Dopo aver avuto accesso al suo archivio privato (settemila lettere), Kate Andersen Brower, rivela i contenuti della prima biografia autorizzata dell'attrice, Elizabeth Taylor: The Grit and Glamour of an Icon, appena uscita in America con Harper (non ha ancora un editore in Italia).
elizabeth taylor the grit and glamour of an icon
Una gabbia scintillante e lussuosa, ma pur sempre una prigione. Era questo il destino dei miti a Hollywood. Liz non è mai stata al gioco e non barattava con nessuno il controllo della sua vita. Dive come la Garland non potevano vivere senza l'abbraccio dei fan racconta la Brower - Liz cercava affetti reali, uomini veri da amare. Sui pericoli della fama, così scriveva di Cary Grant: È una caricatura patetica.
La Taylor arrivò al successo a Hollywood ancora bambina, spinta dalla mamma Sara, ossessionata dalla carriera della figlia.
Suo padre non tollerava che a 9 anni guadagnasse più di lui e una volta la colpì con tale violenza da causarle una lesione alla mandibola. Alla Mgm era prassi l'uso di barbiturici e anfetamine per migliorare la performance degli attori. Ne sarebbe diventata dipendente per sempre. Nonostante quella palestra terribile, la Taylor imparò a farsi rispettare - dichiara l'autrice - e tenne testa anche al produttore, Louis B. Mayer.
liz taylor frank sinatra
Dopo un primo matrimonio finito per abusi, la storia d'amore con Sinatra: ma quando restò incinta, lui la fece portare in Messico per abortire e sbarazzarsi del problema. Lei non glielo perdonò mai.
Con i film successivi si allontanò dagli stereotipi melensi degli esordi. Ne Il Gigante l'incontro con i primi amici gay della sua vita, Rock Hudson e James Dean.
Liz trovava repellente la morale del tempo - continua l'autrice - che considerava gli omosessuali malati di mente.
Dean arrivò a confidarle di essere stato abusato da un prete.
Sotto la sua ala protettiva anche un altro gay velato a Hollywood, Montgomery Clift. Quando la Taylor fu testimone del suo incidente in macchina, si gettò sul corpo insanguinato per impedire ai paparazzi di immortalare il volto sfigurato. L'America puritana la condannò dopo che si innamorò, appena vedova, di un uomo sposato, Eddie Fisher.
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È più indegna di una concubina, scrisse la giornalista Edda Hopper. E quando Hollywood la perdonò dopo una polmonite quasi letale, Liz mise di nuovo i sentimenti davanti alla carriera e sul set di Cleopatra si invaghì di un altro uomo sposato, Richard Burton. Ancora una volta la sua femminilità prorompente era sotto processo ma lei sembrava non curarsene.
Una rivista vaticana parlò di vagabondaggio erotico - racconta la Brower - e un membro del Congresso Usa chiese che ai due fedifraghi venisse impedito il rientro in patria. Taylor e Burton si sposarono nel '64. Se in una lettera lui scriveva in estasi Liz è un segreto custodito in un enigma dentro a un mistero, in quella successiva la ridicolizzava: Sei un stupida con un bel paio di tette.
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(…) A Washington sono diventata una drogata. La testimonianza del figlio, Chris, è drammatica: «Voleva che le iniettassi un oppioide. Mi rifiutai e lei si piantò l'ago nel braccio da sola». Quando entrò in clinica per disintossicarsi, scrisse: «Qui è la prima volta da quando avevo 9 anni che nessuno cerca di sfruttarmi».
(…) Anche sul letto di morte, flirtava con gli uomini. Quando le chiesero cosa voleva fosse scritto sulla sua lapide, rispose: Qui ha vissuto Elizabeth, odiava essere chiamata Liz ma ha vissuto senza limiti.
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